Uomini, non icone. Questo il senso del racconto di "Novantadue - Falcone e Borsellino 25 anni dopo", testo che per la prima volta approda a Roma, dove sarà in scena da domani e fino a domenica 30 al Teatro Quarticciolo di Roma. Con all'orizzonte il sacrificio dei due magistrati, 'Novantadue' - scritto da Claudio Fava, figlio di un'altra vittima illustre della mafia, ma anche intellettuale e politico che a questa battaglia ha dedicato la sua vita - punta a raccontare un momento chiave del percorso di Falcone e Borsellino, ovvero il periodo in cui i due nell’estate 1985 si ritrovarono all’Asinara per completare l’istruttoria del Maxi Processo.
Due uomini rinchiusi - a loro modo 'prigionieri' soprattutto del loro destino - nel carcere di massima sicurezza, inviati dal giudice Caponnetto, per garantire la loro incolumità, dopo l’omicidio del capo della squadra mobile di Palermo Ninni Cassarà.
Un testo - ha spiegato Fava - "per andare oltre il mito" di Falcone e Borsellino "raccontando la loro dimensione piu' autentica e quotidiana, che nulla toglie o sottrae alla loro battaglia ma li completa come esseri umani".
Un lavoro che - sottolinea l'autore - "nasce dal desiderio di raccontare la dimensione umana di Falcone e Borsellino, fatta di vitalita', di solitudine, di senso profondo senso del dovere: un rapporto di amicizia che non può essere cristallizzato in un fermo immagine ma nasce da un'idea di militanza civile e umana di cui non sempre ci arriva tutto il senso e tutta la forza".
L'atto unico, prodotto da Bam Teatro, è interpretato da Filippo Dini, Giovanni Moschella e Pierluigi Corallo, mentre la regia e l'adatamento sono di Marcello Cotugno che spiega come "una storia del genere non si può raccontare con la retorica e per questo il nostro spettacolo trova la sua cifra estetica nell’essenzialità, funzionale a uno scavo profondo nell’intimità di due esseri umani".