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Mostra Venezia: le macerie di Mosul al Lido con 'Isis, Tomorrow'

30 agosto 2018 | 17.49
LETTURA: 4 minuti

Un'immagine da 'Isis, Tomorrow   The lost souls of Masul'
Un'immagine da 'Isis, Tomorrow The lost souls of Masul'

(Adnkronos/Cinematografo.it) - Forse ha ragione un membro dei servizi segreti iracheni, un’ideologia come l’Isis non si elimina con le armi, serve un’altra ideologia da contrapporle. Forse ha ragione un ragazzino dell’Isis, perdere Raqqa, Sirte, Mosul non significa nulla, è solo terra, "dicono che se vogliono liberarsi di noi dovrebbero sbarazzarsi del Corano". Sono, si capisce, interrogativi rivolti al futuro, e di qui il titolo: 'Isis, Tomorrow The lost souls of Mosul', documentario fuori concorso a Venezia 75, scritto e diretto dalla reporter Francesca Mannocchi e il fotografo Alessio Romenzi. Un buon lavoro, di più, che mette a fuoco il giorno dopo la vittoria della coalizione internazionale sull’Isis, interpellandone l’eredità più pesante: i bambini educati dallo Stato islamico, e i minorenni sono molti, moltissimi tra i 20mila appartenenti all’Is detenuti nelle carceri irachene. Che fare, dato che a Mosul i servizi non concedono documenti alle famiglie dell’Isis, di fatto impedendo ai minori istruzione e aiuti?

Il doc inquadra Mosul, la cui immane distruzione non è solo urbana, architettonica, ma ancor più esistenziale, vitale, e i contendenti che l’anno rasa al suolo: i miliziani dell’Isis, i bambini-kamikaze, i sommersi e i salvati del jihadismo; le vittime e i combattenti dell’Isis. Ci sono le responsabilità, non il giudizio morale: 'Isis Tomorrow' non viene per additare, ma per testimoniare il qui e ora oramai lungamente disatteso dalle news e dalla stampa. A partire dalle logiche di vendetta, persecuzione e discriminazione dai campi ai ruderi che oggi riguardano i carnefici, e i consanguinei dei carnefici, di ieri: non c’è pace senza giustizia, non c’è salvezza senza perdono, e ridurre il fenomeno a mero problema di ordine pubblico rischia di rinvigorirlo, anziché risolverlo.

Bambini mutilati, ciechi, autoreclusi, spalancati senza requie sull’orrore subito e, talvolta, inferto; donne marginalizzate e vieppiù vilipese, abbandonate a un’esclusione senza fine; intelligence nel guado tra passato e futuro, punizione e possibilità: ben filmato, supportato da testimonianze secche, preziose e dolenti, mai enfatiche, capace di tracciare un 'poi', se non intravvedere una soluzione, 'Isis, Tomorrow' è da vedere. Prodotto da FreemantleMedia Italia con Rai Cinema, produttore associato Martina Veltroni.

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