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Musica

De Gregori: "Nell'era dei live muscolari io torno nei club... di mezzo mondo"

05 ottobre 2017 | 17.05
LETTURA: 4 minuti

Francesco De Gregori fotografato da Francesco Barraco
Francesco De Gregori fotografato da Francesco Barraco

di Antonella Nesi

"Vedo un sacco di concerti trattati come eventi muscolari, spesso c'è di mezzo la parola Mega (grandi numeri, grandi palchi, grandi schermi etc..). A me piacciono anche i posti piccoli, ho sempre amato i club, li ho già fatti e continuerò a farli". Così Francesco De Gregori annuncia il suo tour nei club, che parte il 13 ottobre dal “Vox Club” di Nonantola (Modena) per poi approdare sui palchi di alcune delle più importanti città europee e americane, con una scaletta che unisce i suoi più grandi successi ad alcuni tra i brani meno conosciuti del suo repertorio.

A proposito della scelta dei club, De Gregori aggiunge: "Mi piace quel suono un po' ferroso fatto solo per chi sta lì in carne e ossa, magari con una birra in mano e ogni tanto esce a fumarsi una sigaretta quando faccio un pezzo che non gli piace. E non si aspetta di rivedere tutto questo in televisione un anno o un giorno dopo".

Una band inedita accompagnerà De Gregori in questo tour: Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Carlo Gaudiello (piano e tastiere), Paolo Giovenchi (chitarre) e Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino). "Non avremo un batterista, ci sarò io che batto il piede sul palco e basta. E poi ci saranno un paio di chitare, un basso e una tastiera – afferma De Gregori – La maggior parte dei batteristi che conosco ormai cercano di somigliare a una batteria elettronica e questa cosa non mi piace. Non credo ai musicisti che dicono: 'Sto cercando un nuovo suono'. È il suono che di solito viene a trovare te. E credo che con questa band succederà".

All’estero Francesco De Gregori porterà il suo tour nelle città di Monaco, Zurigo, Bruxelles, Parigi, Lussemburgo, Londra, Lugano, Boston e New York. "Mi incuriosisce la Town Hall, il teatro dove andremo a New York a novembre. È un locale storico di Broadway, dove pare abbia suonato Dylan la prima volta che uscì dalla cerchia protetta dei piccoli club del Village – racconta De Gregori – Di Dylan metterò in scaletta anche un pezzo preso del mio ultimo disco di traduzioni. Può sembrare una stranezza andarlo a cantare in italiano davanti a un pubblico internazionale. Ma una sera a Parigi ho sentito Dylan cantare in inglese 'Les feuilles mortes' di Jacques Brel e da allora ho capito che si può fare tutto. Non credo che ci sia una gran differenza fra il nostro pubblico e quello che troverò a Monaco o a Londra o a Parigi. Anche lì è pieno di italiani, e poi il mondo si è rimpicciolito, i linguaggi si sono integrati".

Saranno 4, invece, le tappe italiane del tour: Nonantola (Modena), Torino, S. Biagio di Callalta (Treviso) e Trezzo sull’Adda (Milano). "Farò molti pezzi che ho suonato raramente perché magari non erano buoni come singoli – svela De Gregori – Ma quando fai un concerto devi fregartene di quello che passano o non passano le radio. Penso che questa cosa al pubblico andrà bene anche se magari qualcuno dirà: 'E questa che è, da dove l'ha tirata fuori?' Insomma, ai miei concerti vengono sia quelli che vorrebbero sentire solo Generale e Rimmel sia quelli che non ne possono più perché ormai gli escono dalle orecchie. Hanno ragione tutti e due, li capisco tutti e due e cercherò di mandarli a casa contenti tutti e due", conclude.

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