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Roma

Al Teatro India in scena 'Echoes' di Henry Naylor

17 aprile 2018 | 14.12
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In scena al Teatro India di Roma 'Echoes' di Henry Naylor, pièce che affronta il tema del femminicidio e  dei conflitti religiosi con Francesca Ciocchetti e Federica Rosellini
In scena al Teatro India di Roma 'Echoes' di Henry Naylor, pièce che affronta il tema del femminicidio e dei conflitti religiosi con Francesca Ciocchetti e Federica Rosellini

Dal 19 al 29 aprile al Teatro India debutta in prima nazionale 'Echoes' dell’autore inglese Henry Naylor, per la prima volta sulle scene italiane, una produzione Teatro di Roma che affronta il tema più ampio della violenza sulle donne, del femminicidio, dei conflitti religiosi, attraverso la storia di due giovani donne asservite al volere delle rispettive religioni, e poi dei loro uomini, nell’interpretazione di Francesca Ciocchetti e Federica Rosellini dirette da Massimo Di Michele. Due monologhi, due storie di guerre di popoli, di sangue e di asservimento, compongono lo spettacolo che intreccia le 'vicende' di due donne, vissute in epoche diverse, per raccontare la stessa 'vicenda' umana.

La violenza dell’uomo, la condizione di privazione della libertà che si trasforma in oppressione, in schiavitù. Sono le storie di Samira e Tillie, separate da un salto temporale di quasi due secoli, che dialogano in un unico racconto, un solo ambiente atemporale, che si propaga sullo sfondo delle guerre di religione e del difficile rapporto tra Occidente e Medioriente. Due voci ma, a ben guardare, una sola. La stessa lingua, le stesse parole scorrono sulle labbra delle due donne. La distanza temporale si cicatrizza in un tempo presente.

La simultaneità delle vicende vissute fonde i dialoghi e confonde i piani narrativi. Tillie è una giovane donna inglese di Ipswich, nel Suffolk, data in moglie ad un ufficiale dell’esercito di Sua Maestà di stanza in Afghanistan, che ritroviamo in viaggio su una nave per l’India in epoca vittoriana (periodo del massimo espansionismo dell’impero britannico). Samira è della stessa città, ha la stessa età, ma vive nel nostro presente e lavora in un negozio di libri da cui partirà per entrare nel mondo delle 'mogli della Jihad', odierno scenario della Siria lacerato dalle guerre.

L’autore inglese Henry Naylor ha costruito questo testo dopo un viaggio di ricerca a Kabul, in cui ha osservato sul campo la realtà della Jihad. Da lì la scoperta del fenomeno delle 'mogli della Jihad', che acconsentono a sposare guerriglieri dello Stato islamico per sostenerli nella missione di conversione dei popoli infedeli. ''Perché mettere in scena 'Echoes'? Perché i temi della violenza sulle donne e del femminicidio sono relegati allo spazio stretto della cronaca nera di un telegiornale. Violenza sulle donne vuol dire privazione di azione, di parola, di scelta''.

''A venire a galla sono i fatti che si concludono in un finale tragico – racconta il regista Massimo Di Michele - 'Echoes' propone di colmare questo vuoto, riaccendendo una luce sulla dimensione umana delle due vicende''. In questi due scenari paralleli si muovono le protagoniste, donne e mogli, intrise di ideali religiosi, ritratte nello slancio verso un’idea alta di missione. Lontane temporalmente ma unite dal bisogno di emancipazione e di libertà, dalla necessità di vivere un presente migliore, Samira e Tillie si cercano e si ritrovano in un 'groviglio di emozioni' inestricabili, che sulla scena si traduce in un 'groviglio' di tubi gialli.

Elementi con cui le due donne dialogano cercando salvezza e protezione, rimanendone spesso incastrate e immobilizzate, come in un vortice di relazioni e dipendenze. L’una l’eco dell’altra, vivono la condizione di subalternità nei confronti dei rispettivi mariti, che le obbliga all’obbedienza servile nei confronti di un uomo-padrone trasformandole in muto strumento di procreazione senza diritto di parola.

Con lo spettacolo si inaugura la mostra 'Food of Love/ Food of Larvae dedicata al tema della violenza sulle donne con le opere di Mauro Balletti, artista di fama internazionale e assai noto per essere il fotografo ufficiale di Mina Mazzini da oltre quarant’anni, e Cristina Gardumi, giovane, e affermata, artista. Di fronte alla crudezza del racconto delle due protagoniste dello spettacolo, donne ribelli che cercano la loro personale redenzione in un mondo dominato dal maschio, Mauro Balletti e Cristina Gardumi offrono al pubblico la loro visione dell’universo femminile, con tutta la sua dolcezza e la sua rudezza, le intime contraddizioni e i dilemmi.

La mostra prende la forma di una conversazione a due voci, uno scambio dialogico sui 'massimi sistemi della donna', due punti di vista inevitabilmente diversi sulla femminilità. Balletti affronta la tematica con il suo sguardo adulatorio e assolutamente incantato dalla magia dell’archetipo femminile. Da sempre considerata nelle varie arti come emblema dell’arte stessa, Balletti ne sottolinea l’aspetto di unica creatrice di vita e di armonia. Non a caso la paura maschile di questo magico potere femminile è stata spesso causa della violenza fisica e psicologica di cui la donna è stata vittima per secoli. Balletti parla del potere femminile e della sua vittoria totale nell’immagine artistica, immaginando che sia presto una totale vittoria civile.

Per Gardumi la femminilità è un privilegio, la sorgente dell’istinto a cui tutta l’umanità dovrebbe più spesso affidarsi senza remore. Il linguaggio apparentemente innocuo dell’illustrazione le permette di porre al pubblico domande scomode, provocatorie, tese a mettere in luce il grande dubbio: quanto la donna subisce dal maschio e quanto desidera subire per sentirsi piena, assolta dalla colpa di essere semplicemente se stessa? Qual è il confine tra la vittima e il carnefice?

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