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Musica: GeGè Telesoforo in ‘FunSlowRide’, disco corale per un futuro migliore

20 maggio 2016 | 16.49
LETTURA: 8 minuti

Gegè Telesforo
Gegè Telesforo

di Veronica Marino – Condividere la musica, lasciare che si crei qualcosa unendo i colori di diversi talenti internazionali per un intento comune: consegnare ai bambini di oggi e di domani un mondo che li sappia accogliere davvero. E’ questo il letto su cui scorrono le note di ‘FunSlowRide’, il progetto collettivo su etichetta Egea voluto da GeGè Telesforo, cantante, vero professionista dello scat - indimenticabili il suo duetto con Fiorello e ancor prima con Lucio Dalla o la sua divertente lezione di scat a Teresa Mannino - ma anche strumentista, compositore, produttore, personalità raffinata del mondo radiofonico e televisivo.

"Il progetto ‘FunSlowRide’ – racconta all’Adnkronos - è iniziato più o meno 3 anni fa con la scrittura di queste nuove composizioni. Lavorando sui provini che di solito si fanno per verificare gli arrangiamenti, ho iniziato a pensare agli interpreti perché non volevo realizzare nè produrre un progetto a mio nome come gli altri".

E così, "identificati i vocalist, mi sono spostato in lungo e in largo fra la campagna di Roma Nord, Londra e gli Stati Uniti, Brooklyn in particolare. E, con oltre 500 ore di registrazione in studio, abbiamo portato a termine ‘FunSlowRide’, un progetto collettivo che vede coinvolti una ventina di musicisti e vocalist fra migliori della nuova generazione". Un album, anticipato dai singoli ‘I shot the sheriff’ e ‘Let the children’, brano Unicef (Gegé è testimonial di Unicef Italia) dedicato all’Infanzia. Il terzo singolo è ‘Next’, che è anche un video artistico realizzato dal famoso storyteller Felice Limosani.

"L'idea – spiega il musicista - era quella di raccontare attraverso questo album la nostra visione del futuro. Nel disco si parla di natura, di figli. Si parla anche del momento a volte drammatico che viviamo seguendo le notizie”. Ma si parla anche di amore, o meglio delle basi su cui edificare il palazzo dell’Amore: "Prima dell'amore dovremmo capire la condivisione, che è quello che manca in questo momento anche in una coppia. Prima di dire siamo innamorati, è importante capire come si possa avere un punto di contatto, bisogna parlare di più".

FunSlowRide - cui partecipa il grande Ben Sidran in veste di ‘filosofo’ e musicisti del calibro di Alan Hampton, Sachal Vasandani, Joanna Teters, Mosè Patrou, Joy Dragland, Ainè, Greta Panettieri e lo stesso Gegè che si materializza con il suo scat - è un "progetto collettivo che volevo fortemente condividere con alcuni dei miei musicisti preferiti italiani e americani. Ho cercato di affrontarlo più da compositore e produttore che da artista, nel senso che a volte si scrive musica e si cerca di modellarla sulla propria personalità".

"Questa volta io, invece - dice GeGè - ho scritto musica senza pensare alla mia natura di musicista e di vocalist ma pensando al talento di altri artisti che hanno accettato l'invito. Cosa di cui sono orgoglioso perché fra poche settimane questo album sarà pubblicato da una delle più importanti e accreditate etichette americane di jazz contemporaneo e di musica contemporanea che è Ropeadope. Etichetta che ha anche una visione molto interessante sulla distribuzione della musica nel mondo digitale. Sono felice di questo – rimarca - perché riusciamo anche ad esportare il talento di alcuni musicisti italiani che appartengono ad un'area, che non è quella del pop e del rock and roll, bistrattata dal nostro paese da tempo".

Già l’Italia e la musica. Cosa ne pensa GeGè Telesoforo ? "In Italia oggi la musica oggi viene utilizzata esclusivamente per fare numeri attraverso le radio e le televisioni. Non viene considerata una vera e propria arte. E così, proprio pensando ai numeri, vengono realizzati dei talent show. Sono quelli i programmi di musica che, però – tiene a sottolineare GeGè - funzionano essenzialmente su alcuni stereotipi. Per esempio la vocalità italiana negli ultimi anni è diventata assolutamente muscolare, cioè se non canti con una pressione sonora notevole e non hai quel tipo di estensione difficilmente potrai vincere un talent show".

"Mentre secondo me – osserva - con la musica, che sia cantata o strumentale, bisogna emozionare. Personalmente mi emoziono di più quando una melodia tocca certe corde e utilizza certi intervalli. Le persone che urlano non le sopporto a tavola, figuratevi uno che canta urlando, ancora peggio".

E fin qui è tutto chiaro. Ma del rap, invece, che sta catturando sempre più giovani, sia nel ruolo di fruitori che di artisti, che visione ha il produttore e musicista Telesforo? "Il rap è il linguaggio contemporaneo delle nuove generazioni per quanto riguarda la scrittura, ma in Italia e anche in altri Paesi non ha quella preparazione che, invece, oggi per esempio negli Stati Uniti anche i musicisti di hip pop, i producer di hip pop, i rapper hanno. O meglio hanno la possibilità di frequentare scuole nelle quali approfondire la ricerca nei confronti della musica e quindi studiare e utilizzare il rap proprio come vero e proprio linguaggio ed espressione musicale".

"Una volta – ricorda Gegé - si diceva che i musicisti di jazz non fossero preparati come quelli che invece facevano il percorso classico. Potremmo dire la stessa cosa dei rapper o dei musicisti hip pop che non sono preparati come quelli di jazz, ma questa è l'evoluzione. Quindi ben venga il rap, l'importante è che non sia banale e sia fatto sempre con intelligenza nella scrittura e nella proposta ritmica".

Ed ora una foto sul nuovo che avanza: “Credo che si tornerà ad ascoltare musica in radio, al di là del marketing, delle multinazionali e via dicendo – ragiona Telesforo - quando si abbatterà il concept della discografia, anche perché i dischi non si vendono. Inizierei già a parlare di musicografia, che mi sembra possa dare una prospettiva molto più ampia. La differenza fra discografia e musicografia – chiarisce - è che la discografia è legata esclusivamente al supporto e quindi gira se gira il supporto, che sia cd o altro, mentre la musicografia è un concetto più liquido. Sono le note che non hanno barriere come l'acqua, vanno dove devono andare”.

L’era digitale è quindi la benvenuta? "L'era digitale permette anche ai musicisti che non hanno un contratto discografico con etichette indipendenti o multinazionali di poter proporre in siti specializzati, di poter essere producer di se stessi e distributori della propria musica, mettendola in vendita al prezzo che vogliono".

Infine le scuole che formano alla musica: "I conservatori ora hanno aperto al jazz – entra nello specifico Gegè Telesforo - ma credo che dovrebbero dare la stessa possibilità a tutti di poter intraprendere un certo tipo di percorso anche se da grandi non si vuole fare il direttore d'orchestra o il musicista di musica classica".

"Per esempio - sottolinea GeGè Telesforo - nelle scuole contemporanee di musica, sia nel Nord Europa che negli Stati Uniti in modo particolare, tu inizi un percorso di studi che è basic, vale a dire è esattamente lo stesso per chiunque voglia fare il musicista, anche se già sa di voler fare il musicista di jazz o il punkabbestia o lo sperimentatore di elettronica".

"Da noi, invece, ti scrivi in conservatorio se vuoi fare il musicista di musica classica o ti iscrivi al triennio di jazz se vuoi fare jazz. Cosa che comporta, di fatto, una chiusura perché – argomenta il compositore - se io ho un animo rock o voglio fare reggae o essere un punk non mi avvicino proprio alla musica classica perché secondo me è una perdita di tempo. Bisognerebbe, piuttosto, aprirsi a nuove frontiere e nuovi orizzonti perché bisogna dare a tutti la possibilità di capire la musica prima di tutto e poi di scegliere il proprio percorso".

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