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'Sole cuore amore'

Cinema, Vicari: "La sfida più grande? Raccontare il quotidiano"

15 ottobre 2016 | 16.27
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Daniele Vicari (Fotogramma)
Daniele Vicari (Fotogramma)

"Oggi, e lo dico anche facendo autocritica, nel cinema italiano c'è poca attenzione a quella cosa che chiamiamo vita quotidiana". Va dritto al punto con l'Adnkronos Daniele Vicari, che alla Festa del Cinema di Roma presenta oggi il suo 'Sole Cuore Amore', nato dal desiderio di raccontare il quotidiano delle migliaia di persone che vivono immerse in una realtà che pure esiste, "lontane dal potere, e la distanza del potere dalla vita quotidiana è abissale".









"Finora -dice il regista di 'Diaz'- non ho raccontato il quotidiano perché mi sono fatto coinvolgere da fatti eclatanti, più grandi di me che sentivo di voler trasporre al cinema, ma poi mi sono detto: perché non devo raccontare la storia di mia cugina, che si sveglia alle 4 e prepara da mangiare ogni giorno per migliaia di persone? Come fa a vivere? Per me è lei il supereroe. Le persone che amo fanno una vita impossibile, schiattano e mi andava di raccontarlo". Il film racconta la storia dell'amicizia fra due donne profondamente diverse, Eli e Vale, interpretate da Isabella Ragonese ed Eva Grieco.

In una città bella e dura come Roma e il suo immenso hinterland, le due giovani donne hanno fatto scelte molto diverse. Eli ha quattro figli, un marito disoccupato (interpretato da Francesco Montanari) è un lavoro in un bar difficile da raggiungere. Vale invece è sola, una danzatrice che vive dal lavoro nelle discoteche. Le due sono in realtà solo apparentemente appartenenti a mondi diversi, in realtà sono due facce della stessa medaglia. "Mia madre ha un bar - rivela Vicari- ed io ci sono cresciuto. Per questo so che chi ci lavora è come se fosse dietro un palcoscenico, ed ogni mattina mette in scena il suo spettacolo. Così accade a tutte le persone, ognuna col suo palcoscenico".

Il bar "ha ritmo", e se c'è una chiave di lettura 'politica' del film, secondo il cineasta, è proprio la danza. "Mi riferisco anche al modo in cui si muove Eli, in metropolitana e in generale -spiega Vicari- Lei si muove a ritmo di musica, a volte fa delle piroette, è come se danzasse. Ho tentato di dare questa chiave di lettura anche grazie alla coreografia. La stessa cosa nel bar, il bar ha un ritmo. Quando dico che il quotidiano non è banale, intendo questo. Il palcoscenico di Eli è il bancone del bar, quello di Vale la discoteca".

"Ho affrontato questo film come se fosse un'epopea, perché ci sono tutti gli elementi -dice Isabella Ragonese- Non era intenzione di nessuno fare personaggi 'piagnoni'. La grande forza di questa donna è che ha questa energia che sembra non avere limiti, mi ha da subito conquistato ed ha richiesto un grande lavoro emotivo. Ho vissuto davvero un'altra vita interpretandolo, forse anche per il lavoro dietro che abbiamo fatto".

Purtroppo, ogni giorno "dei tremila morti sul lavoro del nostro paese moltissimi sono morti di fatica", aggiunge Vicari. "La fatica è uno dei motivi, e queste persone muoiono da sole". Ma questo non toglie valore alla bellezza della realtà di ogni giorno. "Questo non significa che le persone non siano felici -sottolinea il regista- che non riescano a godere di quella mezza giornata a settimana che hanno libera in maniera poetica".

Il titolo del film, 'Sole Cuore Amore', nasce dall'omonimo titolo di una canzone di qualche anno fa di Valeria Rossi. "Quella canzone ha fatto la fotografia di una grande malinconia collettiva, ed è per questo che è piaciuta così tanto -dice Vicari- In questi versi ci sono le uniche cose che ci creano un conflitto nelle persone". Perché per il resto, "la nostra società non è conflittuale ma autolesionistica".

'Sole Cuore Amore' è un film all'apparenza con un soggetto semplice, ma che segna in un sol colpo "la caduta di tutti gli stereotipi -conclude Vicari- C'è il maschio che sta a casa con i figli, mentre la moglie torna e cerca di farla felice. Ancora, il fatto che una donna forte muoia proprio perché è forte è un altro ribaltamento. Significa che noi non vogliamo, non siamo supereroi, siamo ancorati a terra". Insomma, umani.

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