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Felicia Impastato, in un film la lotta della madre di Peppino: voglio giustizia, non vendetta

05 maggio 2016 | 17.52
LETTURA: 6 minuti

In onda martedì 10 maggio su Rai1

Roma, 5 maggio 2016. Rai, Presentazione della fiction 'Felicia Impastato'. Con Carmelo Galati e Lunetta Savino. (Foto Adnkronos/Cristiano Camera)
Roma, 5 maggio 2016. Rai, Presentazione della fiction 'Felicia Impastato'. Con Carmelo Galati e Lunetta Savino. (Foto Adnkronos/Cristiano Camera)

Le è stata offerta vendetta. L'ha rifiutata. Ha lottato per ottenere giustizia, impermeabile a ogni rassegnazione, e con tenacia l'ha infine ottenuta. E' Felicia Impastato, la mamma di Peppino Impastato, morta nel 2004 due anni dopo la condanna all'ergastolo del responsabile della morte di suo figlio, e ora interpretata davvero con l'anima dall'attrice Lunetta Savino nel tv movie 'Felicia Impastato', in onda martedì 10 maggio in prima serata su Rai1 e al centro della conferenza stampa di ieri in Viale Mazzini.

Una conferenza, arrivata al termine della visione del film per la stampa, cui hanno preso parte, tra gli altri, il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta e il fratello di Peppino, Giovanni Impastato, che questa mattina il Dg Rai Campo Dall'Orto ha voluto incontrare e che ha svolto un ruolo di consulenza per il tv movie. Ad interpretarlo l'attore Carmelo Galati, intervenuto in Rai.

"La Rai ha scelto di dedicare racconti di una serata o mini-serie alle grandi storie civili che appartengono al patrimonio di memoria e identità del nostro paese - ha detto Andreatta introducendo il tv movie -. Lo abbiamo fatto con Lea Garofalo e in questo caso ereditiamo il testimone de 'I cento passi' (film dedicato a Peppino Impastato, ndr), un film che fa parte del patrimonio di legalità dell'Italia. Felicia è una donna ha compiuto una scelta, quella di parlare, mentre era circondata dalla colpevole indifferenza del paese".

"Peppino Impastato - ha sottolineato Andreatta - è morto nello stesso giorno in cui è morto Aldo Moro e il fatto di raccontare a distanza di tutti questi anni la storia di Felicia è un modo per far rivivere la memoria che il Servizio Pubblico è in grado di riportare alla mente con la potenza narrativa del racconto di una fiction. Felicia ha aperto le porte della sua casa a tutti per far conoscere la storia di sua figlio e la sua lotta alla mafia. Ed ora è come se noi avessimo in mano il testimone per fare lo stesso, aprendo quella stessa porta agli italiani. La sceneggiatrice Zapelli e il regista Albano sono riusciti a realizzare, senza indulgenze, un racconto di grande forza e rigore; Lunetta Savino ha regalato a questa storia il suo corpo e la sua anima".

E a Lunetta Savino, che ha ricevuto oggi gli applausi di tutti i giornalisti presenti alla visione, sono andati anche i complimenti del regista: "Lunetta è stata capace di fare un lavoro raro, quello di vedere e rivedere i documenti su Felicia fino alla nausea non per imitarla ma per trovarne l'essenza. Il film è in soggettiva - ha evidenziato Gianfranco Albano - E' come se Felicia fosse chiamata a raccontare e la sua storia sfugge alla tentazione di spettacolarizzare il dolore come era nel suo modo di essere. Ci sono, piuttosto, fierezza e rabbia".

La fierezza che esprimono a pieno gli occhi di Lunetta Savino in questo tv movie: "Ho amato subito Felicia - ha raccontato l'attrice -. Ho visto tutte le videointerviste che le sono state fatte per cogliere di lei ogni dettaglio. Ed ho fatto miei atteggiamenti e modi di parlare come il suo personalissimo modo di dire sì e la luce ironica nello sguardo per raccontarla al meglio. Felicia, diversa da ogni siciliana contemporanea a lei, è - secondo Lunetta Savino - un esempio forte per le giovani donne di oggi perché parlava con chiarezza, senza vergogna. E anche se il suo linguaggio era quello di una donna che aveva fatto la quinta elementare arrivava dritta al punto grazie alla sua grandissima intelligenza".

"Emozionato" il fratello di Peppino, Giovanni Impastato: "Ringrazio tutti di cuore - ha detto -. Questa è la seconda esperienza di realtà e fiction che si incontrano dopo 'I cento passi'. E' ancora forte in me il ricordo di quando mia madre puntò il dito contro Badalamenti e credo che sia importantissimo trasmettere il suo messaggio alle nuove generazioni. Sono davvero contento che il percorso di impegno civile continui e penso che raccontare così una storia come quella di mia madre possa emozionare tantissimo e quindi arrivare ai più giovani". E a tal proposito, il direttore Andreatta ha fatto sapere che si sta confrontando con il Dg Campo dall'Orto affinché questo tv movie faccia il giro delle scuole.

Soddisfatto l'attore Antonio Catania che nel tv movie è il giudice Chinnici, morto in un attentato il 29 luglio del 1983, proprio dopo aver messo in dubbio la tesi dell'atto terroristico in cui Peppino, in quanto attentatore, sarebbe rimasto vittima, così come la tesi del suicidio e aver, invece, dato ascolto a Felicia, convinta dell'omocidio di stampo mafioso e aver così ripreso in mano le carte sul caso. "E' stato bello recitare il ruolo di un uomo migliore di chi lo interpreta. Rocco Chinnici credeva nella giustizia ed era consapevole di quello che rischiava".

Un uomo, Chinnici, che il giudice Franca Imbergamo ha conosciuto nella realtà: "Ho avuto questo onore e privilegio. Rocco aveva un atteggiamento da grande padre nei confronti dei più giovani che Catania ha saputo rendere benissimo. Fu Chinnici a consentire la riapertura del caso Impastato, ma qualcuno scrisse che lo aveva fatto per accreditarsi in un certo mondo di sinistra e lo scrisse, per giunta, dopo che era stato fatto saltare in aria da una bomba. Ringrazio Caselli per aver voluto che io riprendessi in mano quei faldoni e fosse fatta giustizia". Il pensiero del giudice Imbergamo è andato anche alla mamma di Peppino: "Felicia non cedette all'istinto di vedere assassinati gli esecutori dell'omicidio di suo figlio Peppino, ma chiese giustizia e dopo il processo mi ringraziò, volendo così ringraziare, per mio conto, lo Stato".

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