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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

13 novembre 2017 | 10.49
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Attenzione, chi si mette nelle mani di queste agenzie rischia di andare in Romania o Bulgaria e rimanere lì per sempre, perché se non si liberano posti in Italia prima o poi arriva il momento della laurea. L’andata è semplice ma non c’è nessuna garanzia sul ritorno". Davide Festi, gastroenterologo e coordinatore del corso di medicina dell’Università di Bologna, è, intervistato da 'La Stampa', caustico sul fenomeno del 'turismo universitario', in crescita negli ultimi 10 anni.

"Quest’anno, per la prima volta, facciamo -conclude Festi- una graduatoria unica di italiani e stranieri. Una selezione dei migliori grazie a una prova orale e una commissione esaminatrice ad hoc. E i risultati sono arrivati: i posti erano 12 e solo uno studente in arrivo da Bucarest era adatto ai nostri standard".

"In Italia quando uno dice che lavora in una start-up spesso viene visto come un sognatore, come uno che vive sulle nuvole e non ce la farà mai". Marco Gay, intervistato da 'La Stampa', sorride con un po’ amarezza e poi spiega: "Le start-up sono uno dei migliori antidoti alla disoccupazione giovanile. Sono una grande industria, un’economia reale: nel nostro Paese ne abbiamo oltre 8mila che impiegano più di 36mila addetti".

A maggio Marco Gay ha terminato il mandato da presidente dei giovani di Confindustria, ma di giovani talenti e aspiranti imprenditori continua a occuparsi con Digital Magics. Uno dei più grandi incubatori di start-up, che negli ultimi 4 anni ha creato più di 500 posti di lavoro. Due anni fa Gay è diventato socio e vicepresidente esecutivo di Digital Magics. In Confindustria è presidente del comitato tecnico per la formazione di sistema e fino al 2020 resterà nel Consiglio generale dell’associazione.

"Oggi in Cina possiamo trovare le migliori società al mondo a prezzi sottovalutati. In altre parole: se guardiamo all’S&P500, vediamo che è ai massimi di sempre, mentre gli indici cinesi sono circa il 35% sotto il picco del 2007. Le valutazioni dei titoli cinesi sono simili a quelli dei titoli Usa ma le aziende cinesi crescono tre volte tanto". Così Dawid Krige, di Banor Greater China, intervistato da 'La Stampa'.

"Investiamo -continua Krige- solo su aziende che conosciamo bene. La strategia di investimento del fondo Banor Greater China Long Short Equity è di tipo long short. Questo vuol dire che acquistiamo aziende sottovalutate con un potenziale di crescita superiore alla media e scommettiamo al ribasso su società sopravvalutate e di bassa qualità".

"Il Parlamento europeo, discutendo con la Bce sul trattamento delle sofferenze bancarie, ha appena incontrato un’atra questione: fino a che punto chi vigila sulle banche può e deve esimersi dal dettare loro regole? Non è facile rispondere: è vero che le regole le fissa la politica ma chi ne vigila l’applicazione non può esimersi da aggiungere dettagli che il legislatore non riesce neanche a immaginare. Questa zona grigia fra regolamentazione e vigilanza va affrontata con impegno e senza ricerca di polemiche appariscenti". Così, intervistato da 'La Stampa', l'economista Franco Bruni.

"E così via. Basti pensare che, con l’euro e l’unione bancaria europea, il ruolo di Banca d’Italia -conclude Bruni- è mutato radicalmente. Riconsiderarne governance e organizzazione non è peccato di lesa maestà, anzi. Ma va fatto col dovuto anticipo, con cautela, competenza, concordia istituzionale e concertazione europea".

"Un giorno tutti i pagamenti saranno digitali, passa di qui la modernizzazione del Paese. Siamo fermamente convinti che non ci sia alcun motivo per cui una persona debba usare il contante". Così, intervistato da 'Corriere Economia', Paolo Bertoluzzo, ad di Nexi.

L'evasione fiscale "è un problema che si andrà a risolvere,ma non è questa la barriera principale allo sviluppo dei pagamenti digitali in Italia. Sono le abitudini che vanno cambiate. E serve innovazione sui prodotti: quelli che usiamo noi per pagare e quelli dei commercianti per incassare".

"Chiaramente sono solo mie sensazioni, ma i vincitori e vinti" nel mercato del lusso "sono legati al mondo dei giovani: chi non riesce a coinvolgere quel consumatore già oggi fa fatica, e ancor più farà fatica in futuro. Bisogna fare qualunque cosa per attrarli perché l’energia non viene che da quel consumatore lì. Anche se quando vedo in un nostro negozio un ragazzino con lo skate e una signora matura che comprano una nostra giacca, sono contento, anche questo fa parte delle nostra strategia". Così, intervistato da 'Corriere Economia', Remo Ruffini, presidente e ad di Moncler.

"Una volta nel nostro settore si ragionava a stagione, si comunicava ogni sei mesi, ci si muoveva sui canoni classici delle sfilate di moda. Oggi purtroppo – o per fortuna, perché ci sono grandi opportunità – non è più così. Bisogna avere un dialogo continuo, comunicare ogni giorno un progetto perché nessuno è più disposto ad aspettare sei mesi. Che non vuol dire una giacca nuova, ma un’idea, una fotografia, un piccolo filmato, una notizia. Bisogna essere non solo più veloci ma anche più trasparenti. Tutto questo è molto impegnativo -conclude- perché devi saper attingere ed esprimere una creatività".

"L’Italiaha smesso di colpevolizzare la farmaceutica, ha finalmente capito che è un fattore non di costo ma di crescita". Così, intervistata da 'Corriere Economia', Lucia Aleotti, alla guida del Gruppo Menarini.

"Pur se il dialogo -spiega- con la pubblica amministrazione resta spesso difficile, negli ultimi anni sono stati fatti grossi passi avanti. E questo ci ha aiutato a diventare una delle mete in assoluto più attrattive, anche peri colossi mondiali".

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