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Teatro: Brachetti, per fortuna l'Italia è un paese di trasformisti

16 marzo 2015 | 16.20
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Arturo Brachetti
Arturo Brachetti

"L'Italia è un Paese di trasformisti ma questo non deve essere visto in senso negativo, anzi". E' quanto afferma il re dei trasformisti, Arturo Brachetti, che da domani, fino al 29 marzo, sarà al teatro Nazionale di Milano con il suo tour 'Brachetti che sorpresa!'. "Trasformismo -spiega Brachetti all'Adnkronos- è anche senso di rinnovamento. Bisogna sempre cambiare le idee per andare avanti e un politico tutto di un pezzo non sempre è positivo".

La classe politica, sottolinea l'artista "deve rendersi conto che gli argomenti di 30 anni fa erano diversi, la vita era diversa, la capacità di fruizione era diversa e quindi i politici devono essere sempre disposto a trasformare le proprie idee, a cambiare. Per fortuna -aggiunge- tutto cambia, tutto si evolve e quindi è giusto che anche la classe politica si trasformi. Prima ci volevano due o tre generazioni, adesso -osserva- ne basta una".

E anche Brachetti nel corso di questi anni, dagli esordi ad oggi ha saputo 'tarsformarsi' e da uomo dai mille volti porta in teatro una vero e proprio spettacolo autobiografico, in cui racconta i diversi passaggi fondamentali della sua vita, affiancato da Luca Bono, giovane talento dell'illusionismo, la coppia comica Luca&Tino, il 'mago' comico Francesco Scimemi e l'attore, ballerino e coreografo Kevin Michael Moore, che rappresentano le diverse facce di Arturo.

(Adnkronos) - Brachetti è riuscito a fare, nella vita, ciò che sognava fin da bambino. Tutto è partito dal seminario dove era stato mandato a studiare a 13 anni "perchè -spiega- ero un bambino timido, magro e sfigato. Lì ho incontrato un prete (don Silvio Mantelli, noto come Mago Sales ndr) che faceva i giochi di prestigio e li ho passato tutta l'adolescenza a imparare magie e illusioni varie. A 13 anni anni facevo già sparire gli oggetti qui e là -prosegue Brachetti- per vendicarmi del fatto che a calcio ero una schiappa a calcio, a ginnastica ero riformato, continuavo ad essere uno sfigato".

"Ma il fatto che io artisticamente sia nato in seminario non è poi una cosa così strampalata -spiega Brachetti- se si pensa che il primo libro in assoluto sulla magia è stato scritto da un gesuita nel cinquecento". Per quanto riguarda, invece, il trasformismo "ho avuto una folgorazione a 15 anni quando ho letto la vita di Leopoldo Fregoli che era diventato una leggenda. Io ho fantasticato molto su questo personaggio e ho deciso di inventare dei sistemi per trasformarmi".

Sistemi che gli consentono di trasformarsi completamente in un secondo e mezzo. Ma dietro ad ogni trasformazione, ogni volta che prepara uno spettacolo nuovo, spiega Brachetti "ci sono almeno 17 ore di prove al giorno per almeno due o tre settimane. Questo mi costa tantissima fatica fisica -conclude- che cerco di alleviare con sedute di fisioterapia e tanta ginnastica".

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