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Mimun: "Io come Vasco, voglio lavorare fino alla fine"

14 aprile 2018 | 13.23
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(Fotogramma)
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Non a riposo ma in piena attività. Il direttore del Tg5 Clemente Mimun, classe '53, si paragona a Vasco Rossi, al quale è dedicato un speciale in onda stasera su Canale 5. "Vasco, che è un mio amico di vecchia data, quando gli viene chiesto a quali altre sfide può mai dedicarsi dopo i record del Modena Park, 225mila spettatori e neanche un incidente, fa capire che lui starà sul palco fino alla fine, finché ne avrà la forza e qualcuno lo starà a sentire. Lo stesso è per me - dice Mimun all'Adnkronos - voglio fare il mio lavoro, il giornalista, fino alla fine. Ho cominciato nel 1971 come fattorino senza contratto poi nel '78 sono diventato anche formalmente giornalista e ora festeggio 40 anni di tessera professionale".

Mimun festeggia anche quello che definisce "non un restyling ma un cambiamento sostanziale" del suo Tg che da lunedì avrà grafica e studio rinnovati. "Sarà tutto più chiaro, più avanzato, con una grafica più moderna. Abbiamo aggiornato le cose, però - sottolinea - quando entri ti accorgi comunque che è il Tg5, l'anima non è cambiata neanche un po', è quella che ci fu proposta 26 anni fa da Silvio Berlusconi che ci chiese di fare un telegiornale vicinissimo alla gente e non ai giochetti di palazzo".

"Siamo da sempre e resteremo sempre al fianco della gente, soprattutto contro le angherie della pubblica amministrazione, pensiamo alla rubrica del nostro 'Indignato Speciale', Andrea Pamparana - esemplifica Mimun - pensiamo ai servizi mirati come quello di qualche giorno fa sui costi legati alla cremazione dei defunti, o quelli sulle multe per divieto di sosta che alla sanzione di una quarantina di euro sommano un costo del carro attrezzi per portare via l'auto che sfiora i 350 euro. Una cifra che su un reddito medio pesa, che punisce con più severità una sosta in divieto di un crimine vero".

Le scelte di 'look' e quelle di linea editoriale convergono su un obiettivo fondamentale per Mimun: "Continuiamo a 'coccolare' i nostri spettatori affezionati, che ci seguono da 26 anni, e ci sforziamo di lanciare più ponti possibili verso le nuove generazioni, quelle abituate all'informazione sul telefonino, all'informazione sempre disponibile, all'informazione mordi e fuggi e anche, purtroppo, alle fake news, certo non assecondando queste ultime ma attenendoci alla logica secondo la quale il vero scoop è fare molto bene il proprio lavoro tutti i giorni, con onestà intellettuale e precisione, dando opinioni contrastanti perché ognuno possa formarsi autonomamente la propria".

"A Mediaset, del resto, siamo abituati a non accontentarci mai, cerchiamo sempre nuovi stimoli e raccogliamo tutte le sfide, contro ogni superficialità. Da noi si viene giudicati per la qualità che si esprime e per i risultati che si conseguono. Al Tg5 lavoriamo con la fiducia e il sostegno di Piersilvio Berlusconi e di Fedele Confalonieri, facendo lavoro di squadra con Mauro Crippa, il Direttore Generale Informazione. Il clima in redazione, poi, è il migliore che io abbia mai trovato, anche grazie ai giovani giornalisti che abbiamo e che sono bravissimi".

Proprio ai giovani giornalisti Mimun dedica il suo unico rimpianto per come era la professione negli anni '70, quando iniziò la sua carriera: "Io ho fatto la gavetta ma le occasioni c'erano, si sono presentate per me come per tanti altri: se avevi molta volontà, eri bravino e avevi un po' di culo, che serve sempre, ce la potevi fare, io ne sono una prova. Oggi è molto più complicato e noi anziani abbiamo il dovere di dare una mano ai giovani anche perché questi ragazzi, almeno quelli che ho sperimentato io, sono molto più bravi di quanto lo eravamo noi alla loro età".

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