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Musica: giovani e italiani, è il binomio d'oro per le nuove leve del podio

24 novembre 2017 | 17.31
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Giampaolo Bisanti (foto dal suo sito web)
Giampaolo Bisanti (foto dal suo sito web)

di Pippo Orlando

Italiani popolo di santi, poeti, navigatori... e direttori d'orchestra. Mai come in questo momento, infatti, i podi delle istituzioni musicali internazionali sono occupati dalle giovani bacchette del Belpaese. Da Giampaolo Bisanti a Michele Mariotti, da Francesco Lanzillotta ad Andrea Battistoni, da Daniele Rustioni all'emergente Alberto Maniaci, solo per citarne alcuni, le giovani leve della direzione d'orchestra diventano custodi della nostra tradizione musicale e, soprattutto, dell'opera lirica italiana che rappresenta ancora l'80 per cento dei cartelloni dei teatri lirici di tutto il mondo.

"Ovviamente non dirigiamo solo repertorio italiano, ma all'estero siamo richiesti soprattutto per quello, perché siamo considerati ambasciatori di una tradizione e di una conoscenza che altri non hanno", chiarisce all'Adnkronos Gianpaolo Bisanti, 45enne, dal 2016 direttore musicale del Teatro Petruzzelli di Bari e in questi giorni impegnato alla Semperoper di Dresda in una nuova produzione della 'Lucia di Lammermoor' di Gaetano Donizetti.

"Lucia - spiega Bisanti - è un'opera-cardine del belcanto italiano dell''800 e ha tradizioni stilistiche, formali e musicali che vanno dalle puntature, ai rubati, agli abbellimenti, ma anche certi accenti che un italiano può comunicare meglio. E con la Staatskapelle di Dresda, che è una delle migliori orchestre del mondo ma certamente più adusa a un repertorio tedesco, ho lavorato molto per ottenere questa 'italianità'".

Bisanti, che ha vinto numerosi concorsi internazionali tra i quali il prestigioso 'Dimitri Mitropoulos' di Atene, è convinto che siano proprio le competizioni internazionali a dare la possibilità ai giovani che valgono di lanciarsi in carriera: "Sono occasioni per farsi conoscere da direttori artistici e agenti - sottolinea il maestro milanese - perché noi, a differenza dei cantanti, non abbiamo possibilità di fare audizioni. L'agente è il principale strumento di lancio di un giovane, perché grazie ai suoi contatti con le istituzioni musicali, italiane e straniere, fa sì che un talento che in pochi hanno sentito nominare, diventi affidabile e decolli".

In realtà la strada per diventare direttori d'orchestra è tutta in salita e passa per lunghi anni di studio e un'immancabile gavetta. "E' un mestiere che si impara strada facendo ma non senza avere completato gli studi che, oltre al diploma in uno strumento, dieci anni di composizione e al diploma in direzione d'orchestra, richiedono una lunga gavetta magari fuori dall'Italia e in posti poco noti, perché cominciare subito da un grande teatro è difficile", confessa Francesco Lanzillotta, romano, classe 1977, diploma al conservatorio di Santa Cecilia e proseguimento degli studi a New York. Adesso è direttore principale dell'Orchestra Filarmonica Toscanini e direttore musicale del Macerata Opera Festival.

"Questo è uno dei momenti più incredibili per i giovani direttori italiani: un direttore artistico francese nei giorni scorsi mi ha detto che non c'è Paese in Europa che abbia tanti giovani talenti del podio di questo livello come l'Italia", dice Lanzillotta, in procinto di debuttare alla Deutsche Oper di Berlino con 'Nabucco' e poi alla Semperoper di Dresda con 'Rigoletto' e infine ancora Verdi a Zurigo con 'Macbeth'. "In Italia i Conservatori sono strutturati bene, magari vanno svecchiati i programmi, ma a livello accademico funzionano bene. Noi giovani bacchette - conclude - abbiamo soltanto bisogno di credito da parte delle nostre istituzioni musicali, e alcune in realtà stanno cominciando a darcelo".

Altra strada di accesso alla carriera sono le masterclass o le accademie, come quella avviata da Riccardo Muti a Ravenna, rivolta a giovani direttori che hanno già una certa preparazione di base. "Il problema grande per un esordiente è trovare qualcuno che creda in lui e pensi di proporlo perché lo apprezza. Per questo la bravura da sola non basta ma servono anche delle buone relazioni personali", dice Alberto Maniaci, giovanissimo talento palermitano che nel 2016, unico selezionato tra 200 candidature, ha fatto l'Italian Opera Academy di Muti "per me motivo di grande orgoglio", dice, spiegando che il corso "era incentrato sulla 'Traviata' e sui procedimenti di costruzione della messa in scena dell'opera lirica".

A dispetto della giovane età, Maniaci, diplomato al Conservatorio 'V. Bellini' di Palermo, si vanta di fare parte della "vecchia scuola, quella che richiede una preparazione altissima. Serve studiare tanto per essere competitivi, perché la direzione d'orchestra è un'arte che piace a molti". E a dispetto di molti direttori giovani, che si aiutano con le moderne tecnologie (ad esempio youtube per vedere i filmati dei grandi maestri come fossero tutorial) per preparare più velocemente un'esecuzione, Maniaci non ha dubbi: "Credo che lo studio approfondito della partitura non possa essere sostituito da nulla, perché non si riesce a fare propria in ogni passaggio una partitura senza studiarla a fondo sedendosi allo strumento e suonandola".

"Certo, a volte i tempi strettissimi delle produzioni magari spingono all'uso delle tecnologie, ma l'approccio all'antica serve a dare sicurezza al direttore che la infonde agli orchestrali e agli stessi cantanti. Una sicurezza che il direttore può dare solo se ha autorevolezza e anche un pizzico di autorità", conclude. E per un under 30 non è poco.

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