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Soul System: "La nostra vittoria a 'X Factor' dimostra che l'Italia è cambiata"

16 dicembre 2016 | 15.58
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Soul System:

"Fino qualche tempo fa, molti pensavano che se sei nero in Italia non puoi fare niente. E invece noi le cose migliori le abbiamo fatte in Italia. L'Italia ora è pronta a fare un passo in più: se ci hanno televotato in così tanti e una città come Verona ci ha sostenuto moltissimo, vuol dire che qualcosa sta già cambiando". Parola di Soul System, la band che si è aggiudicata la vittoria della decima edizione di 'X Factor' grazie ad una capacità non comune di emozionare la platea televisiva e live, ad una allegria contagiosa ma anche al duro lavoro in sala prove e ad una gavetta fatta di oltre 100 concerti insieme. Un affiatamento che sul palco del talent di SkyUno ha fatto la differenza rispetto alle altre finaliste che, seppure molto dotate, avevano meno esperienza. "Speriamo che la nostra vittoria dia un messaggio chiaro ai ragazzi neri e bianchi e cioè che se sia una passione, la si coltiva e ci si impegna i sogni possono diventare realtà", dicono.

I Soul System sono cinque ragazzi italiani di cui quattro di origini ghanesi (in realtà uno di loro non ha ancora la nazionalità italiana perché per un periodo era tornato in Ghana a studiare "ma spero che questa avventura di 'X Factor' mi aiiuti a svegliare le istituzioni", dice), tutti nati e cresciuti tra Verona e Brescia: Leslie (26 anni), Samuel (28), Alberto (37) David (23) e Joel (26). Alberto ("l'unico con la vitiligine", scherzano gli altri sul collega bianco) suonava la batteria già da molti anni per vivere e gli altri quattro si erano avvicinati alla musica sin da bambini attraverso la Chiesa Evangelica, dove suonavano e cantavo gospel ma anche r&b e musica soul. Poi un anno e mezzo fa l'incontro e "la magia" del primo concerto tutti insieme in un locale: "Da lì non ci siamo più fermati e ad un certo punto abbiamo pensato che dovevamo investire tutti al 100% in questo progetto", spiega Alberto. Così qualcuno ha lasciato il lavoro di bodyguard in un grande magazzino, qualcun altro ha smesso di accompagnare la madre a fare le pulizie o di fare il cameriere e tutti si sono dedicati a tempo pieno alla musica. "La nostra energia sul palco piaceva e ricevevamo moltissime richieste", dice Samuel.

E infatti, quando agli Home Visit Alvaro Soler aveva preferito i Jarvis a loro, non si erano scomposti più di tanto ed erano partiti per la Sardegna, dove in 45 giorni avevano tenuto 40 concerti in diversi locali della Costa Smeralda. "Poi ci è arrivata la telefonata dalla redazione del programma. Ci abbiamo pensato un po' perché stavamo guadagnando bene e perché sapevamo che saremmo partiti 'zoppi', da ripescati. Ma questa alla fine è stata la molla per decidere di andare e impegnarsi al massimo: sapevamo di dover dimostrare più degli altri di avere le carte per essere nel programma e così abbiamo fatto, con l'aiuto di tutta la squadra del programma, soprattutto del producer Fabrizio Ferraguzzo e di Alvaro ma anche con i consigli degli altri giudici, che da Manuel a Fedez e pian piano anche Arisa ci hanno sempre sostenuto", sottolineano.

Al grido di "swagga!" e con il motto "we are soul system and we move the system" hanno conquistato la vittoria e migliaia di fan. A partire da Soler che da scettico è diventato il loro sponsor più convinto, tanto da annunciare nella diretta finale che gli farà aprire i suoi prossimi concerti: "Non lo sapevamo, è stato il regalo più bello". Quanto ai progetti discografici, "dopo una settimana di pausa ci metteremo subito al lavoro e ci piacerebbe molto collaborare con degli artisti italiani, oltre naturalmente ad Alvaro. Cantare in italiano? Sarebbe bello ma l'unica volta che lo abbiamo fatto ci hanno buttato fuori dagli home visit", ridono. Quanto agli Jarvis, "metteremo il nostro 'mi piace' sulla loro pagina Facebook e gli manderemo anche un bel panettone per Natale", concludono scherzando.

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