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Musica: in scena Zerovskij e il pop supera le frontiere per diventare Arte

02 luglio 2017 | 15.00
LETTURA: 7 minuti

scatto di una scena finale dello spettacolo 'Zeroskij' al Centrale Live del Foro Italico
scatto di una scena finale dello spettacolo 'Zeroskij' al Centrale Live del Foro Italico

(di Veronica Marino) C'è tutto dentro Zerovskij...solo per amore'. Il pop supera le frontiere sino ad oggi conosciute e allarga le braccia all'Arte, all'Amore, alla Storia degli uomini che siamo oggi, guardando all'istante in cui tutto è cominciato e si è srotolato fino al presente. Nel grande show che Renato Zero ha portato in scena al Centrale Live del Foro Italico di Roma gremito di fan, tutto ha inizio con il fischio del capostazione della 'Stazione Terra'. E' lui, Zeroskij, in abito nero e cappello, a regolare arrivi e partenze, cadenzato da surreali spot pubblicitari e annunci degli altoparlanti. E' lui, insieme a 61 elementi d'orchestra sinfonica e 30 coristi, a dare inizio al racconto corale che, tra brani inediti e soprattutto brani dell'ultimo album, compone un grande puzzle umano, lo specchio di ciò che siamo diventati, attraverso continui colpi di scena che prendono forma insieme a talentuosi attori-cantanti e ballerini.

Dio, scritturato da Renato Zero, appare attraverso una luce accecante e parla (con la voce di Pino Insegno) del suo progetto originario, fallito per colpa dell'umana cupidigia: "Ispiravate interesse all'inizio... - dice Dio agli uomini - Credevo che quel qualcosa che mancava nell'Universo fossi Tu e invece sei il mio fatale errore... mia scellerata creatura". Poi compaiono in successione, protagonisti assieme agli altri di questa sorprendente opera contemporanea, Adamo (Claudio Zanelli) ed Eva (Alice Mistroni), fuggiaschi da secoli e in piena crisi. Amore (Cristian Ruiz), che arriva sul palco in sedia a rotelle, ridotto alla paralisi dagli eventi del mondo ma instancabile nel soccorrere i cuori dilaniati, pur consapevole che nessuno conosce fino in fondo le sue potenzialità, e Odio (Marco Stabile) che, invidioso, cerca di avere la meglio su di lui, insultandolo ed elencando la lunga sequenza di divertimenti che con lui sono possibili.

Poi ci sono Vita e Morte (entrambi interpretati da Roberta Faccani) che non appaiono insieme, ma sono la faccia della stessa medaglia. E' la Morte, però, ad essere la protagonista di quasi tutto lo spettacolo, soffermandosi anche sulla pace e il sollievo che lei può rappresentare in certi casi nei quali, però, tanto è desiderata quanto tenuta a distanza da una vita artificiale. Ma non è finita. Mentre Renato Zero canta l'esistenza in tutte le sue manifestazioni ('Buongiorno a te, umanità, quest'oggi che si fa. C'è guerra o no, io non lo so, chissà a chi toccherà. Qui c'è da fare tanto per la felicità...) e incita l'uomo ad aprirsi all'amore ('L'amore che ti cambia, che cresce insieme a te...'), a cambiare il mondo ('Ti andrebbe di cambiare il mondo con me, di riprovarci un'altra volta io e te...'), a prendere coscienza di sé, altri due personaggi prendono la parola: il Tempo (Leandro Amato) ed Enne Enne (Luca Giacomelli Ferrarini), figlio di nessuno.

Il Tempo, vestito da Secondino, non rimette solo gli orologi o gestisce le pause, ma evidenzia le tante gabbie che l'essere umano si è costruito (...in nome della comodità avete rinunciato alla libertà...) e il permanere dell'ansia per quell'ipotetico peccato originario: "Quando avrete smaltito la paranoia del frutto...". Enne Enne, invece, è un ragazzo abbandonato che proprio Zerovskij anni prima ha raccolto in fasce in un vagone dismesso. Un ragazzo che protesta per la sua condizione di figlio bianco, accaduto e non concepito, orgasmo cieco, incapace di piangere perché nessuno glielo ha insegnato, figlio di nessuno. E proprio attraverso il dialogo fra i due lo spettatore sfoglia una delle pagine più belle dello show.

Sì, perché Zerovskij lo ammonisce dal lamentarsi, dando per scontato che un padre sia sempre un porto sicuro, e dal dimenticare che è l'amore che ci cambia. Insomma, tutto ciò che è stato (dolori, abbandoni, strade sbagliate) non conduce in modo deterministico a qualcosa di terribile e immutabile. Siamo crete da plasmare, ciascuno la propria. E la chiave, per Renato, è ancora l'Amore ('Indossatemi in qualunque stagione dell'anno, ma non lasciatemi mai essere una parentesi irrisolta', invoca Cristian Ruiz attraversando il palcoscenico sulla sedia a rotelle).

Ma anche Odio ha la sua rilevante parte in commedia. A caccia di clienti, raggiunge Adamo e tenta di sedurlo facendogli ascoltare da una cuffia le voci di falsi dei che promettono felicità: il Dio Denaro, il Dio Potere, il Dio del Piacere Carnale, il Dio del Gioco, il Dio della Drogheria. Falsi Dei a cui Zerovskij risponde cantando un grande successo 'Potrebbe essere dio'. Un'altra eloquente scelta fa poi da controcanto alla distruzione e alla degenerazione, l'enensimo coup de théâtre: un barbone dinamitardo (Gigi Proietti che compare attraverso un video) che attira l'attenzione dei media per suicidarsi in diretta ma che cambierà idea, scegliendo la vita.

Renato Zero ha puntellato il suo grande show di messaggi importanti, stimoli per il 'sistema' e per ciascuno di noi. Per questo ad un certo punto dello spettacolo l'altoparlante annuncia la morte della Cultura e a seguire, fra brani cantati con una liricità più forte che mai e in totale fusione con orchestra e coro, Zerovskij richiama l'attenzione su un sistema che controlla ogni cosa, dove la musica è stata tolta dalla scuole perché fa paura ed è stata resa innocua, dove 'Tutti vogliono fare il presidente' (titolo di un pezzo creato ad hoc per lo show), dove la donna subisce ancora i maltrattamenti dall'uomo. Un sistema che è la somma di tante solitudini ma che può non essere perduto se ciascuno decide di attingere alle proprie risorse.

E' così che Adamo cerca di risolvere la propria condizione e ruba un triciclo per andare alla ricerca di se stesso, ricontattando la propria infanzia. Adamo ed Eva si ricongiungono. Enne Enne, che aveva deciso di suicidarsi, viene salvato dalla preghiera di Zerovskji che implora Dio di salvarlo, rinunciando al suo ruolo di capostazione, pronto a lasciare la 'Stazione Terra' per fondare con Dio la società 'Putti e Cherubini Spa' ('...mi occupo delle persone sole. Putti & Cherubini S.P.A. Un impegno delicato...Lavoro sul dolore. Specializzato in follia. Rimetto in sesto un'anima, non so se ho reso l'idea...').

E' qui che Renato Zero affida al cambio d'abito (da black a total white, sempre con il suo cappello da capostazione) il messaggio finale. In realtà lui è un angelo. Ma il lieto fine è solo un abbocco. Dio ricorda che il mondo non guarisce in un giro di valzer e confessa il suo nuovo progetto: inviare un secondo figlio sulla Terra con la speranza che questa volta non sarà trattato male, umiliato o crocifisso. "Un fabbro, un cassintegrato, un insegnante mal pagato". Sullo sfondo la possibile altra lettura che resta in campo, dall'inizio alla fine: Tempo, Vita, Morte, Odio, Adamo ed Eva sono, infatti, i pazienti di un manicomio e niente altro. Chissà... Intanto onore ai tanti talenti in campo, fra i quali, Renato Serio, che ha scritto le partiture e diretto l'orchestra, e Bill Goodson, che ha curato le coreografie.

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