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Saviano: ''No sindaco a 'Gomorra2'? Gesto autoritario di politica miope''

16 settembre 2015 | 16.46
LETTURA: 3 minuti

da 'Gomorra  la serie' (foto Emanuela Scarpa)
da 'Gomorra la serie' (foto Emanuela Scarpa)

''Negare l'autorizzazione a girare #GomorraLaSerie è gesto autoritario e sposta responsabilità dalla politica all'arte''. Roberto Saviano commenta così, in un tweet che rimanda a un post sul suo sito, il no del sindaco di Giugliano, Antonio Poziello, alle riprese in città della serie tv 'Gomorra2'.

''Nella prima stagione di 'Gomorra - La serie' - scrive lo scrittore nel post dal titolo 'Contro Gomorra2 derive autoritarie di una politica miope' - decidemmo di ambientare un episodio (quello che spiegava come funziona il meccanismo della scheda ballerina per falsare e vincere le elezioni) a Giugliano, un comune non distante da Napoli, con una densità abitativa elevata e grossi problemi di criminalità organizzata. Al tempo l'amministrazione cittadina era stata commissariata proprio per infiltrazioni camorristiche. Oggi, il sindaco di Giugliano nega l’autorizzazione a girare scene della seconda stagione di Gomorra in città''.

''Che la politica limiti la libertà di espressione artistica - sottolinea Saviano - la dice lunga sulle sue derive autoritarie e soprattutto sulla convinzione, fallace, che sia sufficiente bloccarne il racconto perché la camorra smetta di esistere. Il dibattito, come è facile comprendere, è molto più ampio e non c'entra più nulla ormai con l'autorizzazione a riprendere (posto che si può girare in Spagna e chiamare quel luogo Giugliano). Ma c'entra con l'atteggiamento di certi amministratori che scaricano le proprie responsabilità sull'industria culturale''.

''Se la criminalità dilaga - conclude l'autore di 'Gomorra' - non è perché esistono serie televisive come Gomorra (anni fa era la Piovra, quando a Palermo si negava l'esistenza della mafia), ma a causa dell'incapacità della politica di creare opportunità. La "paranza dei bambini" che sta terrorizzando Napoli (ne ho scritto qui) non è formata da giovani benestanti traviati dalla televisione, ma da ragazzi che hanno le famiglie in galera e ai quali il contesto in cui vivono - e qui la politica deve sentirsi chiamata in causa - non riesce a offrire nulla, nessuna alternativa, nessuna seconda via. E magari, quei ragazzi, la televisione non la guardano nemmeno''.

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