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Rosi: da 'Salvatore Giuliano' a 'Le mani sulla città' denunciò il malaffare italiano

10 gennaio 2015 | 14.35
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Dalla vita del malavitoso siciliano Salvatore Giuliano, raccontata in una serie di flashback sulla sua vita, alla denuncia della corruzione degli organi dello Stato nell'ambito della speculazione edilizia a Napoli negli anni Sessanta nel suo film capolavoro, "Le mani sulla città". Francesco Rosi è stato il pioniere del filone dei film d'inchiesta, impegnato da sempre nel racconto, senza mezzi termini, del malaffare italiano in tutte le sue sfaccettature.

In 'Le mani sulla città', che gli valse il Leone d'Oro nel 1963 a Venezia e ben cinque nomination e nel quale diresse come protagonista il grande Rod Steiger, il regista aveva raccontato la storia del personaggio Edoardo Nottola, un costruttore edile che si trova coinvolto nel crollo di un palazzo edificati dalla sua impresa, durante il quale un giovane perde l'uso delle gambe. Il costruttore cerca di far insabbiare la questione e, con l'aiuto e la connivenza della politica e persino del clero, riesce persino ad entrare nelle fila dei consiglieri comunali e a proseguire la sua attività di costruttore.

Data la veridicità dei fatti raccontati e la loro vicinanza alla realtà concreta, nella didascalia del film Rosi aveva voluto specificare: "I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce". Nel filone dei film di inchiesta si inserisce anche il racconto della vita del malavitoso siciliano Salvatore Giuliano, un'inchiesta sui fatti che avevano portato alla morte del bandito rinvenuto a Castelvetrano la mattina del 5 luglio 1950.

Raccontò anche l'assurdità della guerra in 'Uomini contro', del 1970

La pellicola fu presentata in concorso al Festival di Berlino 1962, guadagnandosi l'Orso d'argento come miglior regista nonché tre Nastri d'argento. Il film è narrato attraverso dei flashback che cercano di rievocare l'avventurosa vita del malavitoso, utilizzando con grande maestria le immagini collegate alla voce di Giuliano.

L'impegno civile di denuncia del regista, nato a Napoli ma 'adottato' da Roma fin dagli inizi, ha riguardato anche l'assurdità della guerra in "Uomini contro" (1970), in cui recitò Gian Maria Volontè. Sempre negli anni Settanta, il cineasta aveva poi raccontato la scottante morte di Enrico Mattei in "Il caso Mattei" (1972) e la storia di "Lucky Luciano" (1973), tutti con grandi interpretazioni di Gian Maria Volontè.

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