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Tv: il salto innovativo di 'Studio Uno' su Rai1 dopo 56anni

01 febbraio 2017 | 20.04
LETTURA: 7 minuti

Alessandra Mastronardi sul set di 'C'era una volta Studio Uno'
Alessandra Mastronardi sul set di 'C'era una volta Studio Uno'

Era il 1961 quando Ettore Bernabei, appena arrivato alla guida della Rai, accolse il vento della modernità e dell'innovazione incarnati da Antonello Falqui, fidandosi del suo intuito per aprire la televisione ad un modo diverso di fare intrattenimento che prese forma nel programma 'Studio Uno' andato in onda per la prima volta il 21 ottobre di quell'anno divenendo il simbolo del varietà. Ora, 56 anni dopo, la Rai tira fuori dal cassetto i ricordi e ne racconta la storia in una fiction, 'C'era una volta Studio Uno', prodotta da Matilde e Luca Bernabei, insieme a Rai Fiction, per la regia di Riccardo Donna, in onda il 13 e 14 febbraio in prima serata su Rai1 con Alessandra Mastronardi, Enrico Ianniello, Antonello Fassari, fra gli altri.

"'C'era una volta' - dice durante la conferenza stampa Tinni Andreatta, al timone di Rai Fiction - è una formula che ci introduce al mito. E 'Studio Uno' è il mito incarnato nel corpo di Mina (che condusse la prima edizione del programma e non solo, ndr). 'Studio Uno' fa parte del percorso che la Rai sta portando avanti in questi ultimi anni, quello di raccontare il paese. Il cuore di questo racconto è il racconto di quella televisione che improvvisamente, in modo prepotente, il sabato sera entrò nelle case di tutti gli italiani". Non un racconto "polveroso", però, tiene a sottolineare la Andreatta e proprio per questo è stata scelta la versione fatta da Nek al Festival di Sanremo della canzone di Mina 'Se telefonando'".

"Lo abbiamo fatto anche perché volevamo incuriosire i ragazzi", spiega Luca Bernabei, che racconta la sua grande "emozione: a me e Matilde sarebbe piaciuto che oggi a questo tavolo ci fosse nostro padre. Vi avrebbe raccontato tante cose. E' bello che un'Azienda sia orgogliosa di sé", come dimostra la scelta di realizzare questa fiction. "Questa è la più grande Azienda culturale del Paese e noi speriamo che l'Italia torni a sognare, anche vedendo queste cose".

Luca Bernabei sottolinea più volte la grande forza innovativa di Falqui che in quegli anni ha aiutato "l'Italia a sprovincializzarsi. Mio padre ci raccontava di 'Studio Uno' come fosse una fiaba. Non parlava molto di lavoro, ma di questo sì. Ci ha anche raccontato l'attenzione maniacale di Falqui per i dettagli".

Un'attenzione che anche i produttori hanno avuto ("Siamo andati a Torino, dove è nata la Rai a prendere le macchine e gli strumenti di allora", dice Luca Bernabei), così come le sceneggiatrici, Lucia Zei e Lea Tafuri: "Ci siamo documentate moltissimo. Non abbiamo potuto incontrare Mina ma abbiamo letto tanto su di lei. Abbiamo parlato a lungo con Ettore Bernabei che ci ha spiegato come 'il servizio opinioni', che allora faceva in un certo senso le veci dell'auditel, fosse utilissimo anche per creare nuovi programmi".

Idem per Riccardo Donna: "Ho fatto una ricerca molto precisa dei costumi dell'epoca, tanta gente si rivedrà nei ragazzi della fiction. Ho parlato personalmente con Falqui e sarei onorato nel sapere che la fiction gli è piaciuta. Curare la regia di questa fiction è il mio omaggio personale ad un'Azienda che mi ha dato tanto. Io sono nato con la televisione e proprio alla Rai. E così è stato come girare un film su casa mia. Certo io non c'ero quando Falqui ha inventato 'Studio Uno' ma non ho fatto fatica a immaginarlo e credo che le cose siano andate come lo raccontiamo in questo film. Ho cercato di fare un back stage del passato, dando nuova vita a quegli scenari.

Ma 'Cera una volta Studio Uno' non è solo la celebrazione di un programma di varietà che è diventato cult, ma anche la fotografia di un momento molto speciale per l'Italia che, dopo la guerra, ricominciava, da un lato, ad assaporare il gusto della leggerezza di vivere, dall'altro a camminare verso nuove consapevolezze da parte delle donne.

Ed è proprio su questo che si sofferma Alessandra Mastronardi che, nel tv movie, è Giulia, una ragazza di 25 anni che vive con gli zii, dopo aver perso da piccola i genitori. "Giulia entra in Rai in punta di piedi ed ha una vita già 'segnata' da una serie di scelte che dovrebbero portarla a diventare moglie donna dedita esclusivamente alla famiglia, ma lei, come è nell'indole femminile, è determinata a capire chi sia davvero e ad andare sempre più avanti", racconta l'attrice.

Le altre due protagonisti femminili della fiction sono Diana Del Bufalo, nei panni di Rita, mamma single che insegue con tutta se stessa il sogno di diventare cantante, e Giusy Buscemi nel ruolo di Elena, una ballerina pronta a usare la propria bellezza per aprire le porte del proprio successo. Questo, prima che qualcosa non la porti a intraprendere un cammino personale di evoluzione. A vestire i panni di Falqui, invece, c'è l'attore Edoardo Pesce, felice che la sua interpretazione sia piaciuta al vero Falqui: "Ne sono proprio contento, Falqui ha visto la fiction ieri in anteprima e Bernabei mi detto che gli sono piaciuto".

Enrico Ianniello è Bergamini, assistente dell'allora direttore generale della Rai, Ettore Bernabei: "Io mi sono concentrato sul portare lo sguardo di Bernabei e la sua idea nuova di televisione. Era un momento unico. Venivamo dalla guerra e per la prima volta ci occupavamo di bellezza", racconta. E chi veste i panni di Ettore Bernabei? "L'attore che fa mio padre - dice Luca - si chiama Simone Colombari, ma abbiamo scelto di non chiamarlo (Ettore Bernabei, appunto) nella fiction per pudore".

Al di là dei nomi, per Matilde e Luca produrre questa fiction ha un valore decisamente personale: "All'epoca di Studio Uno - racconta Matilde - avevo 7 anni. E dovevo andare a letto dopo il Carosello. Ogni tanto, però, riuscivo a sgattaiolare e mettermi dietro le poltrone dei grandi per poter vedere anch'io Studio Uno. Un giorno chiesi a mio padre di portarmi a vedere le prove. E lui, che era sempre presente alle prove, mi ci portò. Lì ho respirato quel clima speciale che ti fa sentire di avere la possibilità di riuscire, lavorando tanto, a realizzare i tuoi sogni. Lì ho cominciato a credere che la magia può diventare la tua realtà e ho respirato il senso della ricerca dell'eccellenza".

Nel cast fra gli altri anche Simone Gandolfo che interpreta l'autore che lavora con Falqui, Guido Sacerdote; Antonello Fassari che è il dirigente Rai Mariotti e Giampaolo Morelli che è l'atro dirigente, Luigi Bocci; Domenico Diele che è Lorenzo, deciso ad entrare in Rai come programmista; Andrea Bosca che è l'assistente coreografo Stefano e Gianmarco Saurino che, invece, veste i panni del macchinista Renato.

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