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Dopo le proteste, Polanski si chiama fuori dalla giuria dei César

25 gennaio 2017 | 12.54
LETTURA: 3 minuti

Roman Polanski al festival di Cannes del 2013 (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Roman Polanski al festival di Cannes del 2013 (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Dopo le polemiche, il regista Roman Polanski ha deciso di chiamarsi fuori dalla giuria dei premi César, l'equivalente francese degli Oscar. La scorsa settimana, l'annuncio della sua nomina a capo della giuria dei premi ha suscitato non poche polemiche e l'indignazione di gruppi di donne della destra francese, che hanno invitato i francesi a boicottare la cerimonia di consegna dei premi e la relativa trasmissione tv prevista per il 24 febbraio prossimo a Parigi.

Le proteste naturalmente erano legate ai guai con la giustizia del pluripremiato regista polacco naturalizzato francese: nel 1977 Polański, che oggi ha 83 anni, venne accusato a Los Angeles di "violenza sessuale con l'ausilio di sostanze stupefacenti" ai danni di una ragazzina minorenne e per evitare la detenzione fuggì in Europa, prima in Inghilterra e poi in Francia; da allora il regista è ricercato negli Usa ed evita di recarsi anche negli stati da cui si può ottenere l'estradizione in Usa. Recentemente, nel film documentario del 2011 girato su di lui, 'Roman Polanski: A Film Memoir', ha chiesto scusa pubblicamente per la prima volta alla vittima di quella violenza.

La polemica sui César "ha profondamente rattristato Roman Polanski e colpito la sua famiglia", ha detto il suo avvocato Herve Temime. "Tuttavia, al fine di non turbare la cerimonia dei César, che dovrebbe concentrarsi sul cinema e non sulla nomina del presidente della giuria, Roman Polanski ha deciso di non accettare l'invito", ha spiegato l'avvocato, aggiungendo che la polemica è stata "alimentata da informazioni completamente false".

La scorsa settimana l'Académie des arts et techniques du cinéma, che gestisce i premi César, aveva difeso la scelta di indicare Polanski per la guida della giuria, lodando il regista come un "esteta insaziabile". Ma il ministro francese per la Famiglia, l'Infanzia e i Diritti delle Donne, Laurence Rossignol, aveva parlato di una decisione "scioccante". Inoltre una petizione online contro la decisione aveva raccolto in poche ore oltre 42.000 firme.

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