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Rai: Tarantola, rischio 'big brother' con accesso attraverso Google o altri

30 marzo 2015 | 13.54
LETTURA: 3 minuti

"Un cittadino che accede a programmi Rai attraverso le piattaforme Google, YouTube o via Facebook pensa di trovarsi in ambiente Rai, ma in realtà il suo rapporto è con Google, YouTube o Fb, e come tale è regolato dalle leggi dello stato di California

Anna Maria Tarantola, presidente della Rai (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Anna Maria Tarantola, presidente della Rai (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

L'accesso ai programmi della Rai attraverso Google, Youtube o altre piattaforme "potrebbe portare ad una nuova situazione tipo 'big brother' orwelliano in chiave moderna". L'avvertimento arriva dalla presidente della Rai Anna Maria Tarantola, nel corso dell'audizione davanti alla commissione sui diritti Internet a Montecitorio, presieduta da Laura Boldrini.

"Oggi - rileva Tarantola - un utente radio o tv se ha un problema con la Rai (diffamazione, abuso del diritto di cronaca, mancata autorizzazione all’uso dell’immagine, ecc.) sa di poter contare sulle leggi italiane ed europee che ne proteggono i diritti e quindi si 'fida' di Rai e condivide una serie di informazioni personali, perché si sa tutelato".

"Ma questa tutela su Internet rischia di non esser più garantita. Mettiamo ad esempio - spiega la presidente - il caso di un cittadino che accede a programmi Rai attraverso le piattaforme Google, YouTube o via Facebook. Pensa di trovarsi in ambiente Rai, ma in realtà il suo rapporto è con Google, YouTube o Facebook, e come tale è regolato, in base alla Direttiva europea sul commercio elettronico, dalle leggi dello stato di California. Tutti i suoi dati, anche quelli sensibili, smettono di essere di sua proprietà e diventano patrimonio dell’azienda californiana".

'Sono dati molto sensibili quelli rilevati attraverso il controllo del consumo televisivo'

"I dati che possono essere rilevati attraverso il controllo del consumo televisivo - sottolinea la presidente della Rai - sono assai sensibili ed attengono alla sfera dei diritti individuali più intimi, ed il fatto che un’azienda possa sapere se un certo utente cambia canale quando appare un certo politico, o si sintonizza quando ne appare un altro, è una violazione della privacy ed apre - ribadisce Tarantola - un pericoloso processo che potrebbe portare ad una nuova situazione tipo 'big brother' orwelliano in chiave moderna".

"Sarebbe un danno gravissimo per la Rai - scandisce Tarantola - se il rapporto di fiducia fra il servizio pubblico e i suoi cittadini si spezzasse e venisse messo in discussione, perché la fiducia è un bene prezioso per ogni servizio pubblico".

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