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Danza: l'omaggio a 'Pina Bausch' all'Auditorium Parco della Musica

05 febbraio 2017 | 11.50
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Asha Thomas e Raphaelle Delaunay interpreti del duo 'Ginger Jive' all'Auditorium Parco della Musica, nell'ambito del Festival Equilibrio
Asha Thomas e Raphaelle Delaunay interpreti del duo 'Ginger Jive' all'Auditorium Parco della Musica, nell'ambito del Festival Equilibrio

Si intitola 'Eredità Wuppertal. Omaggio a Pina Bausch attraverso le creazioni dei suoi danzatori', la serata-evento in programma domani sera all'Auditorium Parco della Musica, nell'ambito del Festival Equilibrio. Per la prima volta in Italia, tre opere di ballerini-coreografi plasmati dal Tanztheater Wuppertal, ensemble fondato e diretto dalla coreografa-regista Pina Bausch, 'grande madre' del teatrodanza contemporaneo, scomparsa nel 2009.

Adozione del gesto quotidiano nel tessuto coreografico, trasversalità dei linguaggi, immaginario onirico, idea del corpo scenico come erogatore di emozioni, messa a punto di un sistema d’improvvisazione basato anche sul vissuto degli interpreti.

Questo e altro ha significato l’avvento di Pina Bausch, che ha influenzato molti coreografi e registi del nostro tempo. Ovviamente gli artisti più condizionati sono stati (e lo sono ancora adesso) i suoi danzatori, alcuni dei quali si sono sviluppati creativamente proprio grazie al rapporto di lavoro diretto con la geniale autrice.

In scena Damiano Bigi, Raphaelle Delaunay, Jorge Puerta Armenta

Che cosa hanno generato le esperienze nel Tanztheater Wuppertal? C'è un mondo di segni, o uno stile, definibile come un peculiare patrimonio di Pina? Sono questi gli interrogativi fondamentali posti dal progetto 'Eredità Wuppertal', piccola maratona di coreografie firmate da ballerini (attuali o ex) del Tanztheater Wuppertal.

L'italiano Damiano Ottavio Bigi, la francese Raphaelle Delaunay e il colombiano Jorge Puerta Armenta, autore di un assolo per il performer Pablo Aran Gimeno. Pur nelle differenze, vi si scorgerà la memoria di Pina. Il suo humour, la sensualità dei suoi movimenti, l'orientamento della danza come viaggio nell'io e una particolare relazione con musica e spazio.

Ma l'eterogeneità di questa trilogia mostra anche che i trascorsi 'bauschiani', per ogni danzatore che abbia attraversato il mito del Tanztheater, hanno saputo stimolare una ricerca autonoma e un’apertura verso prospettive originali.

Leonetta Bentivoglio, la coreografa tedesca un incontro fondamentale, professionale e esistenziale

Leonetta Bentivoglio, giornalista, scrittrice, critico di danza, ideatrice del progetto, è stata per lunghi anni amica di Pina Bausch, fu lei a 'scoprirla' e a farla conoscere nel nostro paese. Autrice di saggi e libri dedicati alla grande coreografa e regista tedesca ( 'Pina Baush. Vieni balla con me', 'Pina e io. Leonetta Bentivoglio racconta Pina Bausch', 'Il Teatro di Pina Bausch') la Bentivoglio ha dichiarato recentemente all'Adnkronos: ''L'incontro con Pina Baush è stato per me fondamentale. Dal punto di vista professionale, ma soprattutto esistenziale''.

''Pina mi ha aperto gli occhi, per esempio, sulle motivazioni profonde della scrittura, del mio essere critico e giornalista. Ho scritto molti libri su di lei - ha aggiunto la Bentivoglio- come l'ultimo, per esempio, 'Una santa sui pattini a rotelle, una frase mutuata a Federico Fellini che la volle, nel ruolo dell'arciduchessa cieca, per il suo film 'E la nave va'''.

''Rivendico fortemente il ruolo che Pina Bausch ha avuto, non soltanto nella danza e nella coreografia, come capostipite del teatrodanza europeo - ha proseguito - ma anche sulle arti sceniche in generale. L'ho ammirata, frequentata - ha concluso- stimolando e sollecitando inviti in Italia, intorno agli anni '80, quando nel nostro Paese non era ancora conosciuta''.

Il duo Delaunay- Thomas presentano 'Ginger jive', tra black dance e 'revue nègre'

Tra le protagoniste della serata in programma all'Auditorium Parco della Musica, Raphaëlle Delaunay che presenta con la danzatrice afroamericana Asha Thomas', 'Ginger Jive', un duetto pieno di humour e di eleganza. Le due interpreti si mettono a flirtare con l'esotismo della 'black dance' modellando un tessuto di 'numeri' coreografici ludici e provocanti.

Il risultato è una peculiare 'revue nègre' di dimensioni ridotte che miscela lo swing più vibrante alla danza contemporanea. Il pezzo ci racconta un rapporto di coppia al femminile dove da un'acida rivalità si può passare al calore di una forte partnership e viceversa. Con dinamismo, intensità ritmica e ironia.

Pablo Aran Gimeno sarà invece il protagonista di un assolo firmato da Jorge Puerta Armenta 'At 17 centimeters above the floor''. A un tratto, in un giorno come un altro, accade qualcosa. Quando meno te lo aspetti. E' come giungere inavvertitamente a un crocevia che ti costringe a una trasformazione e a una metamorfosi. Tale momento di svolta potrebbe essere traumatico e doloroso, come lo è ogni esperienza violentemente cangiante.

L'italiano Ottavio Bigi porta in scena la 'Cittadella'

L'individuo che si incontra (o si scontra) con il mutamento lancia il proprio corpo perduto in una danza molto intensa ed espressiva. Stati di rabbia spinti fino al parossismo si alternano a passaggi pieni di calma, che al termine della strana giornata porteranno il protagonista a camminare o a fluttuare, in una dimensione che si alza di qualche centimetro sopra il pavimento.

Nella pièce di Pablo Aran Gimeno il teatro-danza di Pina Bausch emerge come la suggestione o il 'sotto testo' di un pezzo autoanalitico e ricco di concreti riferimenti alla quotidianità comune.

Ultimo brano in programma 'Cittadella', una creazione del danzatore italiano Damiano Ottavio Bigi, che ha lavorato per alcuni anni nel Tantheater Wuppertal dopo esperienze europee di danza classica e contemporanea. Damiano è tuttora impegnato come ospite negli spettacoli di Pina Bausch che porta in giro per il mondo la compagnia tedesca.

nella 'Cittadella' un uomo va alla ricerca della propria identità creativa, tra conflitti e rievocazioni del passato

L'assolo 'Cittadella' sviluppa l'immagine di un uomo alla ricerca della propria identità creativa, tra conflitti, domande e rievocazioni del passato.

C'è molto di autobiografico nel 'racconto' di questo itinerario tormentoso e plastico all'interno della propria 'cittadella' artistica e interiore, compiuto da un ballerino che, dopo anni di espressività indagata attraverso il confronto con un autore potente come Pina Bausch, si trova a misurarsi con il 'grado zero' della libertà.

Ed esplorando i propri segni, decide di percorrere il rischioso e affascinante confine che esiste fra il teatro e la danza, lungo il quale rivendica la forza comunicativa di un 'corpo parlante'.

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