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Danza: Dominique Hervieu, la mia 'Biennale' tra nuove tecnologie e realtà virtuali

19 settembre 2018 | 16.06
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Dominique Hervieu, direttrice della XVIII edizione della Biennale de la Danse de Lyon (foto di Blandine Soulage)
Dominique Hervieu, direttrice della XVIII edizione della Biennale de la Danse de Lyon (foto di Blandine Soulage)

Cinema, realtà virtuali, innovazione tecnologica, atelier e seminari, incontri aperti al pubblico. Si rinnova a Lione, l'appuntamento con la Biennale de la Danse, giunta alla XVIII edizione, manifestazione ineludibile per gli appassionati della danza, e non solo. Sino al 30 settembre sfileranno nei maggiori teatri della capitale francese, ma anche negli spazi della sua 'metropole', grandi personalità, artisti carismatici, nomi storici e giovani interpreti.

Mourad Merzouki, Maguy Marin e i Peeping Tom, Saburo Teshigawara e Joseph Nadj, Angelin Preljocaj e Rachid Ouramdane accanto all'omaggio a Merce Cunningham e allo spettacolo dell'italianissimo Alessandro Sciarroni con la pièce 'Augusto' dedicato all'universo del circo, ai clown, a Fellini, sono alcuni dei maestri dei più attesi.

Un matrimonio riuscito, quello tra la città di Lione, le istituzioni e la danza. ''Non è tutto merito mio- ha dichiarato all'Adnkronos la direttrice artistica Dominique Hervieu, alla sua IV Biennale - Ho ereditato il lavoro di un grande direttore, Guy Darmet, che ha incentivato il pubblico e riempito i teatri. Il mio obiettivo oggi? Lavorare alla ricerca di un equilibrio tra creazione, sperimentazione, ricerca, preservando spazi importanti anche ai semplici 'amateurs'''.

'Rifondiamo l'Europa come comunità artistica e culturale'

In una Europa dei confini e dei nazionalismi, quale è oggi il ruolo dell'arte? ''Alla chiusura bisogna poter opporre il dialogo, la solidarietà, Bisognerebbe rifondare l'Europa come comunità artistica e culturale. E la danza può farlo - ha proseguito Dominique Hervieu- Lavoriamo insieme per affrancare il nostro pubblico, per 'emanciparlo' dal punto di vista critico e emozionale. Perchè in fondo ogni creazione trasforma e forgia coscienze grazie anche alla dimensione estetica e spettacolare. L'arte, forse, non cambierà il mondo - ha aggiunto - Ma rimango ottimista''.

Quest'anno la Biennale de Lyon ha sondato universi spettacolari che legano i coreografi e gli artisti all'immagine. ''In fondo - ha raccontato Dominque Hervieu, alla guida anche della Triennale de Yokohama - da oltre un secolo la danza 'dialoga' con l'immagine e oggi più di prima grazie al contributo della realtà virtuale, delle innovazioni tecnologiche che stanno trasformando lo spettacolo dal vivo. In calendario accanto a Merce Cunningham con una delle sue opere-icona 'Biped', Joseph Nadj, Rachid Ouramdane, i 'giovani' Gilles Jobin, Fabien Prioville, Yoann Bourgeois, 'autori' di scritture coreografiche innovative in 3D''.

Non pensa che l'impiego delle tecnologie possa cambiare l'apporto della danza alla creazione, quella sua antica 'liaison' con la fisicità dei corpi? ''Non voglio assolutamente idealizzare il rapporto tra sperimentazione coreutica e tecnologie contemporanee - ha risposto- In un fondo si tratta, a mio avviso, di nuove forme di ricerca, di investigazione sul campo per creare un nuovo immaginario possibile, altre forme di cultura, alcune volte effimere. Ma sempre specchio della nostra modernità''.

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