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Caso Brizzi, parla Sgarbi

03 agosto 2018 | 16.50
LETTURA: 3 minuti

Vittorio Sgarbi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Vittorio Sgarbi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Cosa ci insegna il caso di Fausto Brizzi? Innanzitutto di coltivare l'esercizio del dubbio, sempre. Poi che i processi, se ci sono le prove, si fanno nelle aule dei tribunali". Inizia così il post su Facebook che Vittorio Sgarbi ha scritto sulla vicenda che ha coinvolto il regista e sceneggiatore, per la quale la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione. "Brizzi - si legge - è stato invece crocifisso sui social, additato come un mostro. Pagando un prezzo altissimo: una reputazione di uomo e regista distrutta in poche ore, la disdetta dei contratti cinematografici, gli insulti di milioni di imbecilli che, come iene sulla preda, per giorni e giorni lo hanno maciullato. Mettendo a dura prova anche l’integrità della sua famiglia, salvaguardata invece da una donna intelligente e forte come Claudia Zanella".

"Ovviamente di questa violenza non pagherà nessuno - prosegue Sgarbi -. Non pagheranno gli investigatori e i magistrati che, senza alcuna remora, hanno consentito che indagini preliminari su accuse così infamanti diventassero di dominio pubblico, senza preoccuparsi del rischio gogna. Non pagheranno i milioni di odiatori seriali dei social sempre pronti, dietro la tastiera di un Pc, a sputare sentenze e vomitare insulti. Non pagheranno, molto probabilmente, nemmeno le ragazze che lo hanno accusato ingiustamente. Ragazze che spesso utilizzano la loro avvenenza, consapevolmente, come arma di 'persuasione' o di ricatto" scrive ancora Sgarbi, che conclude: "Io personalmente ho risolto questo problema. Faccio firmare alle donne che mi 'concupiscono' una liberatoria: 'La sottoscritta Vanessa... dichiara di fare sesso liberamente con Vittorio Sgarbi senza nulla a pretendere in cambio'. Chi è interessata può richiedere i moduli, a pagamento, ai miei collaboratori".

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