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Musica: Hrusa, amo l'Italia e podio di Santa Cecilia è culmine mia esperienza

22 maggio 2018 | 15.46
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Nella foto Jakub Hrusa
Nella foto Jakub Hrusa

Sono legato all’Italia e alla cultura italiana anche attraverso mio padre che è un architetto appassionato del Rinascimento. Ho scelto il vostro Paese per il mio viaggio di nozze e il podio di Santa Cecilia è certamente il culmine della mia esperienza in Italia”. Parola di Jakub Hrusa, il 37enne direttore d’orchestra ceco che giovedì prossimo alle 19,30 nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (con repliche venerdì 25 alle 20,30 e sabato 26 alle 18) dirigerà l’Orchestra di Santa Cecilia nel concerto per violoncello di Antonin Dvorak (solista il 24enne violoncellista francese ‘rivelazione’ Edgar Moreau) e la Prima sinfonia di Johannes Brahms.

Non credo che ci siano altri compositori che si possano accostare meglio di Dvorak e Brahms - spiega Hrusa nel corso di un incontro con i giornalisti - Quando si prepara un programma c’è chi cerca il contrasto e chi la comunione di stile. Brahms e Dvorak sono della stessa epoca, erano molto amici, si supportavano a vicenda, sono simili ma anche molto differenti uno dall’altro. Questa combinazione l’ho già diretta altre volte”, dice, spiegando che per il pubblico “è molto stimolante vedere le similitudini e le differenze tra questi due autori”.

Hrusa spiega di sentirsi investito del ruolo di “testimone della musica ceca. Dvorak è famosissimo e lo faccio volentieri, ma abbiamo altri compositori che non sono così famosi e che amo dirigere spesso. Lo dico anche alle orchestre: questi sono tesori che forse avete ascoltato ma mai suonato. Cerco di bilanciare sempre, è ovvio che dirigo più il repertorio internazionale rispetto a quello ceco, ma cerco di trovare una via di mezzo e per me è un grande privilegio dirigere la musica ceca”.

Convinto che la musica si faccia nelle sale da concerto “perché è fondamentale il rapporto con il pubblico e la sua rezione”, Hrusa dice che per lui dirigere l’opera, e soprattutto quella italiana, “è una specie di festa”. Ha diretto molto Puccini, ma vorrebbe affrontare Verdi: “Sarebbe fantastico - osserva - Ma più si va verso il bel canto e più mi sento molto umile. Non ho ancora mai diretto Verdi, vedo molti miei colleghi che si avvicina alle sue opere, ma io mi sento ancora intimorito. Sicuramente si può fare tutto”, conclude.

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