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Cinema: Enzo G. Castellari, torno al western, avrò un cast stellare

21 ottobre 2014 | 14.47
LETTURA: 5 minuti

Sarà internazionale, gli unici italiani io e Franco Nero, afferma il regista che dovrebbe cominciare a girare all'inizio del 2015. La produzione sarà tedesca.

Enzo G. Castellari
Enzo G. Castellari

"Sto preparando un western macroscopico. Nel cast ci saranno tutti perché chi ha già fatto il western vuole rifarlo e chi non ci ha mai lavorato vuole provare: sarà un cast internazionale, gli unici italiani siamo io e Franco Nero". Lo annuncia, conversando con l'AdnKronos, uno dei maestri italiani del genere, Enzo G. Castellari, al secolo Enzo Girolami, (classe 1938), che l'ultimo western lo ha firmato nel 1993 ("Jonathan degli orsi") ma su cavalli e colt ha puntato gran parte della sua carriera , a partire dal debutto alla regia, non riconosciutogli, nel 1966, con lo spaghetti-western "Pochi dollari per Django", firmato da León Klimovsky ma girato in gran parte da lui.

"Incrociando le dita, a gennaio, febbraio prossimi dovrei cominciare, grazie a due giovani ed entusiasti produttori tedeschi che mi hanno spinto a volare alto. Di certo non farò un western crepuscolare ma un western classico, alla vecchia maniera -promette Castellari- con l'eroe che vendica i torti, protegge i deboli e supera ogni problema. Il tipo di film che mi ha fatto amare questo genere quando ero ragazzo e che ho sempre fatto da quando sono arrivato dietro la macchina da presa".

Che il progetto di Castellari sia approdato sulla scrivania di produttori tedeschi non è un caso, proprio il mercato tedesco ha rappresentato a lungo una 'sicurezza' per lui, come ricorda lo stesso regista: "Negli anni 70 bastava un soggetto, la mia regia e la partecipazione al cast di Franco Nero per avere dalla sola Germania tutti i soldi necessari a fare un film".

Nei prossimi giorni il regista presiederà la giuria del Trieste Science+Fiction

Intanto Castellari si prepara ad un altro ruolo, quello di presidente della giuria internazionale della quattordicesima edizione del Trieste Science+Fiction - Festival della Fantascienza (29 ottobre - 3 novembre) che assegnerà il Premio Asteroide al miglior lungometraggio internazionale indipendente di un regista esordiente o emergente, di genere science fiction o fantasy. "Mi comporterò da spettatore -dice il regista a proposito delle sue responsabilità di presidente di giuria- nel senso che se vedrò un film che mi piace lo sosterrò, senza nessun altro ragionamento".

La carriera di Castellari, ricca di oltre 30 film e che spazia dallo spaghetti-western al poliziottesco prima 'puro' e poi sempre più vicino agli action movie made in Usa, fino ai cosiddetti 'postatomici' ed a due pellicole ispirate a "Lo squalo", lo qualifica come uno dei più versatili ed efficaci, anche dal punto di vista degli incassi, 'artigiani' del cinema italiano di genere: "Bastava poco -dice oggi con modestia- le storie si rifacevano a prototipi di successo americani, ci si lanciava in un genere e si ottenevano risultati straordinari, basti pensare che il mio '1990 - I guerrieri del Bronx' è stato per settimane al quinto posto della classifica mondiale di Variety".

L'ultimo film realizzato da Castellari, nel 2010, è stato "Caribbean Basterds" ("Caraibi & bastardi") ambientato ad Isla Margarita, in Venezuela, il cui titolo è un curioso corto circuito: riecheggia infatti quello del film di Quentin Tarantino "Inglourious Basterds" che però, a sua volta richiamava, intenzionalmente, il titolo dell'edizione statunitense di un film proprio di Castellari: "Quel maledetto treno blindato" (1978) che in America fu distribuito con il titolo "Inglorious Bastards". Nel film di Tarantino Castellari compare anche in un cameo.

"Fra i giovani che fanno cinema c'è troppa presunzione"

Come dire che il cinema di genere italiano aveva la capacità di incassare, non solo in Italia, e di costruire l'immaginario del pubblico, tanto da avere una seconda vita grazie agli omaggi di registi appunto come Tarantino. Capacità che difficilmente si rintraccia oggi a causa, secondo Castellari, di tre fattori che pesano in particolare sul cinema di genere: "In Italia si sostiene poco il prodotto nazionale, basti vedere cosa fanno i francesi per il loro cinema, e questo pesa. In quel poco che si fa ci sono i fondi governativi che hanno soprattutto permesso di fare tanti filmetti che non sono mai usciti", afferma Castellari.

"Poi c'è la maledizione della televisione che in pratica realizza in proprio i prodotti di genere e per di più fra i giovani, che una volta erano appunto quelli che iniziavano con i film di genere, c'è troppa presunzione: gli amanti del cinema, gli appassionati veri, modesti e con voglia di imparare, ci sono, ma i presuntuosi sono tanti", dice Castellari.

Parlando invece di registi italiani affermati Castellari si spende per Virzì e Muccino, in particolare per quest'ultimo: "Mi piace quello che fa e mi piace anche lui come persona, da quello che dice nelle interviste; è riuscito a fare film importanti, internazionali, e mi piacerebbe conoscerlo".

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