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'8', Subsonica all'infinito

09 ottobre 2018 | 17.07
LETTURA: 6 minuti

'8', Subsonica all'infinito

di Antonella Nesi

Una ripartenza che fa tesoro musicale del passato e agguanta nei testi il presente. Si intitola "8" il nuovo album di inediti dei Subsonica in uscita il 12 ottobre per Sony Music. Un titolo scelto non solo perché si tratta del loro ottavo album ma anche perché 8 è anche il numero che ricorda il simbolo del tempo che gira su se stesso. Questo disco vede infatti la band torinese di Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio tornare insieme dopo quattro anni di esperienze individuali molto diverse, dai dischi solisti alle colonne sonore ("è stata come una terapia di coppia dopo 20 anni insieme", dice Samuel).

In un gioco di simboli e di rimandi esoterici, la band ha scelto di presentare l'album nel cortile interno di Castel Del Monte, in Puglia, unico castello a pianta ottagonale e con otto torri presente in Italia, concesso per la prima volta per la presentazione di un disco. "Questo luogo ci piaceva perché sia geograficamente che architettonicamente è un crocevia di culture, tra Europa e mondo arabo, oltre a contenere tantissime simbologie legate al numero 8", sottolineano i Subsonica.

Negli 11 brani di "8", la band ricomincia musicalmente "da dove tutto è iniziato" con quel mix di elettronica e melodie che ne ha fatto la fortuna 20 anni fa. Ma propone nei testi una riflessione attenta sul presente. "Avevamo voglia di sentirci di nuovo protagonisti del nostro tempo", dicono.

Il brano di apertura "Jolly Roger" riparte infatti "da un sound anni '90" - spiega Samuel - per piombare in un salto temporale nell'oggi. "Adesso siamo qui", è la dichiarazione-manifesto del brano e sostanzialmente anche del disco. Sullo stesso sound ("c'è enorme attualità nello spirito degli anni '90, che vedrete torneranno di moda") si muove "Incubo", brano in cui la band riflette "sullo smarrimento del restare sospesi tra le certezze e un passo verso l'ignoto". In questo brano c'è l'unico featuring dell'album, affidato alle rime del giovane rapper torinese Willie Peyote.

Gli "anni senza titolo", poveri di slanci ideali, votati all'individualismo e segnati da rigide chiusure (anni di "patria, nazione, liposuzione", cantano i Subsonica) sono al centro dell'attualissima "Punto critico". "L'album si apre negli anni '90 ma si spinge via via molto più avanti, per arrivare a scenari futuribili", spiega Max Casacci.

"La Fenice" sempre pronta a risorgere dalle proprie ceneri è al centro di un brano che parla della "difficoltà di un ricambio, generazionale e di potere, tanto nei ruoli pubblici quanto tra le mura domestiche" ("ancora tu, non dovevamo vederci più", recita il testo in una citazione di Battisti). "Non credo che agli under 35, che rigenereranno il nostro paese e non solo, basteranno le ricette di una sinistra che ha difficoltà anche ad autorottamarsi né il populismo dei nuovi nazionalisti. Credo che per loro gli anni '20, gli anni 2020, saranno i nuovi anni '90", sottolinea Casacci. "La Fenice infatti, come suggerisce il finale della canzone, ha anche un'interpretazione opposta, rivoluzionaria, rigenerante, che passa per l'azzeramento del presente", aggiunge.

Più sentimentale ma sempre nell'attualità il brano "Respirare", che è un invito ad alleggerirsi dal peso dell'ansia che ci attanaglia tutti. "In fondo - spiega Samuel, autore del brano - respirare è la prima cosa che ti permette di sentirti un essere umano vivo".

"Bottiglie rotte", che è il singolo che ha anticipato l'album, è un affresco spietato dei nostri giorni, in cui "sorridono le star tra un attentato e un'altra festa" e imperversano la noia e l'indifferenza di chi disegna "una svastica nei cessi".

Alla scomparsa (avvenuta nel 2015) di Carlo Rossi, produttore dei primi Subsonica, figura di riferimento per la musica torinese e grande amico della band, è dedicata la struggente "Le onde". "Non era facile scrivere una canzone su di lui, il modo migliore ci è sembrato creare un'esperienza sonora avvolgente intorno all'omaggio. Perché Carlo era un uomo di suoni", dice Casacci.

"L'incredibile performance di un uomo morto" è poi un brano ironico, scritto da Boosta, sulla capacità degli esseri umani di riscrivere la realtà in modo un po' codardo e narcisistico. È rivolta idealmente ai contadini 2.0, giovani che dopo aver studiato e viaggiato scelgono di lavorare la terra, "Nuove radici" (che "sfidano un tempo arido"). Rabbia e sentimenti si fronteggiano in "Cieli in fiamme" mentre la chiusura dell'album è affidata a "La bontà", un tema "molto discusso, che alcuni identificano col buonismo, altri con l'ingenuità", sottolineano i Subsonica che offrono suggestioni ma "non conclusioni facili" sull'argomento.

Registrato a Torino e mixato in Inghilterra dalla bresciana trapiantata a Londra Marta Salogni, l'album sarà seguito da un "European reBoot2018", con 9 date in altrettante città nordeuropee ("noi riteniamo ancora l'Europa casa nostra") dal 4 al 19 dicembre, e da un "8 Tour" che partirà a febbraio 2019 e toccherà i palazzetti di tutta la penisola, con doppia data a Torino e Milano. "Non vediamo l'ora, siamo carichissimi. Ci siamo trovati a suonare insieme dopo due anni e la sintonia era invariata", sottolineano Vicio e Ninja. "La nostra energia quando siamo insieme non solo si somma ma si moltiplica", assicura Boosta. "Avremo un palco che vi lascerà a bocca aperta!", conclude Casacci.

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