Enrico Lo Verso sarà il protagonista di 'Uno Nessuno Centomila', per la regia di Alessandra Pizzi, alla Sala Umberto di Roma, in occasione del 150esimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello. A partire da giovedi' prossimo con repliche sino al 30 aprile. Un omaggio a Luigi Pirandello, attraverso l’adattamento teatrale, in forma di monologo, del più celebre dei suoi romanzi - ha spiegato la regista - La storia di un uomo che sceglie di mettere in discussione la propria vita, a partire da un dettaglio minimo, insignificante''.
''Il pretesto è un appunto, un’osservazione banale che viene dall’esterno - ha aggiunto Pizzi - I dubbi di un’esistenza si dipanano intorno ad un particolare fisico. Le cento maschere della quotidianità, lasciano il posto alla ricerca di un sé autentico, vero, profondo''.
''L’ironia della scrittura rende, poi, la situazione paradossale, grottesca, accentua gli equivoci - ha aggiunto - La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi. Abbandonare i 'centomila', per cercare l’uno, a volte può significare fare i conti con il nessuno. Ma forse è un prezzo che conviene pagare, pur di assaporare la vita. 'Uno, nessuno e centomila' è il romanzo chiave - ha proseguito Pizzi- non in quanto apoteosi o summa del pensiero, ma quanto incipit per un’analisi introspettiva sulle dinamiche esistenziali e socio culturali della società'''.
Una sorta di seduta psicoterapeutica, in 70 minuti, la pièce interpretata da Enrico Lo Verso, che veste i panni di Vitangelo Moscarda, 'l'uomo senza tempo'. ''Uno spettacolo che rompe gli schemi - ha spiegato ancora la regista, che ha anche curato l'adattamento dell'opera- toccando uno dopo l’altro i conflitti di un’esistenza. Il rapporto con i genitori, i dubbi sulla provenienza, il rapporto dei generi, la ricerca dell’identità ed, in fine, l’affermazione di sé.
''Il Vitangelo Moscarda interpretato da Lo Verso diventa uomo di oggi, di ieri, di domani - ha sottolineato ancora la regista- Ed il testo diventa critica di una società che oggi, come cento anni fa, quando il testo fu concepito, tende alla partecipazione di massa a svantaggio della specificità dell’individuo. Ma la sua è una critica volta ad un finale positivo, però, ovvero la scoperta per ognuno di essere stessi, dentro la propria bellezza''.
''L’interpretazione, non manca di ironia e sagacia, ricca com’è di inflessioni e note di colore tipiche siciliane, tanto care all’autore del testo, al personaggio e all’attore che lo interpreta - ha ricordato ancora -Una messa in scena mutevole in ogni contesto, nel rapporto empatico con il luogo e con chi ascolta e che dà forma ad un personaggio, che è 'uno, centomila o nessuno'. Tutti per la prima volta affidati al racconto di una voce.