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Carlo Conti: "Sul mio cachet attacchi gratuiti e populisti"

31 gennaio 2017 | 11.01
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Carlo Conti (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Carlo Conti (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Mi dispiace molto. Comprendo il sentimento che parte da un disagio che c’è nella società ma bisognerebbe sapere i fatti. Non perché un giornale fa un titolo e scrive una cifra allora è quella giusta e viene cavalcata in maniera populistica". Carlo Conti - in un'intervista a 'Chi'- chiarisce una volta per tutte la sua posizione sul suo compenso a Sanremo, per il quale è stato attaccato (fino agli insulti) sui social, da chi ignorava che la cifra di 650 mila euro non era affatto per la sola conduzione del festival di Sanremo come qualcuno aveva scritto scatenando polemiche.

"Ci sono altri modi in cui ciascuno di noi fa qualcosa per chi vive un’emergenza, ed è bello se rimane privato. Se quello che devolvo in beneficenza lo devo rendere pubblico per farmi bello allora perderebbe di quella forza che parte da un comandamento: 'Ama il prossimo tuo'. Se voglio fare qualcosa di importante per gli altri mi sento più ricco se non lo faccio sapere. Ho sempre pensato di dover restituire la grandissima fortuna che ho avuto nella vita e nel lavoro. Quello che mi dispiace è l’attacco personale, gratuito, senza sapere le cifre, senza sapere che negli ultimi due anni il Festival ha prodotto ricchezza per la Rai, senza sapere che molti programmi si ripagano con la pubblicità non attingendo minimamente al canone anzi portando utili importanti".

"Chi ha visto i miei precedenti Sanremo -sottolinea- sa che c’è stato tanto sociale, tante riflessioni che abbiamo lanciato, dalla musica di Ezio Bosso alla famiglia più numerosa d'Italia o al racconto di un detenuto. Anche quest’anno ci saranno tanti riferimenti al mondo reale, ci sarà uno spazio ancora più grande perchè sono successe tante cose e il festival deve avere questa vocazione non partitica ma politica e sociale". Conti parla anche della scelta di Maurizio Crozza per fare la copertina di Sanremo: "Sono stato io a proporglielo e, le svelo un segreto, glielo avevo già chiesto l’anno scorso perchè mi piaceva avere una confezione comica di quel tipo (che al Festival non c’è mai stata) e la copertina è il marchio di questo fuoriclasse". E, a proposito dei contenuti degli interventi di Crozza, Conti chiarisce: "Non ci sono freni, non c’è censura, non c’è mai stata".

Al fianco di Conti, dopo Fiorello, si schierano anche i pubblicitari. “Immancabili polemiche a parte, il cachet di Conti, a mio avviso, è molto più che equo – commenta Cesare Casiraghi, uno dei più riconosciuti pubblicitari italiani, fondatore e direttore creativo dell'agenzia di comunicazione integrata Casiraghi&Greco- se si considera l’impegno in ordine di tempo (la preparazione di Sanremo inizia mesi prima delle serate), le responsabilità del ruolo e la complessità nella gestione del più importante evento televisivo italiano, il compenso del direttore artistico Conti è semmai livellato verso il basso. A maggior ragione se si considera quanto il Festival stia portando nelle casse della Rai in termini di raccolta pubblicitaria”.

Gli fa eco Francesco Bozza, Executive Creative Director di Leo Burnett Group Italia. "Capisco l’attenzione ai costi di una manifestazione organizzata dal servizio pubblico. E capisco la polemica da parte dei non addetti ai lavori. La verità è che si può amare oppure odiare, ma il Festival di Sanremo è una pietra miliare della televisione italiana. E dal punto di vista della comunicazione e degli investimenti pubblicitari, la kermesse sanremese è il nostro SuperBowl, la mitica finale del campionato della National Football League. Lo è per l’eccezionalità dell’evento, per l’impatto mediatico e soprattutto per il tasso di audience (è sempre sul podio della classifica delle trasmissioni più viste in Italia). Una grande responsabilità organizzarlo, gestirlo e condurlo. Perché Carlo Conti guadagna così tanto? Semplice, perché fa guadagnare tanto".

Sembrerebbe, infatti, che con Conti al timone del Festival quest’anno addirittura si sfonderà il muro dei 23 milioni di introiti commerciali (22 da pubblicità e circa 1 da altre entrate) a fronte di un costo stimato del festival di 15,5-16 milioni di euro, con un utile che potrebbe dunque raggiungere e superare l'ambizioso traguardo di 7 milioni di euro. Inoltre il compenso, lordo, di Carlo Conti non è legato al singolo evento ma inserito in un contratto di esclusiva che comprende la conduzione, la direzione artistica del Festival, di Radio Rai e la realizzazione, in qualità di autore e conduttore, di altre trasmissioni.

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