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Danza: il duo Gdaniec-Cantalupo con la compagnia 'Linga' al Vascello

09 maggio 2017 | 15.57
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'Tabula' della Compagnie Linga in scena al Teatro Vascello di Roma il 17 e il 18 maggio
'Tabula' della Compagnie Linga in scena al Teatro Vascello di Roma il 17 e il 18 maggio

Dopo le tournée nei maggiori teatri e festival internazionali (Palestina, Perù, Ecuador, Spagna, Francia, Uruguay, Argentina, Corea, Cuba, India, Brasile, Egitto, Polonia, Albania) e reduce dallo Schrittmacher Festival (Germania), dove ha riscosso grande successo di pubblico e critica, la Compagnia svizzera 'Linga' con sede a Losanna torna a Roma al Teatro Vascello, con 'Tabula', il 17 e il 18 maggio (ore 21).

Il 20 lo spettacolo sarà presentato anche presso la Fonderia39 di Reggio Emilia, sede della Fondazione Nazionale della Danza Compagnia Aterballetto. ''Tabula - racconta Marco Cantalupo, coreografo e direttore artistico della Compagnia insieme a Katarzyna Gdaniec - nasce nel 2015, vent'anni dopo 'Concerto', un pezzo che ci aveva fatto conoscere sulla scena internazionale''.

''Con un linguaggio, una drammaturgia e una dimensione architettonica sicuramente cambiata, evoluta rispetto all’epoca, ma il tema trattato è identico - ha proseguito - Lo spazio fisico e lo spazio sociale''.

Scenografie mobili che delimitano lo spazio coreografico con corpi 'tagliati' da luci caravaggesche

''In 'Tabula' lo spazio è condiviso, conquistato, rivendicato dagli interpreti di una danza a fior di pelle, contrastata e potente - ha continuato Marco Cantalupo - E le regole del gioco sono costantemente modificate dal movimento di una scenografia imponente, due tavole massicce che esplorano, nelle loro variazioni spaziali, tanto l’immobilità di una 'ultima cena' che il movimento di un conflitto territoriale''.

'Tabula' propone un teatro delle operazioni a geometria variabile, nel quale i corpi si battono per la conquista dello spazio vitale. L’ambiente musicale è mixato, ibrido tra il nuovo classico e la drone music minimalista, mentre le luci 'tagliano' i corpi e le forme architettoniche create dalla scenografia. Le luci si ispirano nettamente dal chiaroscuro caravaggesco e leonardesco.

Otto danzatori modulano così all’infinito il campo d’azione, erigono muri, torri e ponti, creando alleanze e contrasti inediti, strappandosi parti di territorio. La risonanza con un’attualità sempre più impregnata di conflitti e barriere è immediata.

"Credo che la nostra ricerca coreografica - ha continuato Cantalupo - ci abbia portati ad associare una forza viva, brutale, terrena, una quotidianità gestuale a dei corpi 'educati' da percorsi più accademici. Ne è risultata una nuova alchimia alla quale il pubblico della danza contemporanea non era abituato, e un’energia creativa che ha sorpreso. Progressivamente i temi sociali e la ricerca di nuove estetiche hanno nutrito le nostre creazioni''.

La compagnia è nata nel 1992 per desiderio di Marco Cantalupo e Katarzyna Gdaniec (per otto anni prima ballerina del Béjart Ballet Lausanne) e quest'anno festeggia 25 anni di attività.

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