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Cinema: Riccardo Rossi all'esordio da regista, prima volta se la ricordano tutti

01 marzo 2015 | 17.02
LETTURA: 5 minuti

'La prima volta (di mia figlia)' sarà al cinema dal 19 marzo: "La prima volta se la ricordano tutti ed è sempre avvolta da un manto di magia, anche se andata male non la si dimentica". E sulla decisione di passare dall'altra parte dell'obiettivo: "In realtà non ci pensavo ma con questa storia mi è venuto naturale"

Riccardo Rossi in una scena del film
Riccardo Rossi in una scena del film

Tutti si ricordano della loro prima volta, "sempre avvolta da un manto di magia, anche se andata male non la si dimentica". Ne è convinto Riccardo Rossi che porta sul grande schermo 'La prima volta (di mia figlia)'. Film di esordio alla regia per l'attore romano, che interpreta Alberto, medico della mutua maniaco dell’ordine, separato da 10 anni e totalmente dedito alla figlia 15enne. Quando legge di nascosto sul diario di Bianca (Benedetta Gargari) che sta per fare l’amore, è nel panico.

Deciso a combattere per non far accadere il "fattaccio", o quantomeno a far capire a sua figlia come "dovrebbe essere fatto" organizza una cena con la sua più cara amica Marina (Fabrizia Sacchi), esperta di adolescenti, per dissuadere la figlia dal "commettere questo grave errore". Al tavolo si aggiungono, indesiderati e inaspettati, Giovanni (Stefano Fresi), l'inopportuno marito di Marina e Irene (Anna Foglietta), una collega psicologa che lui detesta, perché è il suo esatto contrario.

La prima volta "è una linea d'ombra fortissima che demarca il passaggio vero dall'adolescenza all'età adulta - dice all'Adnkronos Rossi - Poi c'è quella mentale, che chissà quando arriva... perché oggi si sa che siamo un po' tutti dei Peter Pan".

"L'unico vero amore di un uomo è quello per la figlia, perché è un amore puro"

Durante questa cena si ritrovano tutti a raccontare le loro prime volte, ma nessuna delle esperienze riesce a dare a Bianca quello slancio educativo che Alberto tanto cercava e a farle capire tra le righe che non è ancora il momento giusto. Le cose quindi non andranno come sperato e quella che doveva essere una cena “istruttiva” si trasformerà in uno zoo, una grande "terapia di gruppo” che cambierà per sempre il rapporto tra padre e figlia…”

"Ho notato che spesso, cenando con persone con le quali hai meno confidenza, si arriva a parlare di sentimenti perché è un argomento sul quale ognuno può raccontare le proprie disavventure. E se gli chiedi: ma tu come, quando, dove hai fatto l'amore per la prima volta, tutti alzano gli occhi al cielo ricordando: dunque io... ma come no, certo... Mi ricordo che stavo... Se lo ricordano tutti a perfezione", afferma l'attore che ha esordito come attore nel film 'College' del 1984.

"La paura di questo padre per la figlia, che possa fare l'amore con non si sa chi, è una cosa nata infatti dall'osservazione", dice Riccardo Rossi ammettendo di aver "vissuto forse questa situazione con un po' più di distacco" non avendo figli. "Tutti i miei amici maschi quando vedevano le figlie di 14, 15, 16 anni che cominciavano a uscire e ad andare nelle braccia di un 'gorilla', erano dilaniati - sottolinea - Perché secondo me l'unico vero amore che prova un uomo nella vita non è quello per la madre, non è quello per la moglie, è solo quello per la figlia. Perché è l'amore più puro".

"Fare il regista è davvero un'esperienza fantastica, ma il teatro..."

Rossi ha lavorato tra cinema, pubblicità e televisione con alcuni dei più grandi registi italiani: Dino Risi, Giuseppe Tornatore, Alessandro D’Alatri. Solo ora però ha deciso di 'passare dall'altra parte'. "Fare il regista è un passo importante. Io in realtà non ci pensavo nemmeno. Cercavo una storia pronta da proporre al cinema per me - racconta - Mentre la scrivevo con i miei sceneggiatori, Luca Infascelli e Chiara Barzini, loro sentivano che io mi esprimevo senza volerlo - devo dire - un po' da regista. E mi hanno detto: senti un po' Riccardo, ma perché per questo film non ti proponi come regista?". Ci è voluto poco per capire che "in fondo mi sarebbe piaciuto da morire".

"Con questa storia, che ho sentito subito mia, cucita su misura, mi è venuto naturale - ha sottolineato l'attore - E lo devo ammettere: questa cosa della regia è stata la più bella che ho fatto nella mia carriera. Perché essere regista è davvero un'esperienza fantastica. E ve lo dico subito: è più bello fare il regista che l'attore". Anche teatrale? "No, fare l'attore teatrale è troppo bello. Sapere che davanti a te hai delle persone che sono uscite di casa per venirti a vedere dal vivo, croccante, davanti a te, è una cosa stupenda che consiglio a tutti quelli che nella vita vogliono fare questo mestiere: partire proprio da lì". "Ma anche lì - riflette - ci sono arrivato tardino... Ma com'è? Le cose più belle le ho scoperte tardi, quando lavoravo già da 20 anni".

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