cerca CERCA
Venerdì 19 Aprile 2024
Aggiornato: 08:18
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Özpetek: "In 'Rosso Istanbul' la mia città sospesa"

23 febbraio 2017 | 16.34
LETTURA: 3 minuti

Ferzan Özpetek (Fotogramma)
Ferzan Özpetek (Fotogramma)

"Se oggi andassimo a Istanbul, difficilmente vedremo quello che arriva dai telegiornali. Quello che è cambiato, davvero, è l’umore delle persone, che poi è la cosa che interessava raccontare a me". Ferzan Özpetek torna a girare e ad ambientare un film, 20 anni dopo 'Bagno turco', nella sua Istanbul, che definisce "città sospesa", e lo fa partendo dal suo romanzo 'Rosso Istanbul', pubblicato nel 2013 e ora in libreria con una nuova edizione.

"Nel romanzo sono io che torno, qui ho preferito invece mediare in un certo senso inserendo due personaggi, anche perché non volevo rifare il romanzo, ma aggiungere qualche elemento di tensione", dice il regista. Il film sarà nelle sale dal 2 marzo con 01 distribution su almeno 200 schermi.

Nel film Özpetek racconta la storia di Orhan Sahin (Halit Ergenc) di ritorno a Istanbul, dopo 20 anni di assenza volontaria, per aiutare come editor Deniz Soysal (Nejat Isler), famoso regista cinematografico alle prese con l'ultima stesura del suo libro. Intrappolato in una città carica di ricordi, Ohran si ritrova sempre più coinvolto nei legami con i famigliari e gli amici di Deniz, che sono anche i protagonisti del libro in questione. Soprattutto Neval (Tuba Buyukustun) e Yusuf (Mehmet Gunsur), la donna e l'uomo cui Deniz è più legato.

"Ci sono molte cose della mia vita - ammette Özpetek, che dedica la sua ultima opera alla madre, morta un mese e mezzo fa - come tra l'altro avviene in tutti i miei film. Ma qui, ovviamente, sono cose più riguardanti il mio passato, la mia infanzia. Andai via dalla Turchia ormai 41 anni fa, ma fu per scelta, non per costrizione". "Adesso ho sentito la necessità di provare a raccontare le atmosfere di Istanbul, città sospesa, senza fermarmi però di fronte alle solite ovvietà. Non credo sia semplicemente un esercizio nostalgico, piuttosto la volontà di raccontare delle persone, i loro umori, che - conclude il regista - un domani magari non ci saranno più". Anche perché, ricordando la frase manifesto del film, "chi guarda troppo al passato rischia di non vedere il presente".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza