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Lendaro: "Con 'L'età imperfetta' dico la mia sulle donne"

30 ottobre 2017 | 20.05
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

È il luogo dei grandi conflitti, dove tutto è portato ai limiti: si odia o si ama, si è timidi o estroversi, si è buoni o cattivi in uno scambio di ruoli. È l'adolescenza il tema scelto da Ulisse Lendaro per la sua opera prima 'L'eta imperfetta', presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma nel quale recita anche la moglie, l'attrice Anna Valle.

"L'adolescenza è un tema che mi ha sempre affascinato -dice il regista- Parlare di donne era una cosa che altrettanto mi affascinava, ho sempre voluto dire la mia su questo mondo al quale non appartengo ma dal quale mi sento così attratto".

Il film racconta la storia di Camilla, attraverso gli occhi della quale si svolge tutta la vicenda, una diciassettenne come tante che ha il sogno di diventare una ballerina di danza classica. Nella sua vita entra Sara, carismatica e sensuale. Tra crisi, decisioni e colpi di scena, il loro rapporto prenderà strade imprevedibili segnando per sempre la vita di Camilla.

"Non volevo il cliché di bionda e mora, buona e cattiva, ma due ragazze interscambiabili, normali - dice ancora Lendaro - è solo nelle sfumature che riusciamo a cogliere le profondità di entrambe. Forse è una scelta poco cinematografica ma è stata la mia scelta".

Lavorare con la moglie Anna, attrice affermata, per lui "è stato bellissimo, la dirigerei altre mille volte", e spesso ha "ascoltato i suoi consigli, è una donna d'esperienza sul set". Lei, dal canto suo, ci tiene a restare "attrice" e a non rubare la scena al marito.

"Devo dire che si è creata una grande alchimia tra le ragazze e tra le ragazze il regista -rivela Anna - Io non ho mai diretto le ragazze, ho dato qualche consiglio ma sono stata molto al posto mio, perché c'è sempre una persona che dirige ed è il regista. Io non lo sono, sono un'attrice e non so se riuscirei nemmeno a farlo perché è un mestiere completamente diverso e delicato".

"Non volevo il cliché di bionda e mora, buona e cattiva, ma due ragazze interscambiabili, normali - dice ancora Lendaro - è solo nelle sfumature che riusciamo a cogliere le profondità di entrambe. Forse è una scelta poco cinematografica ma è stata la mia scelta". Lavorare con la moglie Anna, attrice affermata, per lui "è stato bellissimo, la dirigerei altre mille volte", e spesso ha "ascoltato i suoi consigli, è una donna d'esperienza sul set". Lei, dal canto suo, ci tiene a restare "attrice" e a non rubare la scena al marito. "Devo dire che si è creata una grande alchimia tra le ragazze e tra le ragazze il regista -rivela Anna - Io non ho mai diretto le ragazze, ho dato qualche consiglio ma sono stata molto al posto mio, perché c'è sempre una persona che dirige ed è il regista. Io non lo sono, sono un'attrice e non so se riuscirei nemmeno a farlo perché è un mestiere completamente diverso e delicato".

"Ulisse aveva questo progetto da cinque sei anni - dice ancora l'ex miss Italia - Produrlo non è stata un'avventura semplice ma ci ha stimolato tantissimo anche perché lo abbiamo fatto insieme". Interpretare i dubbi e le ansie di un'adolescente "non è stato facilissimo perché ci sono cose che tutti gli adolescenti hanno provato, e che per fortuna hanno superato - dice Paola Callari, ballerina professionista prestata felicemente al cinema che interpreta il ruolo di Sara- e ributtarmi indietro non è stato semplice, perché una volta che superi quelle fasi sei abbastanza risolto come individuo e non è sempre piacevole ritornarci". Una difficoltà condivisa con la protagonista della pellicola, Marina Occhionero, alla quale si è aggiunta "anche la difficoltà, per me, della grande sfida legata alla danza, una disciplina che ti impone una rigidità e una perfezione tecnica alla quale non ero abituata". Le fa eco Anna Valle: "Anche io mi sono dovuta allenare - dice l'attrice - perché non ho questo passato da ballerina. Tutto nella danza sembra scontato ma non lo è affatto, è tutto frutto di grande studio". Per la scelta delle due ragazze, sconosciute al regista prima del film, "provini su provini e poi un po' di rischio - racconta Lendaro - ma da subito ho capito che c'era della stoffa in entrambe". E sul paragone, da più parti avanzato, con 'Il cigno nero', il regista non ha dubbi: "Posso comprendere il paragone, ma posso dire che 'Il cigno nero' è la spettacolarità della danza, mentre il mio film è l'anti spettacolarità".

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