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'Folfiri o Folfox', la seconda vita degli Afterhours

08 giugno 2016 | 16.14
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Afterhours - (Magliocchetti)
Afterhours - (Magliocchetti)

Un album doppio, 18 canzoni, 9 più 9. E’ ‘Folfiri o Folfox’, undicesimo album in studio degli Afterhours, il primo dopo il cambio di formazione che ha visto Stefano Pilia (Massimo Volume) e Fabio Rondanini (Calibro 35) sostituire rispettivamente Giorgio Ciccarelli alla chitarra e il batterista storico Giorgio Prette. Una seconda vita per la band milanese: hanno accettato l’inevitabile rischio del cambiamento perché l’avvicendarsi di due elementi fondamentali avrebbe portato necessariamente a un nuovo sound.

Morte e rinascita, tormento e consapevolezza, Dio e Uomo, è tutto in 'Folfiri o Folfox' che, dice Manuel Agnelli, prende il nome dai "due trattamenti chemioterapici ai quali mio padre si stava sottoponendo" e che nasce dopo "quattro anni densi di cambiamenti a volte naturali e necessari, a volte laceranti. Ho perso mio padre che era da poco ridiventato il mio migliore amico - prosegue Manuel - parlandone agli altri ho scoperto che nel gruppo stavamo passando tutti attraverso lo stesso sconvolgimento. Ognuno a modo suo, naturalmente".

Prodotto da Tommaso Colliva (Muse, Franz Ferdinand, Mauro Pagani e Marta sui Tubi tra gli altri), ‘Folfiri o Folfox’, in uscita il prossimo 10 giugno, è un disco eterogeneo, esplorativo, alla costante ricerca di ispirazione, di un senso. La ricerca e la voglia di sperimentare, di conoscersi. Un approccio che ha avuto come effetto più evidente la produzione di canzoni senza struttura canonica strofa/ritornello, suoni spinti al limite, strumenti classici e non usati in una veste inconsueta.

Manuel parla al suo pubblico, ma parla anche a suo padre, a sé stesso, a una donna, a un uomo, a chi sa ascoltare. Il disco ha (pochi) sprazzi di luce e tanti istanti trascorsi all’ombra del dolore e rispecchia profondamente il lungo percorso di una malattia; pochi evanescenti momenti di normalità destinati ad annegare e sofferenze che imparano a nuotare nel mare dei sogni che pian piano svaniscono. Un disco sulla malattia e sulla cura, anche se "morirai per un protocollo" perché "la sanità può curare i suoi grandi numeri ma non me", come dice nella title track ‘Folfiri o Folfox’.

Un’esperienza che segna uno spartiacque nel vissuto del leader degli Afterhours ("Le fidanzate che ti mollano al confronto sono una gioia") il quale, quasi in una sorta di percorso musicoterapico, con ‘Grande’, prima traccia dell’album, immagina un dialogo tra figlio e padre, il patto tradito da quest’ultimo: "Tu giurami che noi non moriremo mai, resta un po’ a giocare con me, a non sentire più, avevamo un patto io e te e l’hai tradito tu perché io diventassi grande".

Manuel si interroga su Dio in ‘Ti cambia il sapore’, accenna a una litania pagana (o profana) in ‘San Miguel’ ma le domande sembrano trovare la risposta solo in ‘Né pani né pesci’ e ne viene fuori un inno al laicismo: "abbracciati a quel che hai, nessuno ormai porterà né pani né pesci, non avrai né pani né pesci". Certifica il cambiamento da figlio a adulto in ‘Se io fosse il giudice’ ("cammino come un uomo e parlo come un uomo, libero di non essere più me, libero di non piacerti più, libero di buttare tutto via").

I singoli già pubblicati rappresentano i confini sonori di quest’album, dalla sperimentazione ritmica e melodica di ‘Il mio popolo si fa’, al pezzo più immediato come ‘Non voglio ritrovare il tuo nome’. Nel mezzo percorrono un ampio ventaglio di generi, dalle sonorità post rock di ‘Grande’ al rock ’70 di ‘Né pani né pesci’, dai suoni più morbidi e acustici di ‘Noi non faremo niente’ al rock potente e sfrontato di ‘Qualche tipo di grandezza’, dalla lisergica ‘Ophryx’ all’intimista ‘L'odore della giacca di mio padre’.

Un Rodrigo D’Erasmo sempre più presente sia in fase di scrittura che nella veste di polistrumentista, con il graffio tagliente di Xabier Iriondo come comun denominatore, tornato prepotentemente a imporre le sue chitarre, e non solo, all’attenzione dell’ascoltatore. Gli Afterhours sono cambiati da ogni angolazione. Prette e Ciccarelli non ci sono più. E 'Folfiri o Folfox' ha svelato il ritratto di una nuova band che dai tempi de ‘I milanesi ammazzano il sabato’ cercava una nuova identità. ‘Padania’ ora appare come l'emblema del metamorfismo di questo collettivo in costante mutamento, nonostante all’epoca sembrava aver già raggiunto notevoli livelli di compiutezza dal punto di vista creativo e di gradimento da parte di fan e critica.

Agnelli & co. hanno raggiunto la maturità individuale, gli irrisolti e giovanili tormenti esistenziali apparterranno sempre alle vite di ognuno di loro, ma l’obiettivo dichiarato per Manuel Agnelli è ormai un altro: "Voglio essere felice e non me ne frega più un ca... se è la cosa più banale del mondo".

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