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Tv: Saviano, 'Gomorra' racconta il potere e la vita nuda e cruda

09 maggio 2016 | 18.12
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Fortunato Cerlino nei panni di Don Pietro Savastano
Fortunato Cerlino nei panni di Don Pietro Savastano

"La testa di un boss ragiona esattamente come quella di un amministratore delegato o di un Primo Ministro: il potere ha un'unica dimensione e ha sempre la stessa logica" e lo sforzo di 'Gomorra' è di raccontare attraverso il 'crime' "meccanismi che sono tipici dei rapporti umani in qualsiasi contesto" restituendo "la verità sulla vita, la vita nuda". Roberto Saviano ha tenuto così a battesimo la seconda serie di 'Gomorra', presentata oggi al Teatro dell'Opera di Roma, in onda da domani alle 21,10, ogni martedì su Sky Atlantic HD (e su Sky Cinema 1 HD) con due episodi a sera. Lo scrittore a 'Gomorra' ha fornito lo spunto originale con il suo omonimo romanzo.

"La serie è stata venduta ad oggi in oltre 130 paesi -ha rivendicato Andrea Scrosati, vice presidente esecutivo Programming Sky- eppure non mi basterrebbe un'ora per ricordare quanti, all’inizio, quando parlavamo del progetto della serie, diceva che una storia del genere, in napoletamno, non l’avrebbero vista a Roma, figuriamoci a Parigi. Con 'Romanzo Criminale' è come se avessimo fatto il liceo del rischio, 'Gomorra' è stata l’università, adesso -ha proseguito Scrosati- forse possiamo dire che siamo laureati. Non smetteremo di prendere rischi, perché è il contributo che Sky può dare al mercato. Continueremo a prenderci rischi sia creativi sia produttivi, puntiamo in questa direzione anche nei prossimi anni". In questa logica è già in corso il lavoro di scrittura per la terza e la quarta serie.

'Gomorra' riparte da dove si era fermata: l'evaso Don Pietro Savastano, cerca rifugio lontano da Napoli e il figlio Genny, ferito in un agguato da Ciro, ex braccio destro del padre, lotta contro la morte. L’era del clan Savastano, che un tempo regnava incontrastato su Napoli Nord, sembra finita ed a contendersi quello che una volta era il loro regno sono in tanti, in prima fila Ciro e il boss Salvatore Conte. Le prime due puntate vedono delinearsi nuovi equilibri fra Don Pietro e il figlio, mettono Ciro di fronte ad una scelta drammatica, fotografano la nascita di un'alleanza che dovrebbe essere fra pari per la gestione delle piazze di spaccio.Morta al termine della prima serie Donna Imma, moglie di Don Pietro, la seconda sedrie di Gomorra vede l'arrivo di due nuovi personaggi femminili: Scianel e Patrizia. La prima, interpretata da Cristina Donadio, ha ereditato la piazza di spaccio dal fratello, è una donna ruvida, diffidente e senza scrupoli. La seconda, interpretata da Cristiana Dell'Anna, è una ragazza cresciuta in fretta e con una grande forza d’animo.

I due nuovi ruoli femminili, come già quello di Domma Imma, "non portano certo uno sguardo 'femminile' nella narrazione, dato che il meccanismo, il sistema che raccontiamo ricopre e condiziona tutto e tutti, non ci può essere una differenza, anche le donne che ne sono protagoniste ne vengono schiacciate", spiega Francesca Comencini, regista di alcuni episodi, come Claudio Cupellini, Claudio Giovannesi e Sergio Sollima lo sono di altri, con l'avvio affidato a quest'ultimo che ha curato anche la supervisione artistica di tutta la serie, comwe dire la regia delle regie. Prodotta da Sky Atlantic, Cattleya e Fandango in associazione con Beta Film 'Gomorra – La serie' debutterà contemporaneamente negli altri Paesi europei in cui opera Sky (Regno Unito, Irlanda, Germania e Austria) per una platea potenziale di oltre 21 milioni di famiglie abbonate. Tra i Paesi che hanno trasmesso la prima stagione, 'Gomorra' ha segnato in Francia il miglior debutto per una serie europea su Canal+ dal 2012, totalizzando 950.000 spettatori medi e uno share del 3,5%. Realizzata in 32 settimane di riprese, con oltre 200 attori e più di 3.500 comparse e una troupe di oltre 600 persone, la seconda stagione della serie ha fatto tappa in Italia, tra Napoli, Roma e Trieste, in Germania e in Costa Rica, utilizzando più di 400 location.

Il tutto al servizio "del racconto, perchè nella serie non si denuncia, si racconta, la narrazione è tutta interna al sistema di potere della camorra, non ci sono buoni", sottolinea Saviano ribadendo che proprio nel narrare ci sono i presupposti del cambiare. A non cambiare è stato, secondo Sollima, l'approccio alle attese del pubblico: "Le abbiamo, rispettosamente, ignorate, concentrandoci sulla qualità della narrazione, ovviamente con la forza e la leggerezza che ci venivano dai risultati della prima stagione". Dalla prima stagione, ovviamente la maggioranza dei caratteri e dei temi al centro della seconda serie; per approfondirli Stefano Bises e Leonardo Fasoli, responsabili del coordinamento editoriale e sceneggiatori insieme a Ludovica Rampoldi e Maddalena Ravagli, hanno approfondito il più possibile quella realtà -ha raccontato fasoli- anche ricorrendo alla lettura di intercettazioni, incontrando magistrati e persone che vivono sul territorio".

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