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Raccolse 2.000 firme per 'I fantasmi di Portopalo', l'impegno di Gaia continua /Video

20 febbraio 2017 | 16.35
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Gaia Ferrara durante il suo viaggio verso Portopalo
Gaia Ferrara durante il suo viaggio verso Portopalo

La fiction di Raiuno "I fantasmi di Portopalo", interpretata da Beppe Fiorello, in onda questa sera e domani, sta per accendere i riflettori su uno dei più gravi naufragi del Mediterraneo, avvenuto più di vent’anni fa, in cui persero la vita 283 persone. Ma la vicenda, raccontata in un libro inchiesta di Giovanni Maria Bellu, da cui la serie tv prende il nome, dopo vari anni di oblio, due anni e mezzo fa è stata al centro di un’iniziativa dal forte risvolto umanitario che ha portato la storia, con il suo carico di morti, fino a Bruxelles.

Protagonista Gaia Ferrara, una giovane attivista romana che, nell’estate del 2014, ha percorso in bici 1.200 km dalla Puglia all’estrema punta della Sicilia, fino a Portopalo, per raccogliere 2 mila firme a sostegno di una petizione, volta al recupero del relitto della nave, affondata a Natale del 1996, per dare una sepoltura a quei corpi e un nome.

"Ci sono 283 corpi, e non sono i soli purtroppo - commenta all’AdnKronos Gaia Ferrara - che giacciono da 20 anni in fondo al mare senza sepoltura, nelle acque del Canale di Sicilia a largo di Portopalo. Erano migranti asiatici, provenienti dal Pakistan, dallo Sri Lanka e dall'India in cerca di un futuro migliore, che volevano approdare sulle nostre coste ma non ce l'hanno fatta, ieri come oggi. Di loro, non resta che un vago ricordo".

La petizione, presentata ad alcuni parlamentari europei, ebbe come primi firmatari personaggi noti come Dario Fo, Don Luigi Ciotti, lo stesso Giovanni Maria Bellu, Carlo Lucarelli, Christopher Hein, Piero Soldini e venne promossa dall’associazione Viandando in collaborazione con Libera. Tuttavia, ad oggi, Gaia Ferrara, nonostante sia stata insignita dal Parlamento Europeo del Premio 'Cittadino Europeo 2015' non ha avuto ancora alcuna risposta concreta.

L’impresa ebbe una certa risonanza e venne documentata dall’Adnkronos anche con una video intervista a Gaia Ferrara, la quale ha proseguito, in questi anni, il proprio impegno di sensibilizzazione percorrendo ancora 2000 km in bici per l’Italia con il progetto "Migranti e Migrati", promosso dall’associazione "Viandando" della quale è fondatrice e direttrice, per promuovere l’interazione, il dialogo, l’impegno di coloro che si spendono ogni giorno per la verità, la dignità delle persone, il rispetto dei diritti umani.

"Piace pensare che anche il nostro contributo abbia contribuito ad accendere i riflettori su quella strage e su quelle persone abbandonate, ad uscire dall’oblio, dai grandi proclami, dalle parole sbandierate o dal silenzio cieco e complice" sottolinea Ferrara. La storia oggi viene portata alla ribalta del grande pubblico televisivo, una spettacolarizzazione che forse servirà a smuovere nuove coscienze su questa e su altre tragedie del mare. I pescatori del luogo all’epoca presero la difficile decisione di tacere per non farsi sequestrare le imbarcazioni dalle autorità. Finché nel 2001, uno di loro, Salvo Lupo, decise di rompere il silenzio.

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