(AdnKronos/Cinematografo.it) - “Girare in Italia il mio terzo western? Perché no”. Così Quentin Tarantino a 'Movie Mag', il magazine di Rai Movie, in occasione della presentazione a Roma del suo nuovo film 'The Hateful Eight'. Ma qual è l’impatto politico dell'ottava pellicola del regista 52enne? "Forse alla fine parla di politica, ma io volevo fare semplicemente un altro film western, perché ho un discorso aperto con gli Stati Uniti sul tema razziale – sottolinea Tarantino - E’ questo quel che posso portare al genere western, e ci dovrò fare un terzo film, perché oggi per essere regista western ne devi fare almeno tre, una volta ne servivano otto".
Quando avrà realizzato il terzo, allora, prosegue il regista italo-americano, "potremmo metterli in uno scaffale accanto a quelli di Peckinpah, Leone, Corbucci e Boetticher e giudicare l’apporto di Tarantino al genere western, perché questi registi non hanno mai parlato del tema razziale, mentre io lo posso fare".
Infine, sull’utilizzo della pellicola 70mm Tarantino rivela: "Anche prima di passare alla regia, da semplice spettatore, io giudicavo un film dalla buona o brutta fotografia. Amavo la tavolozza vivida dei film giapponesi, ho sempre cercato la nitidezza. Ma quella del digitale non mi piace, perché racconta troppo".