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Teatro: chi sarà il 'Billy Elliot' italiano? Chiusi provini musical Sistina

31 gennaio 2015 | 20.44
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Sedici ragazzini tra gli 8 e i 14 anni, si sono esibiti davanti al regista Massimo Romeo Piparo in due numeri di danza, tip tap e classica, hanno cantato il pezzo principale dello spettacolo e recitato in un breve dialogo

Un momento dei provini (Foto di Daniele Urbini)
Un momento dei provini (Foto di Daniele Urbini)

Matteo, Devis, Alessandro, Leonardo, Arcangelo... Chi sarà il Billy Elliot italiano? Lo decideranno i provini finali del musical che Massimo Romeo Piparo metterà in scena al teatro Sistina di Roma dal 5 maggio, che si sono tenuti oggi, presso lo Ials di Roma. Erano in 16 i ragazzini, tra gli 8 e i 14 anni, che il regista ha voluto rivedere e che si sono esibiti in due numeri di danza - tip tap e classica - hanno cantato il pezzo principale dello spettacolo e recitato in un breve dialogo.

Il musical di Stephen Daldry, tratto dal film del 2000 e musicato da Elton John su testi di Lee Hall, ha debuttato al Victoria Palace di Londra nel maggio 2005 ed è stato descritto dal 'The Telegraph' come il miglior musical inglese. Piparo è il primo regista non inglese ad avere avuto i diritti per riprenderlo ed dal 26 dicembre scorso sta facendo provini per trovare il suo protagonista. "La mia ricerca è rivolta più all'anima dei bambini che alla loro preparazione tecnica che ovviamente sarà importante - dice all'Adnkronos il regista - Io non cerco un bambino già pronto, un cosiddetto 'piccolo mostro' che sa già fare tutto. Ma vorrei una persona che a quell'età abbia già dentro un mondo da raccontare e da tirar fuori. Perché la storia di Billy Elliot è proprio questo: una voglia di riscatto, un sogno da inseguire con la grande semplicità che solo la danza sa dare".

Billy è un bambino di 11 anni che ama la danza, in una Inghilterra bigotta targata Thatcher, ma deve tristemente fare i conti con un padre e un fratello che lo vorrebbero veder diventare un pugile. L’amore, la passione, la voglia di farcela trionfano, così come l’amicizia tra adolescenti riesce a far superare ogni cosa. Un'atmosfera che si è respirata anche nei callback di oggi dove tra gli aspiranti protagonisti sembrava esserci solo una sana competizione.

Piparo, bambini nati durante boom musical per i quali è naturale sapere fare tutto

Massimo Romeo Piparo è ormai un veterano dei musical. Da 'Jesus Christ Superstar' a 'Sette spose per sette fratelli' passando per 'Tutti insieme appassionatamente' e 'Full Monty', questo genere per lui non ha più segreti. Ma quando i protagonisti sono i bambini, qualcosa cambia: "Con gli adulti respiri dal tubo di scappamento di una macchina, con i più piccoli prendi una boccata d'ossigeno. Questa poi è una generazione che riesce a vivere anche la dimensione dello spettacolo, dell'arte dal vivo con la stessa serenità con cui si approcciano a un computer. Sono consapevoli, sereni, non hanno rivalità tra di loro", sottolinea.

"Questi bambini sono nati durante il boom del musical italiano, quindi per loro è naturale dover saper fare tutto. Mentre 20 anni fa il musical ce lo dovevamo costruire pezzo a pezzo - prendendo uno che sapeva cantare, un altro che sapeva recitare - loro sono cresciuti con questa mentalità un po' americana. E devo dire che sono preparatissimi. E poi bisogna dire che gli italiani quanto a talento non sono secondi a nessuno".

Tutti davvero molto bravi, qualcuno magari sa ballare meglio, qualcun altro ha il dono della voce. C'è coraggio, grinta, passione, determinatezza ma anche quell'incoscienza di chi ancora, più o meno conscio delle sue doti, vive e fa tutto questo con spensieratezza e senza sacrifici. Anche se molti di loro si allenano tutti i giorni, per più ore. "Arcangelo non lo vive come un sacrificio - dice la mamma di un aspirante Billy Elliot che arriva da Siracusa e che da due anni frequenta una scuola di musical - finché si diverte per me va bene". Dodici anni, "a 4 anni Arcangelo guardava la tv a testa in giù", dice il papà.

Papà del più piccolo, a lezione di rugby Leonardo faceva le ruote in mezzo al campo

Il papà di Leonardo, 8 anni, il più piccolo del gruppo, ha portato il figlio a lezione di rugby ma "mentre gli altri si placcavano lui faceva le ruote in mezzo al campo. Dopo sei mesi, abbiamo capito che non c'era storia, che lui voleva solo ballare". Leonardo è una forza, "è istinto" dice la mamma. A Tiziano, 13 anni, l'emozione o forse l'influenza, ha giocato un brutto scherzo visto che oggi mentre sosteneva il suo provino aveva 38 di febbre. Mentre Devis, 12 anni, figlio di una maestra di danza albanese che dal 2000 vive in Italia, dopo aver sostenuto senza problemi la prova di danza classica, che fa da quando ne ha sei, si è lasciato un po' sopraffare dall'ansia quando si è trattato di cantare.

Poi c'è Matteo, 11 anni, che prima di questi provini non aveva mai ballato danza classica. Al contrario di Romeo, 9 anni mezzo, di Firenze, che la studia da quando aveva 3 anni. "Prima gli piaceva solo questo tipo di danza. Ma ora si è appassionato anche al tip tap e mi ha chiesto di studiarlo", dice la mamma.

Infine c'è Alessandro, 14 anni, di Parma, un performer. Figlio di due ballerini, con un fratello più grande che è primo ballerino del Balletto nazionale canadese, la danza ce l'ha nel dna. Da quando aveva 4 anni studia classica, contemporanea e jazz. E da 3 anni fa il corso professionale per danzatori. "Ha partecipato a stage del Royal Ballet e dell'American Ballet di New York, è stato ospite di diversi gala - dice la mamma - a 1 anno ballava, balla in continuazione, tanto che a volte gli devo dire di smettere. E gli piace anche creare delle coreografie". Ma Alessandro ha anche una bellissima voce: "Studia canto corale e musica, non ha mai preso lezioni singole". "Questa è la mia vita - dice il 14enne - non voglio fare altro. Sarei felicissimo di ottenere questo ruolo".

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