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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

08 marzo 2017 | 09.50
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"E' un passo verso l'Europa: l' Italia avrà per la prima volta uno strumento universale su tutto il territorio nazionale per combattere la povertà. Il Senato darà il via libera definitivo domani mattina. La persona dovrà sottoscrivere un patto con la comunità locale di riferimento. Un progetto condiviso per offrire a chi è in difficoltà un'opportunità di miglioramento. Per esempio, la persona dovrà impegnarsi a garantire un comportamento responsabile, ad accompagnare i figli a scuola, a sottoporli alle vaccinazioni, a seguire corsi di formazione e ad accettare eventuali proposte di lavoro". Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un'intervista a 'La Repubblica'.

"Speriamo che l' 8 marzo possa diventare anche il viatico per discutere seriamente con il Governo di misure fiscali e contributive per far costare meno l'occupazione stabile, soprattutto quella delle donne, di politiche attive del lavoro, alternanza scuola- lavoro, investimenti in innovazione e ricerca. Non è vero che il lavoro femminile va a discapito della famiglia. E' vero semmai il contrario: il lavoro è lo strumento per sostenere concretamente la formazione di giovani nuclei familiari e quindi la maternità. Il problema famiglia-lavoro deve essere affrontato nella consapevolezza che si tratta di un investimento per lo sviluppo del nostro Paese e non di un costo in una società che sarà sempre più multietnica e multiculturale". Lo scrive, in un intervento su 'Il Messaggero', Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl.

"Noi vogliamo far operare tutti gli assets a piena capacità. Allo stesso tempo vogliamo assicurare che l'Ilva sia competitiva e abbia un modello di business sostenibile. Comprendiamo l' importanza dei livelli di occupazione, lavoreremo con i sindacati per offrire soluzioni. Arcelor assume duemila persone all'anno, ci sarà la possibilità per le persone interessate di partecipare a quelle assunzioni". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', Lakshmi Mittal ceo di Arcelor.

"Voglio congratularmi con l'Italia per la sua recente adesione all'accordo che definisce il brevetto unitario, diventando così il dodicesimo Paese aderente. Ma l'accordo non è tra Paesi Ue, qui Bruxelles non c'entra. E' un accordo internazionale, tra Stati europei. Il perimetro è più ampio. La Corte dei brevetti non sarà una Corte Ue. E si occuperà non solo del brevetto unitario, ma di tutti i brevetti che riguardano i 38 Paesi che aderiscono ad Epo. Per un periodo ancora indefinito, Londra resterà membro della Ue ed è pienamente titolata a ratificare l'accordo. Per partire bisogna essere 13 Paesi, inclusa Francia (che ha ratificato nel 2014), Regno Unito e Germania che dovrebbero concludere tra aprile e maggio". Così, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore' Benoit Battistelli, presidente Epo.

"L'uscita dall'euro bisogna chiamarla con il suo vero nome: default. Con il 'piccolo particolare' che, invece, le imprese e le banche avrebbero da pagare debiti in euro, mentre nel Paese ci sarebbe una nuova moneta svalutata e si assisterebbe a un vertiginoso aumento dei tassi. L'euro non può essere considerato un appartamento da cui si entra e si esce a piacimento né un accordo di cambio. Bisogna rendere la spesa pubblica più produttiva possibile. E l'unica strada è quella di attuare un'autentica e dettagliata spending review. Non significa tagliare la spesa aggregata, ma riallocare le risorse in modo da rendere più snella la macchina dello Stato e liberare fondi per investimenti che favoriscano lo sviluppo". Così, in un'intervista a 'Avvenire', l'economista Andrea Boitani.

"L'importante è scongiurare un'Eurozona a più velocità. La scommessa per la Grecia, che ha fatto enormi sacrifici e moltissime riforme, è fare di tutto per rimanere tra i paesi del primo gruppo. L'unico metodo sono delle concessioni reciproche e l'accettazione da tutte le parti dei dati statistici di Eurostat e della Commissione. Perché tutte le istituzioni europee, considerano i dati del Fondo monetario internazionale troppo pessimistici, mentre quando governavano il Pasok e Nuova Democrazia, le previsioni erano troppo ottimistiche". Così, in un'intervista a 'Il Manifesto', Dimitris Papadimùlis, responsabile a Bruxelles per l'Uguaglianza di genere e la diversità.

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