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Danza: il flamenco di Miguel Angel Berna all'Olimpico di Roma con 'Cardìa'

10 aprile 2017 | 15.46
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Un'immagine di 'Cardia', lo spettacolo di Miguel Angel Berna
Un'immagine di 'Cardia', lo spettacolo di Miguel Angel Berna

Debutta mercoledi' prossimo nella capitale, nell'ambito della VII edizione del Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico, 'Cardìa' firmato da Miguel Angel Berna, virtuoso di jota, originario di Saragozza, spettacolo scritto a quattro mani con la ballerina Manuela Adamo, che vedrà tra l'altro, la partecipazione di uno dei maggiori attori e scrittori salentini, Brizio Montinaro.

In scena accanto alla sua compagnia e a cinque musicisti diretti da Francesco Loccisano, due ospiti d’eccezione, il ballerino turco, esperto di danza tradizionale Sufi, Ziya Azazi e la cantante salentina Maria Mazzotta presenza abituale del concertone della Notte della Taranta, una delle voci più amate del repertorio tradizionale salentino.

'''Cardía' è un viaggio nell’anima di due regioni del sud d’Europa, l’Aragona e il Salento - ha spiegato Andrea Carlino, professore di Storia della Medicina dell'Università di Ginevra- Terre distanti, oggi, forse diverse, addirittura estranee, benché abbiano condiviso un tratto di storia quando agli albori dell’età moderna gli aragonesi governarono l’Italia meridionale''.

''Eppure, scavando nelle tradizioni, nella memoria popolare, nei recessi del patrimonio immateriale di queste terre si scorgono affinità inaspettate, curiose coincidenze, tracce, forse, di una patria culturale comune - ha aggiunto Andrea Carlino - Musiche e balli per curare il 'mal-essere' miticamente generato dal morso di un ragno o di uno scorpione, canti e lamenti di prefiche che accompagnano la straziante separazione dei morti dai vivi, coltelli e bastoni che maneggiati con maestria riproducono in un disegno coreutico perfetto la tensione di scontri e duelli''.

''Segni che attestano una sensibilità comune - ha aggiunto ancora- Modi analoghi che le tradizioni popolari, superando i confini posti dalla storia, preservano e tramandano per scandire i tempi e i fatti della vita''. Elemento centrale di questa vicenda mondana e delle sue rappresentazioni, nella storia viva come in questo spettacolo, è il cuore - 'cardia', sacello dell’anima sensibilis, spiega una nota dello spettacolo. Nella cultura dell’antica Grecia, infatti, il cuore è l’organo che sente, tripudia e patisce. Battendo, attraverso il fluire del sangue, irradia lo spirito vitale, il sentire che anima, muove e commuove tutto il corpo.

Ecco perché 'Cardía', spiega ancora la nota. Non a caso 'Cardía' è vocabolo ricorrente nel repertorio tradizionale di canti d’amore e di lamentazioni funebri nell’odierna Grecìa salentina. Un cuore composto da quattro foglie chiuse a bocciolo, recita uno di questi componimenti raccolti e studiati alcuni anni fa da Brizio Montinaro. Quattro come le cavità anatomiche del cuore. Quattro come i tempi in cui si articola questo spettacolo, elaborando le suggestioni offerte da quegli elementi ricorrenti nella cultura popolare del Salento e dell’Aragona: l’amore e la follia, il duello, la disperazione del lutto, la festa collettiva. Lo spettacolo sarà replicato sarà replicato per una sola serata il 13 aprile.

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