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'In punta di piedi', su Rai1 il film tv anticamorra

31 gennaio 2018 | 16.48
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locandina del tv movie 'In punta di piedi'
locandina del tv movie 'In punta di piedi'

Nel buio della camorra c'è il brillio di un sogno, quello di una ragazzina di 11 anni, Angela, che nutre un tale desiderio di diventare una ballerina classica da trasformare se stessa e sua madre, la moglie di un camorrista di successo, alla quale comincia a stare stretta la vita 'inquinata' ma comoda condotta fino quel momento a Secondigliano. E' 'In punta di piedi, il tv movie coprodotto da Rai Fiction e Casanova Multimedia, che andrà in onda su Rai il prossimo 5 febbraio. Una storia di ribellione, di consapevolezza, di crescita e cambiamento ispirata ad una storia vera che, come ha spiegato Pier Francesco Corona oggi in Viale Mazzini (uno degli sceneggiatori insieme a Raffaele Verzillo e Maura Nuccetelli) si è scelto di non rivelare per proteggere le persone coinvolte. Una storia che risale al 2005, periodo degli scissionisti, ambientata però ai giorni nostri.

Una storia nella quale il camorrista Vincenzo (l'attore Marco Palvetti), marito di Nunzia (Cristiana Dell'Anna) e padre di Angela (Giorgia Agata), spera di fare il grande salto tradendo il suo clan per un altro, mettendo così a repentaglio la vita della moglie e della figlia tanto da costringerle poi a vivere recluse in casa per non correre pericoli. Una prigionia che, però, per Angela è intollerabile perché significa rinunciare alle sue lezioni di danza e quindi al desiderio-guida della sua vita. Ma Nunzia, la mamma, sfidando suo marito e gli schemi su cui aveva impostato la propria vita da moglie di un camorrista, decide di stare dalla sua parte aiutandola in segreto a continuare le sue lezioni fino a spingersi a lasciarla andare via, all'estero, per realizzare compiutamente il sogno di diventare un'étoile.

Determinante in questo processo evolutivo sia umano che etico è la figura di Lorenza (Bianca Guaccero), un’ex ballerina professionista che ha passato la sua vita in giro per il mondo con varie compagnie di ballo e, tornata a Marcianise dopo la morte del figlio a causa della droga, decide di aprire una scuola di danza per non impazzire e nella speranza che possa essere un seme di civiltà in un luogo che conosce quasi esclusivamente violenza e sopraffazione. "Sin dalla prima lettura della sceneggiatura mi resi conto che 'In punta di piedi' era una bellissima opportunità per raccontare una storia di speranza, ispirata a fatti reali, ambientati in disagiati territori dove la malavita sembra sopraffare quotidianamente il vivere civile", ha evidenziato il regista Alessandro D'Alatri, che oggi è intervenuto attraverso un collegamento, essendo impegnato in altre riprese.

Sulla stessa lunghezza d'onda Luca Barbareschi (fondatore di Casanova Multimedia): "La prima volta che gli autori mi hanno raccontato questa storia ho pensato che fosse incredibile, lo sarebbe stata anche se non avesse preso le mosse da una vicenda reale. La storia crudele e bellissima di una donna quasi analfabeta, che va contro tutto il mondo che conosce e lotta come una leonessa pur di strappare la figlia ad una vita condizionata dalla camorra e pur di farle realizzare il suo sogno di diventare ballerina classica, fin da subito mi hanno impressionato e reso desideroso di raccontare questi personaggi, di mostrare un’altra Napoli, un’altra vita possibile anche per chi nasce donna in terra di camorra".

'In punta di piedi' quindi racconta "il coraggio di una madre e la generosità di un’insegnante, parla di speranza e della forza che la consapevolezza sprigiona, parla della potenza della bellezza contro la povertà della sopraffazione ed è dedicato a tutti coloro che scelgono di scegliere".

E' "un racconto tutto al femminile", sottolinea D'Alatri. Le figure di una insegnante, ex ballerina, e della madre della bambina sono "le complici che, con una serie di atti di coraggio e di presa di coscienza, riescono a modificare le condizioni di una giovane vita e ad annientare la cieca violenza di un maschile primitivo opponendo sensibilità e amore. Dostoevskij affermava che 'la bellezza salverà il mondo'. È con questo stato d’animo che ho iniziato la mia avventura - dice il regista - Raccontare l’umanità, anche se in situazioni di degrado, con uno sguardo affettuoso e privo di pregiudizio come un punto di partenza per un approccio diverso alla materia. Il contrasto tra le ambientazioni di disagio e l’eleganza espressa in una piccola scuola di danza classica di un quartiere dell’hinterland napoletano erano l’opportunità per esaltare il contrasto tra bellezza e orrore, tra amore e odio".

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