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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

07 agosto 2017 | 10.45
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Al centro dei giornali in edicola la questione migranti e la vicenda Consip.

In una lettera al 'Corriere della sera', Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere, scrive: "Noi siamo in mare per supportare l’Italia nell’obbligo, per noi il dovere, di salvare quelle vite. Eppure siamo noi, e chi ci difende per riportare umanità, come Roberto Saviano, a finire sul banco degli imputati. Da sempre salviamo vite nel rispetto della legge. Il Codice non è una legge. Non dobbiamo scegliere tra l’Italia e gli scafisti. Come sempre la nostra unica scelta è stare dalla parte delle vittime, oggi di chi fugge da situazioni di estremo pericolo o bisogno, prendendo il mare perché non ha altra scelta".

In un'intervista a 'Repubblica', monsignor Giancarlo Perego, ex direttore della Fondazione Migrantes della Cei e arcivescovo di Ferrara, difende il lavoro dell Ong in mare, soprattutto il loro ruolo "sussidiario, davvero imprescindibile vista la latitanza dell’Europa": "È un dato di fatto che le Ong hanno salvato fra il trenta e il 40% delle persone disperse nel Mediterraneo e che, dopo la fine di 'Mare Nostrum', hanno rafforzato la nuova operazione 'Triton' che purtroppo era sottodimensionata rispetto alle reali esigenze. Se non partiamo da qui ogni discorso resta senza senso: il salvataggio in mare da parte delle Ong non solo va difeso ma va anche lodato".

La 'Stampa' intervista Giulio Lolli, imprenditore italiano latitante che ha combattuto nelle milizie contro Gheddafi, ora fra i capi delle Forze speciali di sicurezza marittima del porto di Tripoli guidate dal comandante Taha El Musrati, che dice: "La polemica sulle Ong trova poco spazio qui in Libia, noi abbiamo il compito di fermare i trafficanti, e l’impiego di una missione militare italiana non crea nessun problema per la grande maggioranza di persone qui a Tripoli".

In un'intervista a 'Repubblica', Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, dichiara: "Il governo Gentiloni si è comportato nella maniera più corretta. Resta il fatto che con la nazionalizzazione dei cantieri francesi e col rifiuto di accogliere i migranti nei suoi porti, Macron mostra di lavorare a un’idea di Europa intergovernativa anziché federale. Quasi un’Europa al servizio della Francia, della quale né l’Italia né gli altri Paese avvertono alcun bisogno".

Intervistato dal 'Giornale', il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, esprime la sua posizione sugli interventi sulla Libia: "Assolutamente tardivi e insufficienti. Tuttavia abbiamo espresso il nostro sostegno parlamentare a una scelta, quella della missione in Libia, che riprende, sia pure in ritardo e in modo insufficiente, la strada che noi avevamo indicato inascoltati da anni. Poiché per noi l’interesse nazionale viene prima del colore politico dei provvedimenti, abbiamo deciso di dare il nostro voto favorevole alla missione. Non è però un’apertura di credito infinita: fin da settembre verificheremo puntualmente quello che accade in realtà".

Al 'Fatto quotidiano', Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, spiega: "La possibilità di intercettare in acque internazionali c’è sul piano tecnico, ma nei paesi di origine, come la Libia, è impossibile. Si può solo con le rogatorie internazionali, ma per la Libia a quale giudice di quale autorità di governo inviamo la rogatoria? La legislazione premiale c’è e può essere applicata, ma il problema è che manca la materia prima: se non ci sono gli arrestati, non ci possono essere collaboratori di giustizia. E il reato di clandestinità non è stato un deterrente, i migranti sono talmente tanti che sanno di non andare in carcere: il rischio è minimo rispetto al loro obbiettivo di vita".

Per l’ammiraglio Fabio Caffio, collaboratore di Analisi Difesa, sito web specializzato in questioni militari, intervistato dal 'Giorno', "il modello ideale sarebbe quello adottato in Albania fino ai primi anni Duemila: servirebbe quindi un pattugliamento di mezzi italiani con personale della Marina militare, pur in presenza di equipaggi misti, che si assume le responsabilità di intervento".

Fa discutere la proposta della sindaca di Codigoro di tassare di più i cittadini che ospitano i sopravvissuti del Mediterraneo. Per Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, intervistato da 'Repubblica', è "solo una provocazione " e "la strada da percorrere è esattamente quella opposta". "I sindaci che accolgono migranti - avverte - sono sottoposti a stress e pressioni. Per questo bisogna creare dei meccanismi premiali anche dal punto di vista della tassazione. Al momento, la legge prevede solo dei risarcimenti per eventuali danni alle strutture che ospitano i migranti, ma i soldi arrivano molto tardi. In questo modo, i cittadini percepiscono il 'danno', cioè una struttura sportiva o di altro genere che non possono utilizzare, ma non hanno percezione dell’apporto dello Stato. Questo crea delle tensioni".

A 'Libero' Anna Bono, già docente di Storia e Istituzioni dell’Africa all’Università degli studi di Torino, spiega: "La maggior parte dei profughi non vuole allontanarsi troppo da casa, dove spera di tornare. Chi fugge dalla guerra in Somalia, per esempio, si sposta in Kenya o in Etiopia, e ci pensa bene prima di allontanarsi di più. Insistere sulla integrazione dei rifugiati significa dimenticare che chi scappa dalle bombe chiede una protezione temporanea. Centinaia di migliaia di profughi iracheni e siriani stanno tornando o sono già tornati alle loro case".

In un'intervista al 'Giorno', Andrea Margelletti, presidente del Cesi, afferma: "Le nuove scoperte di giacimenti di terre rare e minerali strategici come il litio rischiano di influenzare le scelte geopolitiche delle grandi potenze perché ci troviamo in una epoca postindustriale, siamo nell’epoca dell’informazione. Questo vuol dire anche avere l’accesso alle risorse minerarie strategiche. Senza terre rare, litio e altri minerali chiave, si rischia di essere tagliati fuori".

Sulla vicenda Consip, interviene, in un'intervista al 'Corriere della sera', il viceministro dell’Economia, Enrico Morando: "Non entro nel merito delle inchieste, ma mi pare che le ultime notizie confermino la bontà della scelta del governo, con il ricambio dei vertici di Consip. Noi non abbiamo agito sulla base di una valutazione delle singole persone. Sarebbe stato improponibile. Ci siamo mossi per la necessità di tutelare l’immagine di un’azienda fondamentale per la revisione della spesa pubblica. Una società che finora ha dato ottimi risultati in termini di risparmi di spesa e che rischiava di vedere compromessa la sua credibilità agli occhi dell’opinione pubblica, prima ancora che delle aziende in gara".

'Repubblica' intervista Gianluigi Pellegrino, costituzionalista e avvocato di Manital, una delle aziende che ha partecipato alla gara del Facility Management bandita dalla Consip: "Il punto principale è come vengono disegnate le gare. Con numeri così grandi e servizi così diversi tra loro, con richieste generiche, che vanno appunto dalla pulizia alla gestione di immobili pubblici e uffici scolastici, è inevitabile che si presti il fianco alla creazione di cartelli: con quei numeri vengono fatte completamente fuori le piccole e medie aziende. E quei pochi hanno oggettivamente tutto l’interesse a mettersi d’accordo tra loro".

Al 'Messaggero', Mariastella Gelmini, vicepresidente vicario dei deputati di Forza Italia, illustra la sua proposta per l'occupazione giovanile: "Occorre partire dall'apprendistato per trasformarlo in un vero e proprio contratto d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, l'anticamera di un vero contratto di lavoro retribuito e con copertura previdenziale. Con la costruzione di un efficace sistema di apprendistato duale, a partire dai 15 anni, i giovani possono essere inseriti in percorsi di istruzione e di formazione professionale che volendo proseguono fino a 29 anni, con l'opzione di conseguire anche titoli della formazione terziaria: dai diplomi di supertecnico degli Istituti tecnici superiori (Its) alla laurea fino ad arrivare ai master universitari. Il governo deve far in modo che questi percorsi (a Sud come a Nord) rappresentino un percorso di integrazione scuola lavoro strutturato, accessibile a tutti i ragazzi, aperto alle esigenze del sistema produttivo".

In tema di assenze dal lavoro per malattia interviene, con il 'Mattino', Maurizio Scassola, vicepresidente della Fnomceo: "Come Fnomceo seguiamo con molta attenzione il disegno di legge votato all'unanimità da tutti gli Ordini. Sperimentare la responsabilizzazione dei lavoratori è l'unica strada anche per rispondere a procedimenti penali a carico dei medici oggettivamente esorbitanti rispetto alla quotidianità del lavoro". E aggiunge: "I certificati di comodo ci possono essere, esistono, sono nelle cronache, ma non sono nella pratica quotidiana. Piccole situazioni, banali che non implicano pericolo per la salute sono risolvibili con la dichiarazione del paziente. Al minimo dubbio bisogna approfondire. Col medico resta sempre il dovere di comunicare la patologia".

Parla di semplificazione e burocrazia, in un'intervista al 'Mattino', il costituzionalista Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta ed ex ministro della Funzione Pubblica: "I motivi della inattuazione di leggi sono numerosi. Bisogna evitare di semplificare, dicendo che ci sono troppe leggi o che si tratta solo di sabotaggio burocratico. C'entrano molti fattori: le leggi non vengono preparate adeguatamente, coinvolgendo la burocrazia. Oppure sono scritte da insipienti, che non conoscono i dati reali su cui incidere. Oppure chiedono troppo in troppo poco tempo. Oppure vogliono contrastare tendenze irreversibili. Oppure richiedono investimenti per cui non ci sono i finanziamenti. Oppure non piacciono alla burocrazia. Sono queste e altre le cause, non solo italiane, anche se in Italia il tasso di attuazione delle leggi pare sia più alto che in altri Paesi".

E in un intervento sull'inserto settimanale del 'Corriere della sera' 'L'Economia', Cassese scrive: "Oggi i dati essenziali sull’amministrazione o non sono rilevati, o sono pubblicati ad anni di distanza, quando servono solo allo storico. In questa situazione, gli italiani se la cavano con un misto di evasione e aggiustamenti, danno fiducia alta alle forze dell’ordine e alla scuola, bassa a sanità e giustizia".

In tema di professioni, il 'Sole 24 ore' intervista Giovanni Maria Flick, che vent’anni fa, mentre si discuteva di liberalizzazione delle professioni, era Guardasigilli: "Non so se si è chiuso un cerchio. Non è la conclusione del processo avviato allora, ma piuttosto è l’apertura di una nuova fase: non si tratta infatti di offrire ai professionisti degli strumenti per organizzarsi al meglio nell’esercizio dell’attività in forma associata, quanto di parificare le professioni ai servizi per l’impresa in termini di concorrenza".

Sullo scenario europeo, 'Libero' intervista Ettore Gotti Tedeschi, economista e banchiere: "L’Europa e l’euro non devono essere messi in discussione a meno che non lo autorizzi la signora Merkel. Poiché l’economia non è una scienza, è piuttosto arduo prevedere con un minimo di certezza ciò che può succedere con l’uscita dalla moneta unica. Troppo spesso politici ed economisti fanno prognosi senza aver fatto una corretta diagnosi, ne consegue che se non sono state intese le cause delle nostre difficoltà attuali nel sistema euro, difficilmente si potrà esser credibili nelle proposte di soluzione degli effetti".

In un'intervista a 'L'Economia', inserto settimanale del 'Corriere della sera', l'imprenditore Alessandro Benetton, afferma: "Non sottovaluterei l’effetto spartiacque della Grande Crisi. Non è stato totalmente negativo: ha fatto in qualche modo pulizia, ha separato chi era in grado di stare sul mercato da chi non lo era, ha consentito anche nel Nord-Est, e forse soprattutto qui, l’affermarsi di un sistema imprenditoriale sano, competitivo, più aperto al cambiamento. In 21 siamo orgogliosi di averne intercettato una parte e, ancora di più, di avere tra i nostri soci molti degli imprenditori di cui avevamo rilevato le aziende".

La 'Stampa' intervista Zahra Aga Khan, che dirige il Dipartimento di Previdenza sociale della Rete di Sviluppo creata dall’Aga Khan: "Gestire un parco non significa vietare tutto. Nel mondo ci sono modelli di parchi naturali che funzionano molto bene. Sarebbe il momento che la Sardegna pensasse a copiare uno di quei modelli, con un vero piano di protezione dell’ambiente. Con una gestione vera".

Sul fronte tlc, la 'Stampa' intervista Franco Bassanini, ex presidente di Cdp e oggi numero uno di Open Fiber: "L’impressione è che l’accelerazione che c’è stata negli scenari tecnologici e di mercato spingerà a decisioni rapide. Decisioni del mercato, dunque di Telecom e di suoi azionisti, o dello Stato, anche se le elezioni imminenti non favoriscono una decisione delle istituzioni. Premesso che ha ragione il ministro Padoan a sostenere che nelle utilities è buona regola separare la proprietà delle reti da quelle dei servizi, soprattutto quando le infrastrutture di rete non sono moltiplicabili a piacere, bisogna chiedersi se questa regola valga ancora oggi".

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