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Cinema: Yari Gugliucci, io 'attore Ikea' mi monto e mi smonto per ogni ruolo

21 agosto 2016 | 17.27
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Cinema: Yari Gugliucci, io 'attore Ikea' mi monto e mi smonto per ogni ruolo

Si definisce un ''attore Ikea'', che ''si monta e rimonta, a seconda delle esigenze. Mi adatto a tutto, posso diventare mensola o anche paralume, Sono quello che trovi al miglior prezzo in qualsiasi momento...''. Ama ironizzare sulla sua precarietà l'attore Yari Gugliucci, salernitano doc, trapiantato a Roma, che da dieci anni vive tra la Capitale e New York, ormai diventata sua seconda casa.

Negli States trascorre almeno 5 mesi l'anno, ''altrimenti perdo la Green card, ovvero il permesso di soggiorno'', ride. Poi si fa serio (''Sono un emigrato vero, dal 2010 ho persino la cittadinanza americana'') e confessa all'Adnkronos che ''paradossalmente", trova "più facilmente occasioni di lavoro all'estero che in Italia".

Tant'è che l'hanno chiamato per girare un film a Berlino, ambientato (guarda caso) nella Grande Mela, 'Antonio Ihm Smecht's nicht', con la regia di Sven Underwaldt jr, prodotto dalla Bavaria film, che è uscito il 18 agosto nelle sale in Germania ed è distribuito dalla 20th Century Fox.

"Si tratta di una commedia -spiega Gugliucci- dove interpreto un poliziotto nato da genitori pugliesi, Pino Carbone, che vorresti incontrare dovunque, perchè non smette mai di sorridere e ti aiuta sempre, invece di sbatterti in galera... Recito in americano anche se, per copione, scambio delle battute in dialetto pugliese. Sembro Don Lurio... Lavoro soprattutto negli Usa, quando nei cast serve un italo-americano chiamano me", ma ''credo fortemente nella rinascita'' del cinema italiano.

"Non mi posso lamentare: a gennaio sarò accanto a Alessandro Siani, che mi ha voluto per fare insieme il prossimo film di Natale", ma "così non va: nel nostro Paese bisogna assolutamente cambiare il modo di fare cinema".

''La tv -avverte- ci penalizza in maniera enorme, le fiction seriali come Gomorra hanno un grande successo, c'era da aspettarselo, stiamo diventando schiavi del dio dollaro, ma basta preservare la qualità e continuare a fare buon cinema. I bravi artisti non mancano in Italia, manca, però, un pò il trampolino di lancio, soprattutto per i giovani. Mancano gli stimoli a frequentare i cinema".

"La rinascita può partire se, innanzitutto, favoriamo l'accesso alle sale, magari abbassando il prezzo dei biglietti e aprendo delle micro sale multifunzionali con orari notturni come in America. Roma è morta, non ci sono cinema all'aperto in estate, neanche in lingua originale", avverte.

"Se vogliamo salvare il cinema -assicura Gugliucci- bisogna ridargli quella bellezza e quella magia ormai persa, che solo il buio di una sala ti può offrire. Rendiamo le sale più accessibili, vanno bene gli incassi dei cinepanettoni e delle commedie facili, ma diamo spazio ai piccoli film d'autore, non chiudiamo le sale più piccole, quelle d'essai, che sono destinate a trasformarsi in supermercati... A Los Angeles ci sono microsale, dove proiettano vari film: dal western giapponese all'horror bulgaro, anche con orari notturni".

"Non dobbiamo dimenticare -sottolinea- che c'è sempre l'amatore disposto a pagare pochi soldi per una bella pellicola, anche stravecchia. L'atmosfera del cinema è unica e insostituibile. Lo ripeto, creiamo piccole sale multifunzionali che diventano stazioni d'attesa. Non facciamo morire il cinema d'essai. Io vivo a Trastevere e solo nel mio quartiere hanno chiuso i3 cinema storici: Alcazar, Cinema America, Sala Troisi. Perfino la Multisala Pasquino dove si proiettano film in inglese... Così non andremo da nessuna parte''. "La fuga di cervelli non è più solo un problema di Renzi", sorride amaro Gugliucci.

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