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Rosi: da Napolitano a Ettore Scola, ultimo addio al regista scomparso

12 gennaio 2015 | 13.45
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Il Presidente della Repubblica ha assisto visibilmente commosso alla cerimonia che si è tenuta alla Casa del Cinema di Roma, a fianco della figlia del regista scomparso Carolina

Il regista Francesco Rosi
Il regista Francesco Rosi

Una folla di amici, tra cui il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dato oggi a Roma, alla Casa del Cinema, l'ultimo saluto al regista Francesco Rosi, scomparso sabato a Roma all'età di 92 anni. Tante le personalità che hanno voluto salutare Rosi: il presidente Napolitano, visibilmente commosso, ha assistito a titolo privato alla cerimonia, senza rilasciare alcuna dichiarazione, accanto alla figlia del regista Carolina. Tra i tanti presenti Paolo Sorrentino, Ettore Scola, che è anche intervenuto durante la cerimonia, Marco Tullio Giordana l'attore Massimo Ghini e il premio Oscar Nicola Piovani.

In un clima di particolare emozione, nella sala Deluxe, gli amici di sempre si sono stretti intorno al feretro del regista, vicino al quale è stata posizionata la corona del Presidente della Repubblica con due corazzieri. "Siamo stati un gruppo di amici napoletani- ha detto lo scrittore Raffaele La Capria - venuti a Roma ciascuno con un sogno: io di diventare scrittore, Franco di diventare regista e Antonio Ghirelli giornalista. E uno di noi è anche diventato Presidente della Repubblica. Tutti abbiamo realizzato i nostri sogni. Siamo stati una generazione fortunata. Per me Franco non è morto. Me lo sento vicino", ha affermato. La Capria ha anche ricordato di aver sentito lo scrittore scomparso poco prima che morisse: "Ci siamo scambiati una stretta di mano, un sorriso e un bacino". Soffermandosi poi sulle qualità di Rosi, La Capria ha evidenziato che "era un genio del cinema. Dopo De Sica e Rossellini ha inventato un nuovo tipo di cinema ed è stato un indagatore spietato della società italiana. I film di Franco raccontano una democrazia malata molto simile a quella di oggi". Tra i tanti che hanno tratteggiato il ritratto di Rosi, Ettore Scola ha messo in luce "la personalità forte" del regista di 'Mani sulla città', ricordando anche che "lo chiamavamo il professore non perché fosse didattico ma perché voleva che le cose fossero fatte bene. Era un uomo pieno di ironia. Speriamo -ha auspicato Scola- che come ha fatto lui ci sia anche qualche italiano oggi, e in sala ce ne sono, che racconti l'Italia per farci uscire da questo momento".

Alla cerimonia hanno preso parte anche figure istituzionali, tra le quali il presidente del Senato, Pietro Grasso, il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, il ministro dei Beni culturali e Turismo, Dario Franceschini, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e l'assessore alla Cultura di Roma, Giovanna Marinelli. "Negli ultimi anni -ha detto Zingaretti- Rosi approfittava di ogni minuto per dialogare con i giovani. E questo è un altro segnale della sua grandezza. Ci sentiremo un po' più soli".

Il ministro Franceschini ha invece rimarcato che "le parole di tutti coloro che hanno lavorato e conosciuto Franco Rosi descrivono non soltanto un grande regista ma un grande uomo e un grande italiano. Conservo il ricordo di una serata di settembre, piuttosto fredda, in piazza San Cosimato a Trastevere, con i ragazzi del cinema America che avevano deciso la proiezione del film 'Uomini contro'. Rosi venne e diede la sua solidarietà alla battaglia di quei ragazzi parlando del suo film e del cinema italiano. E' stata forse l'ultima uscita pubblica di Rosi. Anche in questo segnale c'è tutta la storia di un uomo che ha fatto del cinema arte e impegno". Molte altre sono state le voci che si sono unite nel ricordo del regista: per Furio Colombo "Rosi ci ha riscattato dall'umiliazione di pensarci sempre vittime del crimine e della corruzione". Giuseppe Tornatore, rivolgendosi idealmente al regista, ne ha evidenziato un altro aspetto: "Tu dicevi sempre 'comunque andiamo avanti'. Una frase che sintetizzava il tuo ottimismo. Sei sempre stato un cittadino combattente con la sola arma della ragione, della passione civile e del cinema".

A rivolgersi direttamente al regista è stata anche la figlia Carolina: "Avrei dato la mia vita per starti vicina ancora un po'. Sono così fiera di essere tua figlia, di essere almeno una piccola parte di te. Io, che per tutta la vita ti ho chiamato Franco, ora ti chiamo solo papà ", ha concluso con un pianto finale. Alla cerimonia hanno inoltre partecipato, sparsi tra la folla, anche Luca De Filippo, Roberto Andò, Paolo Virzì, Lina Lina Wertmüller, Paolo Villaggio, Ferdinando Imposimato, Franco Zeffirelli, Marco Risi, Giuliano Montaldo e Citto Maselli.

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