cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 19:45
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Musica: Galassi, blog e siti indipendenti italiani non diventano influencer

21 maggio 2015 | 19.38
LETTURA: 4 minuti

'In Italia simili influencer musicali non hanno grande seguito, perché prevalgono radio e televisione come luoghi di aggregazione'. Di fronte al calo, o alla vera e propria scomparsa, di giornali specializzati, la rete si è imposta come canale alternativo della musica commentata o raccontata, ma non è ancora in grado di incidere sulle scelte d'ascolto di un pubblico più ampio

(Infophoto)
(Infophoto)

Vita difficile per blogger e redazioni musicali indipendenti on-line. "In Italia simili influencer musicali non hanno grande seguito, perché il Paese resta ancorato ai concetti di radio e televisione come luoghi di aggregazione". È l'opinione di Fabrizio Galassi, giornalista, docente in nuovi media e linguaggi musicali e direttore artistico del Premio italiano videoclip indipendente (PIVI), riconoscimento annuale assegnato nell'ambito del Meeting delle etichette indipendenti (MEI).

"Il grande network ha il potere promozionale sul brano e – spiega Galassi all'Adnkronos - fa scelte ben precise: guarda alle classifiche, che mettono in evidenza la domanda di trasmissione di molta musica straniera, anche se l'utente radio-televisivo medio tende a comprare di più quella italiana".

Un anno fa, la top 100 pubblicata dal sito britannico styleofsound.com ha provato a far luce sul ruolo degli 'influencer', selezionando cento siti e blog del panorama internazionale non associati a radio, riviste o tv, analizzandoli in ordine di aggiornamenti, capacità d'influenza, frequenza di post pubblicati, portata social e punteggio su Klout, servizio di social networking che offre analisi statistiche personalizzate sui social media.

'L'Italia ha complessivamente paura del nuovo'

I primi posti della classifica sono appannaggio di piattaforme on-line da anni quali 'Pitchfork', 'Consequence of Sound', 'Tiny Mix Tapes' e 'Resident Advisor'. Unico blog tricolore presente era 'Polaroid - Un blog alla radio'. Un dato che, forse, non rispecchia la situazione locale, in cui proliferano alcuni fenomeni editoriali di nicchia, mentre realtà già consolidate aggregano nuovi consensi, non discostandosi troppo dal trattare generi mainstream. Se il pop e il rock indipendente godono trasversalmente di maggiori spazi in rete, la musica elettronica riesce, ad esempio, a recuperare terreno grazie sia al suo essere 'di tendenza', oltre che punto di congiunzione con la contemporaneità in note, perché numerosi i casi di dischi di natura ibrida, 'inclassificabili' seguendo le tradizionali 'etichette' di stile.

Da una parte, siti italiani quali 'Soundwall.it', 'electronique.it', fino ai più recenti 'Dance Like Shaquille O'Neal' o 'Parkett Channel', si occupano delle tante sfaccettature di un genere in continua trasformazione, dall'altra i generalisti 'OndaRock', 'SentireAscoltare', 'IndieForBunnies', che intercettano internauti diversi, hanno sezioni dedicate all'elettronica e rivolgono la loro attenzione non solo ai fenomeni del momento.

"L'Italia ha complessivamente paura del nuovo – spiega Galassi – e non è un caso che Rockit, ad esempio, si occupi solamente di musica italiana, laddove Rockol assume un carattere semi-istituzionale e Deerwaves somigli di più a una vecchia webzine. Ognuno dei tre ha un proprio ruolo sul web, ma nessuno incide in maniera così netta come Pitchfork a livello mondiale".

'Se si apre un blog si può avere un seguito ma il problema è l'assenza di maestri'

"Rockit - continua - è molto settoriale e, per dare maggior risalto alla propria azione, ha abbinato al sito un festival. Eppure appare difficile che una stazione radio segua i suggerimenti di Rockit, perché si rivolge a un target di pubblico più ampio, differente, ricorrendo anche a un linguaggio differente, laddove l'ascolto è istintivo, la lettura maggiormente riflessiva".

Di fronte al calo, o alla vera e propria scomparsa, di giornali specializzati, la rete si è imposta come canale alternativo della musica commentata o raccontata. Ciò nonostante, sottolinea Galassi, "Deerwaves è ancora troppo piccolo per avere una funzione di modifica del tessuto sociale musicale italiano, ma almeno ricerca un modo di scrivere lontano dal classico giornalismo di spettacoli italiano: non scrivendo bene, dedicandosi anche a storie assurde, non prendendosi sul serio".

Un modello figlio di un' 'amatorialità' latente, fenomeno diffuso e, spesso, associato a un certo lobbismo in musica. "Se si apre un blog per scrivere contenuti non viziati da pressioni esterne, è possibile avere un piccolo seguito, ma il vero problema è l'assenza dei buoni maestri", conclude Galassi.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza