Il destino che ha la meglio sulla vita dell'uomo, il caso che ne guida le scelte. L'esistenza accettata così come viene: un lutto, un amore, un delitto, un processo e una condanna a morte, vissuti con la più totale indifferenza, visti, e giudicati, soltanto dall'esterno, da un mondo ammalato di voyeurismo piuttosto che dall'interno, dall'introspezione e dall'anima di chi li vive. Sono questi i molti fili rossi al centro de 'Lo Straniero di Camus', in scena, fino al 19 novembre al Teatro Studio Uno di Roma, dal regista Lorenzo De Liberato, interpretato da Marco Usai,Tiziano Caputo, Agnese Fallongo e Mario Russo. L'adattamento teatrale, firmato dallo stesso De Liberato, dell'opera del premio Nobel per la letteratura Albert Camus, rispecchia bene l'anima di un uomo in balia di un destino avverso e beffardo e la sua incapacità di vivere in modo consapevole. Valorizzato ed arricchito dalle musiche arrangiate ed eseguite dal vivo dagli stessi attori, lo spettacolo offre un sottofondo musicale che, con ironia e delicatezza, accompagna lo spettatore all'interno delle vicende narrate in un crescendo di atmosfere e suggestioni. L’intento della messa in scena è quello di rappresentare l’archetipo di un uomo sopraffatto dalla vita, incapace di prendere decisioni o assumersi delle responsabilità, condizionato quasi esclusivamente dal clima che lo circonda.
