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Teatro: Barbareschi, paradossali lagnanze compagnie sfrattate da Eliseo

04 dicembre 2014 | 14.30
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"Le produzioni non potevano non sapere a quale rischio si sono esposti nell’affidare il frutto del proprio lavoro nelle mani di chi aveva uno sfratto esecutivo e irrevocabile"

Teatro: Barbareschi, paradossali lagnanze compagnie sfrattate da Eliseo

"Leggere le doglianze, ascoltare i lamenti funebri di compagnie ‘sfrattate’ loro malgrado da un’entità non meglio identificata e grida di dolore corredate da tanto di appelli alle ‘istituzioni’ che dovrebbero intervenire a tutela delle compagnie stesse, è davvero paradossale". Lo afferma Luca Barbareschi, a proposito di una nota congiunta sottoscritta da alcune compagnie teatrali che denunciavano 'danni' per le interruzioni dei loro spettacoli in programma al Teatro Eliseo di Roma, del quale Barbareschi è il nuovo direttore.

"Il teatro Eliseo è chiuso - sottolinea Barbareschi - Unica incontrovertibile verità davanti alla quale, tuttavia, non è ammissibile alcuno stupore. È avvenuto ciò che era drammaticamente annunciato da oltre due anni, da quando l’autorità giudiziaria emise il primo di una lunga serie di provvedimenti di sfratto (e se fosse necessario, ricordiamolo ancora: sono 11 gli accessi eseguiti!) e le cui motivazioni sono contenute in atti pubblici depositati nella Procura romana".

Barbareschi ricorda che "grazie ad un accordo contrattuale con la proprietà immobiliare del Teatro Eliseo ho preso in gestione gli spazi con la mia azienda per poterli programmare e per far rinascere un pezzo del patrimonio culturale italiano. Al mio ingresso in teatro ho trovato, ancorché non mi aspettassi di imbattermi in un ‘kinderheim’, una situazione di degrado ambientale, strutturale, igienico che urla tremenda vendetta: purtroppo a scorrazzare ci sono, anziché i pitbull visti da qualche burlone, topi; non grandi come cani, ma pur sempre topi"

'Struttura in degrado, non si può svolgere attività mettendo a repentaglio lavoratori'

"I miei tecnici - continua il direttore dell'Eliseo - hanno preso atto sia dello stato di abbandono generale sia del fatto che le agibilità fossero in scadenza. Io, per rispetto della legge e per il mio senso di responsabilità non posso far svolgere alcuna attività che coinvolga artisti, lavoratori, maestranze, pubblico mettendo a repentaglio la loro incolumità".

"Io sono tra i danneggiati da questa assurda situazione: le compagnie faranno una ‘class action’? Bene - afferma Barbareschi - mi aggiungo anch’io, ma per denunciare chi ha creato un danno ambientale così grave per il Teatro italiano, rendendo addirittura insensibili gli operatori del settore agli eventuali pericoli cui si sono esposti, impegnando le loro compagnie in una stagione teatrale priva del presupposto principale: un teatro agibile e operativo".

"Se le produzioni sostengono di 'non poter non denunciare il gravissimo danno che la decisione della chiusura rappresenta per i soggetti coinvolti', invitando il sottoscritto a 'ripensare alla mia scelta', rispondo - ribadisce l'attore - che le produzioni non potevano non sapere a quale rischio (di certo fallimento) si sono esposti nell’affidare il frutto del proprio lavoro nelle mani di chi aveva uno sfratto esecutivo e irrevocabile con cui fare i conti. Non basta, poiché il destinatario dell’atto, con tutta evidenza, ha lasciato letteralmente ‘andare a male’ un bene preziosissimo, con incuria e insensatezza certo non degne del ‘buon padre di famiglia’".

"Alcune delle produzioni da me personalmente contattate - prosegue Barbareschi - mi hanno dato risposte stupefacenti: taluni ‘non erano al corrente delle vicende finanziarie e giudiziarie del gestore’, altri ‘non erano tenuti a sapere’, tal'altri hanno creduto che ‘tutto si sarebbe sistemato’. Mi chiedo quale responsabile imprenditore possa essere così disinvolto e inavveduto da non riuscire a mettere in fila pochi essenziali fatti (peraltro arcinoti) e trarre le conseguenze che la propria produzione fosse seriamente a rischio?"

"Ora, per me, non è più tempo di continuare a spiegare il passato. Invito ognuno - afferma il direttore dell'Eliseo - prima di metter mano alla penna, a fare le proprie valutazioni con maggiore lucidità e buon senso".

"Per me è il momento di mettere in pratica il mio progetto artistico e imprenditoriale e riconsegnare quanto prima la meritata dignità all’Eliseo. Dignità che troppi hanno finora calpestato", conclude Barbareschi.

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