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Cinema: Paolo Fresu, 'Quando dal cielo' cattura il mio momento creativo

11 aprile 2015 | 16.32
LETTURA: 4 minuti

'Un film poetico e visionario, che cattura il momento creativo di un artista". Così Paolo Fresu descrive all'Adnkronos la soddisfazione per il risultato finale di 'Quando dal cielo - Wenn aus dem himmel…', il film, dal 16 aprile nelle sale, diretto da Fabrizio Ferraro. La pellicola racconta la nascita di 'In Maggiore', il nuovo album del musicista uscito il 20 marzo

di Ilaria Floris

Paolo Fresu (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Paolo Fresu (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

di Ilaria Floris

Il rischio era di "fare un film banale, una ripetizione di silenzi infiniti, oppure di non dare ai silenzi un vero significato: il risultato, vedendolo dall'esterno, è film poetico e visionario". Così Paolo Fresu descrive all'Adnkronos la soddisfazione per il risultato finale di 'Quando dal cielo - Wenn aus dem himmel', il film, dal 16 aprile nelle sale, diretto da Fabrizio Ferraro con lo stesso Fresu, Daniele Di Bonaventura e lo storico produttore e fondatore della ECM Manfred Eicher.

La pellicola, interessantissimo esperimento che parte dalla realizzazione di 'In Maggiore', l'ultimo album inciso da Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura sotto la supervisione di Manfred Eicher uscito il 20 marzo, si interroga sulle relazioni tra forma visiva e forma sonora, attraverso la messa in campo di una molteplicità di informazioni e suggestioni percettive. Racconta come è nato l'album, dall'idea iniziale all'incisione in studio. "E' un percorso, una riflessione -rivela Fresu- un alimentarsi di suoni che accadono, un film sulla musica, anche intima, che diventa un racconto emotivo".

Un'impresa non facile, ma perfettamente riuscita. "Non è facile -dice Fresu- credo soprattutto per un regista, riprodurre sul grande schermo l'atto creativo, perché è fatto di momenti impalpabili: a volte il percorso cambia totalmente rispetto all'idea iniziale, o a volte si entra senza un'idea e poi si crea dal nulla". Essere i protagonisti di un film senza 'recitare', ma anzi rivelando un momento di assoluta autenticità, non è stato tuttavia difficile per il grande trombettista e il suo collega Di Bonaventura, che nell'album suona il bandoneon. "La troupe e il regista sono stati molto discreti, devo dargli atto di questo, sono stati bravissimi nel saper stare 'fuori' -rivela l'artista sardo- Noi eravamo lì per farei il disco e non abbiamo mai avvertito la loro presenza. Solo dopo abbiamo capito di essere stati 'attori'".

"La cosa che ci interessava era chiedere soccorso alla musica -gli fa eco il regista di 'Quando dal Cielo", Fabrizio Ferraro - perché volevamo approfondire il processo della visione, che nel cinema è sempre più compromesso perché c'è una sciatteria sempre più forte". Il film dunque "ti mette in ascolto delle immagini, può sembrare un controsenso, ma non lo è".

L'argomento 'musica nel cinema' appassiona molto Fresu, da sempre. "Qualsiasi musicista sogna di scrivere per il cinema - dice Fresu, che per il cinema ha anche scritto recentemente le musiche di 'Calcolo infinitesimale', con Stefania Rocca- E' una magia, non sai mai cosa può accadere quando le note vanno a poggiarsi sulle immagini. Io lamento sempre che nel cinema il nome del compositore arriva sempre dopo, a parte qualche raro caso, come quello di Olmi che ha fatto uscire il mio nome ben sette minuti prima della fine (in 'Torneranno i prati', ndr), ma questi sono casi isolati". La musica nel cinema ha un "significato profondissimo, in alcuni casi può condizionare il film -prosegue il grande musicista sardo- è rapporto estremamente saldo, a volte conflittuale. Ci sono stati film in cui la musica non è stata utilizzata perché aveva troppa personalità e stravolgeva la pellicola".

L'essenza del disco emerge dal film? "Il disco emerge totalmente nel film, perché la pellicola racconta la musica che matura, si muove, cambia, cerca. E' un viaggio, come l'album", dice Fresu. In 'In Maggiore' due strumenti, la tromba e il bandoneon, due esperienze messe a confronto in una fortunatissima combinazione artistica. "Io e Daniele ci muoviamo in geografie molto diverse, sia emotive che musicali, il repertorio è variegato ed eterogeneo, passiamo dall'intramontabile 'Non ti scordar di me' alla rielaborazione della ninna nanna bretone, è molto intimo e c'è una velata malinconia ma anche un aspetto molto giocoso", rivela l'artista.

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