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Tv: De Giovanni, Gassmann fantastico bastardo di Pizzofalcone

17 dicembre 2016 | 13.23
LETTURA: 7 minuti

Alessandro Gassmann nei panni dell'ispettore Lojacono  (foto dal profilo Twitter dell'artista.
Alessandro Gassmann nei panni dell'ispettore Lojacono (foto dal profilo Twitter dell'artista.

"Di natura sono pigro, molto pigro: più i miei personaggi prendono vita propria meno devo lavorare, per questo sono lietissimo che i miei 'bastardi' approdino in tv". E' tutta in positivo l'aspettativa di Maurizio De Giovanni per la trasposizione televisiva dei suoi romanzi, per ora sei puntate in onda dal 9 gennaio su Rai1. Lo scrittore partenopeo è autore della fortunata serie di romanzi de 'I bastardi di Pizzofalcone', i poliziotti di un commissariato di Napoli, appena arricchitasi di un sesto titolo, 'Pane', tutti con al centro l'ispettore Giuseppe Lojacono. "Alessandro Gassmann è fantastico nei panni dell'ispettore Lojacono, calato perfettamente nel ruolo del poliziotto ombroso, che ha difficoltà nei rapporti umani", dice all'AdnKronos lo scrittore, riferendosi al protagonista della serie tv. De Giovanni promuove con lui anche tutti gli altri interpreti della serie diretta da Carlo Carlei, ovvero Carolina Crescentini, Antonio Folletto, Tosca d’Aquino, Massimiliano Gallo, Gianfelice Imparato, Simona Tabasco, Gennaro Silvestro, "tutti bravi e credibili". Quando un personaggio letterario approda sullo schermo diventa più 'autonomo' rispetto al suo autore che passa a volte dall'inventarlo al raccontarlo e questo, appunto, auspica per i suoi 'bastardi' De Giovanni che sottolinea di "non cercare le luci dei riflettori e di essere lietissimo che se le conquistino loro". Quanto alla rispondenza dei personaggi televisivi alle sue creature, lo scrittore si dice soddisfatto pur sottolineando che "inevitabilmente fra i lettori chi con più precisione, dettaglio, si li è immaginati leggendoli potrebbe non sentirli 'suoi' vedendoli. Ma questo succede sempre".

Vera protagonista dei romanzi di De Giovanni, di quest'ultima serie come della precedente, fortunatissima, ambientata nella Napoli degli anni trenta e dedicata al commissario Ricciardi, è comunque la sua Napoli e anche questa lo scrittore ritrova nella serie tv come l'ha narrata: "E' stata fotografata meravigliosamente, in ogni suo aspetto, in quello livido dei quartieri più degradati come in quello solare che si concretizza quando un raggio di luce illumina una realtà a volte cruda", dice De Giovanni sottolineando che nella fiction, come nei suoi romanzi, sono state evitate letture 'parziali' di Napoli come quelle, ben diverse fra loro, di Giuseppe Marotta e di Roberto Saviano. "Napoli è una grande metropoli mediterranea, la città principale di un'area molto depressa com'è il Sud dell'Italia che, scorporato dal resto della nazione, è in una condizione economica peggiore della Grecia; un'area povera della quale Napoli è capitale con i 3,5 milioni di abitanti della sua area metropolitana. Narrativamente parlando Napoli ha molto dell'Atene di Petros Markarīs (creatore del personaggio del commissario Kostas Charitos, ndr) e della Marsiglia di Jean-Claude Izzo (creatore del personaggio del poliziotto Fabio Montale,ndr)", dice De Giovanni. I suoi 'bastardi' si collocano in questa Napoli con tutto il peso della storia che li ha preceduti: "L'accezione negativa è quella con cui sono percepiti dagli altri ma 'bastardi' vuol dire anzitutto meticci, nel loro caso possessori di un'anima meticcia che può mutuare il meglio da più elementi, come ha fatto Napoli con i suoi tanti conquistatori, dai coloni greci ai romani, dai francesi agli spagnoli, agli americani. Tutti insieme traggono forza dal loro essere diversi per fare squadra", spiega lo scrittore.

L'ultimo caso del commissario Lojacono è 'Pane per i bastardi di Pizzofalcone', un pane che fuor di metafora lo scrittore riempirebbe, "ancora caldo" con un napoletanissimo ripieno di "cicoli, ricotta e pepe", e che in termini letterari vuole essere "emblematico di qualcosa che diamo per scontato ma non lo è, da recuperare magari attraverso un passo indietro rispetto a un tempo nel quale l'innovazione è vista, in maniera semplificata, sempre e solo come progresso". Concetti in penombra, quelli dai quali De Giovanni parte per arrivare a personaggi, narrazioni dove nulla è piena luce o buio assoluto, a partire dalla scelta degli omicidi che racconta e scioglie, non compiuti dal crimine organizzato ma legati a miserie individuali: "Il manicheismo è un rischio da scongiurare subito, nella fase iniziale di ogni narrazione, in un libro decente non ci sono buoni e cattivi e per fortuna questo è vero dagli anni 20 del secolo scorso. Persino i supereroi dei fumetti, almeno nelle trasposizioni cinematografiche, hanno acquisito ormai delle personalità complesse". Così sono i 'bastardi': "Fra loro c'è la madre di un bambino autistico che odia il figlio perchè la limita, uno che probabilmente ha dato delle informazioni al crimine organizzato, un uomo che alza le mani su sua moglie, personaggi che hanno tratti da cattivi e qui sono i 'buoni'. Viceversa le vittime che racconto sono la stragrande maggioranza delle volte peggiori di chi le ha uccise".

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