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Cinema

Sorrentino: "Loro non è un film ideologico"

02 maggio 2018 | 16.29
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Set del film
Set del film "Loro" di Paolo Sorrentino. Nella foto il regista con Toni Servillo e Giovanni Esposito (foto di Gianni Fiorito)

Un film sui sentimenti, soprattutto quelli di paura, che si muovono dietro a Berlusconi e alla sua corte fatta di fedelissimi collaboratori, alleati politici e aspiranti sodali pronti a tutto pur di arrivare a lui. Un racconto che si concentra sul Berlusconi privato lasciando sullo sfondo la dimensione politica. Paolo Sorrentino incontra la stampa dopo la proiezione di 'Loro 2', seconda parte del film su Silvio Berlusconi, che arriverà nei cinema il 10 maggio, una quindicina di giorni dopo il primo capitolo 'Loro 1'. E chiarisce subito: "'Loro' non è un film schierato o ideologico. Sarebbe stato stupido fare un film sul berlusconismo, che è un argomento ampiamente sviscerato. Quello che mi interessava indagare era la dimensione dei sentimenti che stava dietro ai personaggi. Ci sono tante paure dietro. Le paure di Berlusconi legate alla vecchiaia e alla perdita del potere politico ma anche le paure dei giovani che cercano di arrivare a lui. In fondo l'attualità del film è proprio nella dimensione sentimentale", dice il regista che è anche autore, insieme ad Umberto Contarello, della sceneggiatura del film, sostenuto da un cast composto, oltre che da Toni Servillo, da Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio, Anna Bonaiuto, Ricky Memphis ed altri.

A chi gli chiede che tipo di sguardo abbia rivolto alla vicenda berlusconiana, Sorrentino insiste: "Il mio sguardo sta nel tono di tenerezza. Io non volevo puntare il dito verso nessuno. I film come i libri possono essere gli ultimi avamposti della comprensione, cosa che le cronache non permettono perché troppo immediate e nervose. Io ho cercato di comprendere, di essere comprensivo", assicura il regista.

Il periodo preso in esame dai due film è quello tra il 2006 e il 2010, quando cioè il leader di Forza Italia si ritrovò all'opposizione durante il governo Prodi per poi tornare al governo nel 2008, dopo che Prodi fu sfiduciato grazie al passaggio di sei senatori dal centrosinistra al centrodestra. É proprio sulla strategia per far cadere il governo Prodi che si apre 'Loro 2', con una scena magistrale in cui il Toni Servillo-Berlusconi si confronta con l'amico-socio Ennio Doris (interpretato anche lui da Servillo). È Doris, nel film di Sorrentino, a suggerire a Berlusconi di recuperare la sua grinta di immobiliarista e venditore per convincere i senatori necessari a far cadere il governo Prodi. Ma come in 'Loro 1', anche in 'Loro 2' le cronache politiche rimangono sullo sfondo di un'azione che si concentra sul Berlusconi privato, in crisi con Veronica Lario (interpretata da Elena Sofia Ricci) e circondato da giovanissime donne procurategli dai suoi cortigiani impazienti di compiacerlo.

"Il punto di partenza iniziale della sceneggiatura - ricorda Sorrentino - era proprio la storia d’amore tra Silvio e Veronica. Era una delle chiavi d’accesso. Ci sembrava anche il punto di vista più inedito. Ma chiaramente questo film è anche uno sguardo su un periodo, con delle derive di comportamento probabilmente figlie di un decennio poco esplorato che sono gli anni ‘90. Ma non c’è solo la dimensione depravata di una certa Italia, c’è anche quella eroica", sottolinea il regista.

Oltre ad Ennio Doris, appare nella seconda parte del film, con il suo nome reale, anche il personaggio di Fedele Confalonieri (interpretato da Mattia Sbragia) e tornano Mike Bongiorno (Ugo Pagliai) e Mariano Apicella (Giovanni Esposito). Ma sul gioco del 'chi è chi', Sorrentino ci tiene a sottolineare: "Sarà anche un gioco legittimo, ma non ha tanto senso farlo. Perché quelli che non hanno i loro nomi reali non sono riconducibili a personaggi reali. Quindi il Santino Recchia interpretato da Fabrizio Bentivoglio non è Sandro Bondi, anche se scrive poesie, e la Kira interpretata da Kasia Smutniak non è Sabina Began. Se ho dato dei nomi fittizi è perché volevo essere libero di inventare dei personaggi...", dice. Così, ad esempio, il 'Dio' interpretato da Roberto Herlitzka, altri non è che la personificazione del 'Crepuscolo' berlusconiano. Così come - nelle parole degli interpreti - il Santino di Bentivoglio è l'emblema del "camaleonte, che a seconda di chi ha di fronte si comporta"; Esposito-Apicella è l'esempio più visibile di quella “paura di perdere il contatto con il sole (Berlusconi, ndr.)...”; e Kira "è una donna innamorata che vive il dramma di sapersi sostituibile".

Decisamente un film alla Sorrentino, sottolineano i cronisti. "Io non posso che fare film alla Sorrentino - ironizza il regista - non è facile uscire da se stessi. Veramente c'è chi dice che imito Fellini piuttosto che Scorsese, Kubrick e Harmony Korine... Ma, come diceva qualcuno, bisogna sempre cercare di imitare i capolavori, perché è nella misura in cui non ci si riesce che si è originali. Quindi datemi almeno atto di essere originalissimo", scherza. A chi gli chiede se sia stato più difficile fare un film su Berlusconi o sul Papa ('The Young Pope'), Sorrentino risponde: "Su Berlusconi. Perché il film sul Papa era su un personaggio completamente inventato che non si avvicina nemmeno lontanamente ad un Papa reale...".

Per il resto, Sorrentino rifugge da classificazioni e processi alle intenzioni. Qualcuno gli chiede se ha pensato che il film non dispiacerà a Berlusconi e lui replica: "Io non posso fare ipotesi su quanto piacerà agli altri un mio film...". Nel film, suggerisce qualcun altro, alla fine 'lui' (Berlusconi) vale più di 'Loro' (gli italiani che stravedono per lui). Ma il regista avverte: "Mi terrei lontano dalle classifiche quando si parla di paure e dolori. Il film racconta un universo in difficoltà".

Ad incarnare più di tutti questo disagio è la Veronica Lario portata sullo schermo da Elena Sofia Ricci: "Io faccio un po’ fatica a parlare di un personaggio reale, vivente. Ho letto la biografia 'Tendenza Veronica' e per il resto mi sono rifatta alla mia esperienza: quel senso di malinconia per la fine di una storia, di dolore, di paura di vedersi sfiorire riguarda tutte noi donne che abbiamo superato i 50... Il dolore di una separazione è una cosa che conosco e quando ho rivisto il film non ho visto né me né Veronica ma tutte le donne. Un senso di pietas profonda mi ha aiutato a interpretare questo ruolo... Ma per il resto mi sono fatta guidare da Paolo come una danzatrice di tango...", confessa l'attrice.

Servillo, che con Sorrentino aveva già condiviso la fortunata esperienza del 'Divo' su Giulio Andreotti, dice di aver "fatto tesoro di quell'esperienza" anche se "'Il Divo Andreotti si muoveva solo nei palazzi della politica alimentandone il mistero mentre il 'divo' Berlusconi è totalmente estroverso, si pone al centro della scena". Quanto al rapporto con il personaggio, Servillo assicura di non aver avuto "nessun approccio troppo meticoloso nell’imitare: ho seguito l'interpretazione di natura simbolica che veniva fuori dalla sceneggiatura". "Il gioco tra dimensione pubblica e privata e la centralità del totem Berlusconi erano gli aspetti più interessanti", conclude l'attore.

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