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Su Rai1 'Il Confine', tra Grande Guerra e amore

10 maggio 2018 | 16.22
LETTURA: 4 minuti

Su Rai1 'Il Confine', tra Grande Guerra e amore

di Antonella Nesi

La Trieste del 1914, alla vigilia della Grande Guerra, con le divisioni tra i fedeli all'impero asburgico e gli irredentisti che aspiravano all'annessione all'Italia, fa da sfondo all'incipit de 'Il Confine', la miniserie in due puntate, diretta da Carlo Carlei, in onda il 15 e 16 maggio su Rai1, prodotta da Pay Per Moon e voluta da Rai Fiction per celebrare il centenario della Prima Guerra Mondiale. Un racconto sulla tragedia della guerra, che vide su fronti opposti amici e persino parenti, ma anche sugli ideali e sui sentimenti di una generazione poco più che adolescente travolta dalle chiamate al fronte.

Al centro della storia, interpretati dai bravissimi Caterina Shulha, Filippo Scicchitano e Alan Cappelli Goetz, tre amici alle soglie dell’esame di maturità: Emma, figlia di un ricco commerciante ebreo, Bruno, figlio di un caposquadra al porto, e Franz, figlio di un ufficiale dell'Esercito Imperiale. I tre compagni di scuola sono inseparabili. Emma e Franz si innamorano. E Bruno, anche lui segretamente innamorato di Emma, sceglie di soffocare i suoi sentimenti per diventare l’angelo custode di quell’amore che la guerra e l'ostilità delle famiglie metteranno a durissima prova.

"È una storia di confine in più sensi - sottolinea il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta - un confine temporale, che è la fine della Belle Epoque, un confine fisico con Trieste contesa tra italiani e austriaci e un confine emotivo, che è la fine della giovinezza di questi ragazzi. Una versione bellica di Jules et Jim", sintetizza Andreatta. "Rai Fiction sente la responsabilità della memoria e vuole con questa miniserie ricordare quei drammatici eventi, perché non si ripetano più, perché ancora hanno valore per il presente e aiutano ad interpretarlo", aggiunge il direttore.

Scritta da Laura Ippoliti e Andrea Purgatori, con la collaborazione del regista, la miniserie vede in Trieste un'altra protagonista della storia. "Trieste è forse luogo forse più adatto in cui raccontare lo sconvolgimento del conflitto: il luogo del dominio austriaco, dell'irredentismo, della borghesia che vuole cambiare, della comunità ebraica", spiega ancora Andreatta.

"Andrea Purgatori e Laura Ippoliti hanno scritto un copione molto bello e toccante che io ho affrontato con uno stile che è a volte epico e a volte intimo, con il 'triangolo suo malgrado' che riguarda i protagonisti", spiega il regista, che tiene in particolare al "messaggio di tolleranza e altruismo" che questa miniserie contiene. "Questo è un film che racconta la genesi di un conflitto, tra etnie diverse, religioni diverse, classi sociali diverse, ecc. E non è molto diversa da situazione che ci riguardano da da vicino. Spero che il messaggio del film arrivi anche a chi oggi si trova ad occuparsi dei migranti e di altre tragedie...". E non è un caso che il direttore di Rai1, Angelo Teodoli, ricordi come questa fiction "si innesti perfettamente nel cambiamento della prima rete, sempre più votata a fiction di impegno civile".

Nel film, girato per 9 settimane tra Trieste e i luoghi reali delle trincee di allora, non mancano scene di guerra e scene di massa, per le quali sono state utilizzate oltre mille comparse. Ma la forza del film sta non solo nella storia e nella regia ma anche nelle ottime interpretazioni di un gruppo di attori molto giovani e dotati, ai quali lo stesso Carlei rivolge complimenti non comuni: "Mai nella mi vita sono stato così soddisfatto dal cast di un mio film come questa volta. Sono rimasto ammirato dalla maturità con cui questi giovani interpreti hanno affrontato la sfida della credibilità". E loro, gli interpreti, sembrano altrettanto toccati da questa esperienza: "Carlei - ammette Caterina Shulha - mi ha tirato fuori delle emozioni che neanche io pensavo di avere... Spero che giovani attori portino giovani spettatori". Perché - incalza Scicchitano - "tra i giovani di oggi c’è una grande necessità di valori di riferimento". "Speriamo - conclude Alan Cappelli Goetz - che i nostri coetanei guardando questo film, che parla di ragazzi coraggiosi, si ricordino del potenziale che hanno e della possibilità di impegnarsi per degli ideali...".

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