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Musica: 'Senza sangue' di Eötvös da Baricco a Santa Cecilia in prima italiana

30 novembre 2016 | 18.00
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Peter Eötvös e Alessandro Baricco (foto Musacchio & Ianniello) - ©Musacchio & Ianniello
Peter Eötvös e Alessandro Baricco (foto Musacchio & Ianniello) - ©Musacchio & Ianniello

"Eötvös ha musicato la storia di uno scrittore che non ha mai creduto nella musica contemporanea, ma l'autore del romanzo non è importante perché conta solo che una mia storia sia diventata una sua opera". Alessandro Baricco parla così di 'Senza sangue', l'opera del compositore ungherese Peter Eötvös tratta dal suo omonimo romanzo su libretto di Mari Mezei, che dopo il debutto nel 2015 a Colonia arriva domani in prima italiana alle 19,30 (con repliche venerdì alle 20,30 e sabato alle 18) all'Auditorium Parco della Musica di Roma per la Stagione Sinfonica dell'Accademia di Santa Cecilia. Sul podio dell'Orchestra ceciliana lo stesso Eötvös, mentre gli interpreti saranno il mezzosoprano Sonia Ganassi e il baritono Russel Braun.

Il romanzo di Baricco racconta la storia della piccola Nina che vive in una fattoria isolata dove tre uomini irrompono e uccidono spietatamente suo padre e suo fratello. Uno dei tre si accorge che lei è nascosta in una botola ma decide di non rivelarlo agli altri, salvandola. Nella seconda parte, Nina è ormai una donna apparentemente realizzata, che si è vendicata degli assassini del padre e del fratello ed è pronta a incontrare il terzo criminale, quello che l'ha risparmiata e che ora gestisce un chiosco di biglietti della lotteria. Lo invita in un caffè e poi in albergo per fare l'amore.

"Ho voluto concepire quest'opera come una sorta di preludio al 'Castello del principe Barbablù' di Bela Bartok. Erano dieci anni che cercavo un soggetto che facesse al caso mio e ho scelto la seconda parte del romanzo di Baricco", spiega Eötvös, sottolineando che "come il 'Barbablù', anche 'Senza sangue' è un'opera sull'amore". Tra le affinità c'è la durata che, nel caso del capolavoro di Bartok è di circa un'ora, mentre l'opera di Eötvös dura poco meno, circa 50 minuti.

'Senza sangue' "è la dimostrazione che l'opera data per morta mille volte, non lo è affatto perché il richiamo delle scene è forte per i musicisti", sottolinea il presidente sovrintendente di Santa Cecilia, Michele Dall'Ongaro, spiegando che la scelta "di non eseguire l'opera di Eötvös accanto a quella di Bartok", come è stato fatto ad Amburgo, "è legata al fatto che noi siamo una istituzione sinfonica, nonostante l'opera sia abbastanza presente nel nostro cartellone (la stagione quest'anno l'ha inaugurata il 'Fidelio' di Beethoven, ndr) ma dobbiamo preservare la nostra identità".

"Inoltre - aggiunge Dall'Ongaro - abbiamo accostato 'Senza sangue' al poema sinfonico quasi sconosciuto di Liszt 'Dalla culla alla tomba' e all'adagio della Decima di Mahler che grazie all'accordo incredibile di terze sovrapposte che squarcia la tela della partitura, ci consente di attraversare il tempo e lo spazio da Beethoven a Eötvös".

Dall'Ongaro ricorda anche che Santa Cecilia insieme alla Filarmonica della Scala, al Maggio Fiorentino e l'Orchestra della Rai hanno commissionato a Eötvös una nuova opera da eseguire nel 2018, durante la stessa stagione di tutte e quattro le istituzioni che l'hanno commissionata.

Quanto all'incredibile scelta del compositore ungherese di musicare il testo di uno scrittore come Baricco, che nel suo celebre saggio 'L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin' criticava la musica contemporanea e soprattutto l'ambito specifico cui appartiene Eötvös, lo stesso Baricco chiarisce: "Se mi contattano per un progetto, lo esamino e condivise le motivazioni, mi faccio da parte perché ciò che conta è il risultato".

"Io non ho mai odiato la musica contemporanea - ribadisce lo scrittore - la mia era una voce d'amore per una tradizione che vedevo disperdere. Certo, l'ho paragonata a un paziente in coma perché molti compositori della seconda metà del secolo scorso erano lontani dal pubblico. Mentre c'è un certo collegamento tra Eötvös e Bartok, nelle due opere si respira un'aria simile - sottolinea Baricco - non mi pare possibile collegare autori come Boulez o Stockhausen a Schubert. Tuttavia mi aspetto una grande creazione anche dalla musica di oggi", conclude Baricco che non ha ancora sentito l'intera opera, nella quale spera di "non trovare nulla di me stesso, perché quando le cose che noi facciamo germogliano frutti che noi non conosciamo, allora è molto più emozionante".

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