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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

09 gennaio 2018 | 10.47
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"E' necessario dotare la ricerca italiana di risorse economiche prevedibili e costanti, al fine di superare un sottofinanziamento accettato da numerosi governi negli ultimi 10 anni. Qui entrano in gioco le altre quattro iniziative necessarie". Lo scrive Gianmaria Ajani, rettore dell'università di Torino, in un intervento su 'La Stampa'.

Secondo Ajani "la prima riguarda un piano di investimento progressivo di almeno 1000 nuovi ricercatori per ogni anno di legislatura che ribilanci il turn-over negativo dell’ultimo decennio. La contrazione del numero dei docenti e l’auspicato, anzi necessario, aumento dei laureati sono due fattori che non possono coesistere. Seconda azione necessaria è quella di adottare un piano pluriennale di edilizia universitaria che consenta agli Atenei di impegnare le proprie risorse finanziarie in ciò che davvero è di loro competenza (didattica e ricerca), esonerandoli da investimenti in edilizia che dovrebbero essere di competenza del governo. Il terzo passaggio della strategia dovrebbe essere quello di dare piena copertura economica, in attuazione della tutela costituzionale, del diritto allo studio, oggi affidato ad un sistema misto Stato/Regioni che determina disparità fra le diverse aree del Paese e deve pertanto essere rimediato da una assunzione a livello centrale dell’impegno, anche in considerazione dell’aumentata mobilità degli studenti".

"L’ultimo punto -conclude Ajani- interessa il consolidamento del finanziamento corrente degli Atenei su base pluriennale, assegnando alle politiche di premialità risorse aggiuntive sulla base di piani, negoziati fra singoli atenei e ministero, con obbligo di risultato. In altri Paesi, la rilevanza della ricerca è considerato un argomento talmente naturale per il benessere dei cittadini, da non dover essere richiamato in agenda politica pre-elettorale. Nel nostro le cose sono andate, almeno sino ad ora, diversamente".

"Il lavoro e l’impresa sono al di fuori di ogni discorso pubblico razionale e ragionevole. E, questo, accade per due ragioni. La prima ragione è che la campagna elettorale sta degenerando in un una fabbrica di battute, che per definizione diluisce e annulla ogni programma e ogni progetto di lungo respiro. E mi viene male a pensare quante settimane manchino ancora al giorno delle elezioni. La seconda ragione è che, in generale, esistono due atteggiamenti prevalenti fra i politici: una parte è disinteressata al lavoro e alla fabbrica, fa come se questi non esistessero; un’altra parte ha una visione vetero-novecentesca e ideologica dell’uno e dell’altra". Così, intervistato dal 'Sole 24 ore', il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli.

Secondo Bentivogli "a noi servono più impresa e più lavoro. E abbiamo bisogno di una classe politica che abbia una visione organica di quanto ci sta per capitare, fra la montagna del debito pubblico di cui nessuno si occupa più e il quantitative easing della Bce che si attenuerà".

"I più tartassati sono gli imprenditori individuali e i soci di società di persone. Per redditi individuali superiori a circa 260mila euro, pagano di più dei soci di società di capitali". Così l'economista Marco Piazza, professore a contratto presso l'Università Cattolica di Milano nella facoltà di Economia per l'insegnamento di Economia e tecnica degli scambi internazionali, in un intervento sul 'Sole 24 ore'.

"Sotto questo aspetto -conclude- è un peccato che l’entrata in vigore dell’Iri (imposta sul reddito imprenditoriale) sia stata prorogata al 2019. Questo provvedimento, infatti, chiude il cerchio estendendo a questi imprenditori la stessa politica fiscale già in atto per le società di capitali".

"L’andamento della redditività nel settore manifatturiero è correlato positivamente all’andamento delle quote dell’export di questi Paesi, e per l’Italia come sappiamo la quota ha subìto un declino nell’ultimo decennio. Ora che le quote dell’export vanno registrando segni di miglioramento per l’aumentata efficienza e competitività delle nostre imprese, anche la redditività nel settore manifatturiero è in recupero. Ma il contenuto di valore aggiunto e quindi la redditività rispondono anche al posizionamento delle imprese italiane lungo le catene del valore: gli investimenti connessi alla qualità del personale (il capitale organizzativo e la formazione) sono quelli più correlati con l’appropriazione del valore aggiunto lungo le filiere". E' quanto scrive, in un intervento sul 'Sole 24 ore', Stefano Manzocchi, economista e docente alla Luiss di Roma.

"In sostanza, un adeguato investimento in competenze aziendali consente alle imprese non solo di partecipare alle catene del valore internazionali, ma anche di collocarsi -conclude- nelle fasi produttive (progettazione, controllo di gestione, marketing, distribuzione, etc) dove di concentra l’appropriazione di valore aggiunto. Ottima notizia dunque che nell’ambito della strategia di Industria 4.0 si prevedano oggi misure per l’investimento in nuove competenze oltre che in nuovi macchinari".

"Signor presidente, queste elezioni sono l’occasione per ridare dignità alla piccola media impresa che rappresenta da sempre la forza economica di questa. Adesso, caro presidente, noi giovani imprenditori abbiamo più che mai bisogno di lei, perché tutti i giorni lottiamo per salvare e per mantenere vive le nostre aziende che ci sono state lasciate in eredità dai nostri genitori, i quali hanno vissuto di sacrifici e di rinunce". Lo scrive, in una lettera indirizzata a Silvio Berlusconi e pubblicata sul 'Giornale', Andrea Pasini, giovane imprenditore di Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano.

"Uomini che hanno ogni giorno -continua Pasini- vissuto la loro azienda come una famiglia, garantendo il benessere dei propri dipendenti, paragonati a dei figli da crescere e ai quali non far mancare nulla. Bisogna con urgenza mettere mano ad una legge che consenta di abbassare drasticamente le tasse, è urgente tagliare questa burocrazia pachidermica che ci opprime quotidianamente".

"E sì, caro presidente Berlusconi, adesso noi giovani imprenditori abbiamo urgente bisogno -conclude- di lei per salvarci e per salvare la dignità dei nostri e garantire un salario ai nostri dipendenti che meritano di poter vivere dignitosamente, con la tranquillità di potersi alzare ogni mattina consapevoli del fatto che riusciranno con un lavoro onesto e sicuro a mantenere la propria famiglia".

Il 'sillogismo aristotelico' delle Borse dice che – choc a parte – esse salgono se le aziende quotate producono utili, se i tassi di interesse a cui attualizzare questi utili sono bassi e se è presente molta liquidità nel sistema. Siccome queste tre condizioni, già presenti lo scorso anno, permarranno anche nel 2018, se ne ricava uno scenario di consenso, piuttosto unanime, che vede i mercati azionari con ottimismo. Io lo condivido, ma aggiungo l’aggettivo 'cauto'". Così, intervistato dal 'Giornale', il consulente finanziario Gianni Ferrari.

"Dal 2009 ad oggi la Borsa americana -continua- è quadruplicata e quella tedesca triplicata. E ciò in una congiuntura non florida. È chiaro che sono state spinte più dalla grande massa di liquidità iniettata dalle Banche Centrali che non dalla crescita economica. La liquidità è tutt’ora elevatissima, ma nel giro di un anno si raggiungerà il punto di flesso. Ecco: se le Borse vorranno continuare a salire anche nei prossimi anni dovranno abbandonare la comoda autostrada della liquidità e percorrere la strada statale degli utili aziendali".

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